sabato 31 dicembre 2011

BUON ANNO



Carissimi amici,
un altro anno si sta spegnendo, un anno che vorrei cancellare ma in fondo sarebbe troppo comodo farlo. Nella vita serve anche il dolore, sì , serve anche quando uccide, per quanto assurdo possa sembrare è utile … utile  a sorridere profondamente quando smetterà di piovere e la nostra anima finalmente  abbraccerà il sole . Il 2011 che ci apprestiamo a salutare è stato uno dei passaggi storici più duri per l’Italia e, di conseguenza, inevitabilmente anche per le nostre famiglie . Il Governo Berlusconi ci lascia, dopo anni di ottimismo  in  una situazione economica che risente in modo drammatico la crisi globale. C'è una crisi terribile che ha reso molta gente ancora più povera, e che ci fa guardare tutti al futuro più con paura che con speranza; ad alcuni verrebbe forse la voglia di gettare la spugna, ad altri di continuare ad indignarsi e lottare per tentare di cambiare qualcosa mentre molti semplicemente continueranno nella loro indifferenza. Anche per gli uomini delle forze dell’ordine  è stato un anno difficile, fatto di delusioni , incomprensioni, decisioni sofferte, spaccature, ma anche di piccole conquiste perché  il sogno di poter restituire la “DIGNITA’ ”  alla nostra amata “DIVISA”  è ancora  viva in noi.  Noi del SIAP  crediamo fermamente  nella necessità di un impegno culturale, sociale e politico che porti una maggiore consapevolezza e che possa spiegare alla gente come sia possibile vivere meglio senza essere schiavi di questo sistema economico che favorisce gli interessi di pochi disonesti e affama tutti gli altri, che da sé produce il proliferare degli affari criminali, che non sono solo quelli della mafia , ma anche quelli delle grande multinazionali che sopprimono i diritti dei lavoratori.
Oggi è la vigilia di un capodanno  poverissimo per l’Italia  neanche il nuovo Governo “tecnico”  è riuscito a dare speranze al Paese, e nonostante le parole confortanti, come “L’Italia ce la farà”, appare piuttosto evidente che i “sacrifici” richiesti superano di gran lunga “l’equità” prospettata perché  è criminale  l’uso della violenza istituzionale, la riduzione delle possibilità di esprimere il proprio dissenso e di manifestare liberamente e quindi tutto ciò che appartiene ai cosiddetti decreti sicurezza, che al sicuro tengono solo i privilegiati e gli incoronati dal potere. Infine criminale è l’uso della disinformazione e del revisionismo, tutto ciò che nasconde la verità e crea falsi miti mediatici, punta i riflettori sul nemico di comodo , propone finte opposizioni e alternative che provengono in realtà dalla stessa penna …  intanto prolifera la corruzione, lo sgretolamento della costituzione e delle istituzioni, dello STATO  di DIRITTO .

La manovra “salva Italia” non si comprende bene chi salverà, mentre la scure delle tasse , si capisce altrettanto bene, colpirà le solite categorie, non certo gli intoccabili. L’Italiano comune è disorientato, è più che preoccupato, adesso è “quasi” impaurito: non riesce a vedere una prospettiva, né a breve, né a lungo termine: non comprende come i “sacrifici” che gli vengono richiesti  anzi  imposti possano cambiare veramente lo stato delle cose… bisogna cambiare strategia per dare un futuro al Paese perché non ci sono salvatori della Patria con ricette veloci  giuste e in dolore .   Oggi il mondo intero sta vivendo una delle fasi più difficili della storia: un periodo di grave crisi economica che sta cambiando radicalmente i nostri stili di vita, ma anche e soprattutto il nostro modo di pensare. La paura, l'incertezza, i dubbi stanno portando la collettività a chiudersi in se stessa e abbandonare ogni forma di partecipazione sociale , ma  anche se un nuovo anno si aprirà, con i suoi sogni infranti , la speranza e la voglia di fare ci porteranno a tentare nuovi percorsi  , strategie  e  a relazionarci nel  sociale che ci aiuteranno ad incontrarci, a confrontarci  e a lavorare assieme.  Il messaggio che voglio dare a tutti voi, in occasione del nuovo anno, è proprio finalizzato a destare in tutta la collettività quel vivo sentimento di speranza che le cose possano cambiare, devono cambiare ! Non neghiamo assolutamente la criticità della situazione ma, come la storia ci insegna, dalle macerie morali e materiali, si possono ricostruire valori, stili di vita e modelli partecipativi in grado di restituire il benessere a tutti noi.

