sabato 25 settembre 2010

PIU' CHE RABBIA …C'E' TANTA AMAREZZA …................







PIU' CHE RABBIA …C'E' TANTA AMAREZZA …nel constatare che il valore della vita viene sacrificato  anche  sull’ asfalto……  
È successo tutto in un attimo  due  poliziotti e una donna  morti in un incidente stradale avvenuto a Bitonto, in provincia di Bari……. Gabriele Schino e Adriano Epifani e una giovane donna …
 ….poliziotti di quelli che ci credono al proprio lavoro, di quelli che in missione ci sono da sempre, senza decreti di governo o premi in busta paga, in una  Puglia assolata che passa sui morti come fossero un colpo di sole…che hanno insanguinato  l’estate  bitontina.
Uomini del  Reparto Prevenzione Crimine della Polizia di Stato
sono reparti di supporto che vengono spostati in giro per l'Italia per svolgere prettamente funzioni di controllo del territorio.......
 sempre in appoggio delle Squadre Mobili delle Questure che ne richiedono l'utilizzo…personale  che proviene da tutti i ruoli della Polizia di Stato....  noti innanzitutto dal logo sulla vettura di servizio ……un'aquila dorata che stringe un fulmine rosso … la tempestività degli interventi in ogni parte d’Italia …fra gli artigli …… simbolo di forza e sicurezza capaci di catturare la preda ……… .. 

Il loro compito si differenzia a seconda delle città in cui operano.
Se vengono richiesti in supporto di una qualsiasi Squadra Mobile di solito è per lo svolgimento e l'esecuzione di una grossa operazione di polizia in qualità di "personale in divisa" in modo tale da non intaccare l'opera di controllo del territorio da parte delle volati del luogo....vengono messe a disposizione del dirigente di quell'Ufficio che ne dispone a suo piacimento e quindi possono anche al limite fare interventi in ausilio alle volanti locali …sono perfettamente in grado di svolgere questo compito ma  spesso ....non essendo del luogo....incontrano logiche difficoltà negli spostamenti e "peccano" logicamente, non per colpa loro, di poca conoscenza dei luoghi in cui operano… mandati allo sbaraglio rischiano la vita in silenzio in territori che non conoscono, uomini sempre presenti sul campo ..

Credo sia sempre molto dura fare  “La Conta” perché ogni volta che un fratello in divisa ci lascia per fatti strettamente riconducibili al proprio servizio mille e più cominciano a essere gli interrogativi e le paure che si affacciano su chi, come noi, come me, quotidianamente, affronta la strada con indosso, sempre e comunque, una divisa…. Conosco la vostra paura e la vostra fatica. Sappiamo  cosa significa essere legati a un collega e cosa significa perderlo…. Voi siete l’esempio di come é cambiate questa città. Siete il riscatto delle coscienze e una rivincita per il nostro paese malato….

 ……..questo dolore ci richiama alla fragilità della vita, alla pericolosità di questo mestiere, alla crudezza dell’esistere e di quanto, purtroppo, si possa fare molto poco verso questi incredibili fatti di sangue.
Inutile provare a cercare un senso, inutile chiedersi perché; non esistono parole per provare a chiedere o a capire quale assurdo motivo possa condurre “il destino” a fare cessare la vita.

Incidenti … omicidi …  missioni di guerra…. colpiscono  la coscienza di tutti noi, ci invita a riflettere, a sentirci partecipi del dolore che investe la famiglia, ma tutto ciò causa soltanto l’emozione del momento!! Poi tutto e subito ritorna alla normalità, si dimentica ed il vuoto resta chiuso tra le mura domestiche.
Non sono solo parole le mie, ma uno sfogo, un’amara constatazione, il dolore per la perdita di una vita umana viene intensamente vissuto in seno alla propria famiglia, in giro se ne parla…… e poi......
Sono  i genitori … i figli…. le mogli… degli “sbirri” e ne sono orgogliosi…che hanno coscientemente scelto di fare i poliziotti, avrebbero  voluto contrastarli, ma non ne hanno  avuto il coraggio, perché era questo che volevano!
Ho conosciuto negli anni tanti ragazzi lontani da casa … li ho sentiti e li sento miei figli, li vedo soli in una società falsamente buonista, abbandonati dalle Istituzioni, scherniti e addirittura odiati da un contesto sociale che si ricorda di loro nel bisogno… nel morte nel  falso cordoglio.
Sono “carne da macello”…. In servizio per salvaguardare l’incolumità del “Prossimo” ma la loro incolumità chi la salvaguarda?
…Si ricordi sempre il popolo  di questi nostri figli costantemente in guerra, che devono vincere battaglie su battaglie, questi nostri figli “mal pagati”, “malvestiti”, “vituperati” ma è giusto che sia così, sono “sbirri”, loro lo hanno voluto!
Lo Stato si ricorda di loro solo quando ci scappa il morto.

Guardiamoci negli occhi e pensiamo a chi siamo, da dove veniamo, se abbiamo una missione e quali sono i metodi per vivere ciò che in qualche modo abbiamo il più delle volte deliberatamente scelto.
Vi sono parabole di vita dal sapore amaro, sogni d’amore infranti…. figli senza genitori rimasti orfani e madri e padri rimasti senza la loro gioia di vivere per colpa di mani assassine o  di un inseguimento  maledetto .
Parabole di questo genere colpiscono la vita dei Poliziotti e dei loro cari molto più spesso di quel che comunemente si immagina.
Persone, i Poliziotti, che tante volte ci credono sul serio, che abbracciano quella divisa come fosse una fede, un saio, un abito talare cucito sulla pelle da cui nemmeno negli attimi più intimi di vita riescono a liberarsi.

Vite, quelle delle “Divise”, che difficilmente verranno raccontate, vite che si perdono nell’oblio del tempo di cui nessuno si interesserà sul serio…. fare il poliziotto  per molti cittadini è un  mestiere infame! 


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