Auguri  per un  felice Anno Nuovo, con la SPERANZA  di un futuro migliore fatto di salute,  serenità  e pace.

domenica 25 dicembre 2011

AUGURI BUON NATALE




Carissimi  amici,  desidero con questa missiva  invitarvi   ad  alcune riflessioni  per  aiutarvi e aiutarmi  a        cogliere  il senso  di questo   Natale  che  giunge  mentre  viviamo  momenti difficili per noi, per il nostro paese, per l'Europa e per il mondo intero .
La preoccupante situazione di difficoltà di tante famiglie, ribadisce la consapevolezza che alle feste natalizie l’Italia si avvicina con diverse e pressanti preoccupazioni, prime fra tutte i durissimi effetti della crisi economica sulla vita concreta delle persone e la perdurante crisi politica.
Sì, il Natale è un giorno amico dell'uomo e quest'anno vuole esserlo ancor più perché  ne abbiamo bisogno!  Gli anni passati non sempre sono stati  amici,  anzi, sono stati freddi  e  bui,  com'era  fredda e buia la notte dei pastori. Dobbiamo essere consapevoli  che l'inimicizia dei giorni passati non è stato il frutto di un amaro destino, ma ci sono state cause profonde. Il profeta Aggeo ci esorta a  pensare: “Riflettete bene sul vostro comportamento! Avete seminato molto, ma avete raccolto poco… l'operaio ha avuto il salario ,ma per metterlo in un sacchetto forato… facevate assegnamento sul molto e venne il poco; ciò che portavate in casa io lo disperdevo. E perché? Perché la mia casa è in rovina mentre ognuno di voi si dà premura per la propria casa” (Ag. 1, 6-9). Sono  parole  scritte  anche  per  noi,  oggi.  E' vero,  abbiamo edificato società poco giuste e poco sane: le ricchezze e il benessere, ad esempio, non sono condivisi equamente, i diritti umani non sono goduti da tutti, le risorse non sono servite per garantire una vita  dignitosa  nel  pianeta.  La  globalizzazione  e  l'apertura  dei mercati sono stati, senza  dubbio, un'occasione  di  crescita  e  di diminuzione della povertà, ovunque, ma il mondo è cresciuto male e con troppi squilibri. All'opulenza e all'abbondanza di pochi è corrisposta, sempre più, la miseria di molti. Per di più, tanti di noi hanno  vissuto,  e vivono  ancora,  al  di  sopra  delle  possibilità, consumando ciò che non è necessario, accumulando beni e titoli spregiudicatamente,  affidando  lo  scopo  della  vita  a  ciò  ch'è materiale,  dimenticandosi  di  condividere  con  gli  altri, risorse  e opportunità. La crescita materiale, senza la crescita della moralità ,porta sempre squilibri pericolosi ed è avvenuto anche per le cose materiali quel che diceva Aggeo: “L'operaio ha avuto il salario ma per metterlo in un sacchetto forato”. Si è prodotta più ricchezza ma è stata messa in un “sacchetto forato”e si è dispersa. Il sacchetto viene  continuamente forato dall'egoismo,  dall'ingiustizia,  dalla ricerca  di ricchezze sempre  più spregiudicate  e fuori  controllo, unite  ad  una indifferenza diffusa  che fa  chiudere  gli  occhi  e il cuore.
È  Natale  e anche quest'anno torna sotto le vesti amiche e ci suggerisce:  “questo tempo  di  crisi  non  è solo  una  condanna,  è anche un'opportunità”…  sì, questo tempo difficile è un momento opportuno per una svolta, per ripensare al nostro modo di vivere, per ridisegnare  gli ideali  per  cui  vale la  pena spendere la  vita.
Richiede  un  sussulto  morale  sia  personale  che  collettivo perché anche noi  stiamo  traversando  un  deserto  e  dobbiamo quanto  prima scegliere uno stile di vita più sobrio, più solidale, più mite, più pacifico. Non possiamo più comportarci come in passato. Dobbiamo scegliere altri modi di vivere, meno affannati e più attenti ai rapporti  umani,  in  famiglia,  tra  noi e  con gli  altri.  Essere  meno egocentrici  e  più  attenti  al  bene  comune  delle  nostre  città,  del Paese.
Per troppo tempo abbiamo vissuto distratti e indifferenti a quel che accadeva attorno a noi. Siamo stati troppo concentrati solo su noi stessi e sui nostri problemi. Abbiamo lasciato campo libero alla soddisfazione individuale a qualsiasi costo e siamo diventati tutti succubi di una nuova DITTATURA , quella del materialismo: l'ideale è  possedere e consumare. Sono evaporati i grandi ideali e si sono sgretolati tutti i sentimenti solidaristici. Oggi che   la crisi ci rende tutti più poveri e comunque più preoccupati, ci troviamo anche più fiacchi e più soli perché la responsabilità è di tutti noi  e  non
solo di coloro  che  guidano  le sorti del nostro Paese .
Il Natale è il tempo per rinascere, per trasformare i nostri cuori, per ridare una speranza nuova a tutti, per rendere più serene le nostre vite  perchè il Natale ridona la speranza ai cuori, da forza alle braccia e alla mente,  è un sogno per cui si deve vivere serenamente .

Un pensiero vorrei rivolgere sulla situazione del nostro Paese che  in  questi  giorni si sta  avviando  verso  una  nuova stagione politica. Abbiamo visto esponenti della società civile, persone del mondo della cultura, dell'economia, delle istituzioni, mettersi al governo e al servizio dell'Italia in un momento cruciale e di svolta. Oggi vi è una contingenza storica particolarmente ardua da affrontare e  da superare per tanto   necessitano   nuove  energie  e  migliori forze che  convergano  tra loro per condurre l'Italia e l'Europa fuori da un grave pericolo di sfaldamento.

Il nostro Paese ha bisogno di una compattezza nuova e di un risorgimento spirituale e sociale per affrontare in maniera adeguata questo tempo e superare la pericolosa soglia della depressione. Noi  onesti  siamo chiamati a ridare fiducia ad un Paese che rischia di perdere l'anima.  Il mio pensiero va  in particolar modo  ai tanti giovani  che  non  sanno  più  guardare  al futuro  con  speranza  ed entusiasmo e quando un giovane è senza speranza e senza entusiasmo  non  è  più  giovane,  diviene subito,  troppo  presto,  vecchio.
Quante famiglie devono convivere con l'ansia di un impiego fragile in un mondo del lavoro instabile e rischioso! Così, la paura per il lavoro e la sua mancanza intaccano spesso i rapporti umani. Anche gli affetti quotidiani, quelli più intimi come le amicizie, risentono di un tempo oscuro di crisi e si diventa più tristi, più chiusi, si covano insoddisfazioni e rabbia. C'è bisogno di sostegni, di segni di speranza, di Qualcuno di cui potersi fidare e a cui potersi affidare,ma dobbiamo seguire la via dell'amore, quella che ci fa ripetere la bella affermazione di Gesù: “C'è più gioia nel dare che nel ricevere”(At. 20,35).
Oggi il nostro Paese è nelle condizioni in cui si trova la colpa principale è della politica, sia quella di questi ultimi anni che di quella dei decenni passati. Ed è anche vero che se oggi abbiamo un governo tecnico, costretto a varare una manovra durissima per salvare l’Italia, questo è dovuto ai limiti che la politica ha dimostrato negli ultimi anni ma anche negli  anni precedenti. Però è anche vero che non tutti i politici sono uguali e molti hanno ancora a cuore, come deve essere, l’interesse della collettività. Credo sia un punto di ripartenza importante e questa rinnovata voglia di partecipazione deve essere coltivata ed estesa ai giovani, che devono essere messi nelle condizioni di riappropriarsi del loro futuro.
Non ci può essere una prospettiva di crescita e la speranza concreta di uscire dalla crisi se ci si ferma ai soli tagli e alla tassazione anche perché i tagli non sono stati così incisivi e dove  è necessaria la tassazione che  è ancora rivolta prevalentemente ai soliti noti, a chi già sta dando il suo contributo. Si capisce, perciò, come sia difficile fare gli auguri di Buon Natale. Però, da cristiano dico che bisogna avere fede e confido che il Natale possa portare a tutti noi serenità, fiducia e speranza per un domani migliore del quale da semplice uomo dico che dobbiamo esserne protagonisti tutti insieme, evitando di delegare il nostro futuro a chi non si è dimostrato in grado di gestirlo. 
Auguri di cuore a tutti . 

martedì 13 dicembre 2011

Buon Natale e felice anno nuovo!


Cari colleghi iscritti,
in questi giorni, presso le sedi della Questura e del Polifunzionale del S.I.A.P.,
sono in distribuzione i regali natalizi.
Quest’anno, anziché donare i soliti e, visti i tempi di crisi, superflui gadget,
abbiamo deciso di sparigliare le carte e fare (anche per i regali natalizi) delle scelte
coraggiose (suscitando, ovviamente, le critiche sterili dei soliti sindacalisti, che
hanno ritenuto offensivo il contenuto). E regalare, quindi, ai colleghi (che da anni
ci rinnovano la loro fiducia) ed alle loro famiglie pasta, biscotti, panettone e
spumante.
Perché, quella che viviamo oggi è una crisi di valori, non solo quella economica.
In questo momento drammatico per il Paese e per le famiglie (anche quelle dei
poliziotti), ci si deve aggrappare alle poche certezze che rimangono per non farsi
travolgere dalla tempesta in atto. Il nostro vuole essere uno stimolo a voler
ritrovare quel carico di valori (cristiani, della famiglia, dell’unità, della solidarietà)
che porta con sé il Santo Natale. Abbiamo ritenuto che ritornare allo spirito
originario del Natale (abbandonando l’idea consumistica che è stata fatta di sé)
fosse il modo migliore per affrontare le difficoltà che abbiamo davanti.
Il regalo di quest’anno vuole essere un auspicio a tornare ad assaporare il clima di
una volta, quando ci si ritrovava tutti insieme, in famiglia, e si aspettava con ansia
ed emozione la nascita di Gesù Bambino per poi festeggiare candidamente con
una fetta di panettone, (o, per chi non amava i canditi, di pandoro) e bere un po’
di spumante (un’assoluta novità per tutti) e, poi, tutti insieme a giocare a tombola.
A tutti gli iscritti ed alle loro famiglie vanno i nostri sinceri ed affettuosi Auguri di
Buon Natale e felice Anno Nuovo.

venerdì 4 novembre 2011

Scuole fatiscenti trascurate e sovraffollate 10 milioni di cittadini a rischio



Anche la scuola bocciata in sicurezza  … la politica del governo che ha reso il Paese decadente nella sicurezza in ogni luogo.E' triste constatare che anche  la scuola, a cui diamo tanta importanza, e per la quale i giovani si danno tanto da fare, diventi luogo di pericolo e di morte.  In tutta Italia sono presenti scuole fatiscenti e senza manutenzione con infiltrazioni d’acqua nelle aule , intonaci cadenti , infissi rotti , scale pericolose e impianti obsoleti con barriere architettoniche e  uscite di emergenza assenti o ostruite, una scuola su quattro è insicura.Sono circa 10 milioni, tra studenti, insegnanti e operatori del settore, gli "inquilini" di queste scuole fatiscenti e trascurate che più volte hanno    denunciate  situazioni fatiscenti di  edifici scolastici nel loro  Paese. E' una situazione da terzo mondo che riguarda nord, centro e sud senza distinzioni. Ci sono omissioni e responsabilità gravi degli organi di controllo, degli enti locali e delle istituzioni nazionali, da una parte c'é un discorso surreale di tagli alla scuola, e dall'altro su questo tema c'e una contrapposizione politica ed ideologica spesso strumentale ed esasperata. Invece sulla scuola c'é bisogno di unità d’ interventi  e di responsabilità collettive. La SICUREZZA nelle scuole italiane  deve diventare il primo problema nazionale...I cittadini vogliono risposte concrete su questo tema. Non bastano le promesse e non servono le polemiche inutili" Seconda operazione per il ferito più grave Dovrà subire una nuova operazione Andrea Macrì, il ferito più grave della tragedia avvenuta ieri all'interno del liceo Darwin di Rivoli dove è morto un suo compagno di classe, Vito Scafidi, a causa del crollo di una controsoffittatura e del tubo in ghisa che nascondeva. "Le condizioni di Andrea Macrì - ha detto stamattina Antonio Miletto, direttore del dipartimento di emergenza del Cto dove è ricoverato il giovane di 17 anni - sono buone. Ha subito un intervento di stabilizzazione della colonna vertebrale per completare la quale avrà bisogno di una seconda operazione che verrà effettuata domani o martedì al massimo. Soltanto dopo questo secondo intervento sarà possibile effettuare una valutazione neurologica. Resta quindi la prognosi riservata". Il rischio è che Andrea Macrì possa rimanere paralizzato agli arti inferiori. Il giovane, che è sedato, è arrivato cosciente in ospedale. Si ricordava ciò che era successo. "Ha reagito con molta forza - ha spiegato Miletto - chiedeva dell'amico morto. Probabilmente gli era vicino quando è crollato il soffitto. Prima dell'intervento è stato affiancato da un gruppo di psicologi".
Dolore e rabbia trovano sfogo nei blog, nelle parole della mamma ("vogliamo giustizia, e vogliamo che il corpo di nostro figlio ci venga riconsegnato al più presto"), nei bigliettini commossi lasciati davanti al cancello del 'Darwin', nell'incontro a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche dell'Università di Torino, organizzato dall'assemblea 'No Gelmini' e da un comitato di genitori. "Non è stata una fatalità" dice Luca, un compagno di Vito. Un'altra studentessa del 'Darwin', Roberta, spiega che "in apparenza la nostra scuolanon cadeva a pezzi, ma evidentemente c'erano degli interventi da fare che nessuno ha fatto anche perché le scuole di periferia non se le fila nessuno". Irruzione al Film Festival Più tardi i manifestanti - una quarantina - fanno irruzione al Cinema Massimo, una delle sedi del 'Torino Film Festival', e interrompono la proiezione di una pellicola, 'Berlinguer ti voglio bene', non senza contrasti con gli spettatori ma con la comprensione del direttore della rassegna, Nanni Moretti. Poi partono in corteo per il centro della città. Vito, il ragazzo della quarta 'G' che amava il calcio, rivive nelle centinaia di messaggi postati sui siti internet: c'é chi gli dedica preghiere in latino, chi auspica uno sciopero. Prima della partita Torino-Milan c'é un minuto di silenzio seguito da un lungo applauso dello stadio. Il sindaco di Rivoli, Guido Tallone, annuncia il lutto cittadino il giorno dei funerali. Il liceo non riaprirà prima di mercoledì ma non si esclude che per le lezioni si troveranno nuovi locali, perché esse  rappresentano luoghi sempre più insicuri e i fondi per "adeguarle" scarseggiano  e  la situazione delle nostre scuole, va continuamente a peggiorare  soprattutto in  quelle zone  ad elevato rischio sismico. In tutta Italia  gli edifici  versano  in pessime condizioni sono frequentati da piccoli  e da adolescenti , che rischiano più di tutti. I luoghi  più fatiscenti sono aule, palestre , bagni e scale .  Essi presentano crolli di intonaci  ,  pavimenti  sconnessi ,  finestre rotte o addirittura  inesistenti,  la maggior parte delle  scuole sono sprovviste di  palestre e  se sono presenti vengono   collocate in locali spesso fatiscenti, sporchi  e inadeguati allo svolgimento delle attività sportive ;  i pavimenti  dei bagni presentano numerose irregolarità , spesso sporchi con  finestre non sempre  integre  e con porte in cattive condizioni, soprattutto , bagni sprovvisti  di strutture adeguate per studenti disabili .
 Gli impianti elettrici non sono a norma di legge  , mancano  delle norme antincendio che  vengono spesso eluse e mancano le porte antipanico. E le cose non vanno certo meglio sul versante arredi con  banchi  danneggiati  e  armadi e librerie non sono ancorati alle pareti e suppellettili  che ricordano l’epoca fascista.   
Scuole  che non sempre hanno segnalate  la piantina con i percorsi di evacuazione e le uscite di emergenza , ma la cosa che  più fa  rabbia sono  gli  istituti  privi di certificazioni e di requisiti di base previsti dalla legge sulla sicurezza.Questa è una condizione di disagio, con effetti deleteri sulla vivibilità, sulla didattica e anche sulla sicurezza. La sicurezza nelle scuoleè una condizione minima di fondo, ed è vero che esistono condizioni in diversi istituti scolastici in cui manca. E' una responsabilità delle Province, ma il governo ha il dovere di  verifica ed intervenire perché ci sono omissioni e responsabilità gravi degli organi di controllo, degli enti locali e delle istituzioni nazionali da una parte c'é un discorso surreale di tagli alla scuola, e dall'altro su questo tema c'e una contrapposizione politica ed ideologica spesso strumentale ed esasperata. Invece sulla scuola c'é bisogno di unità d’ intenti e di responsabilità collettive. La scuola deve diventare il primo problema nazionale per non rivivere la  tragedia  del liceo di Rivoli e crollò della scuola a San Giuliano di Puglia che a causa del terremoto morirono 27 bambini e una maestra bisogna mobilitarci tutti senza distinzioni politiche ed ideologiche  ricordando la frase di Don Bosco “Prevenire meglio che reprimere”. Bisogna dire basta a questo mal costume  vi sono  troppe strutture che versano in gravi condizioni di precarietà, le quali, se non debitamente prese in considerazione per tempo, alimentano rischi concreti per l’incolumità di chi crede ancora che andare a scuolaserva a imparare a crescere e di certo a non rischiare la vita. Il problema vero è che, accanto alle grandi opere pubbliche sicuramente utili, funzionali e importanti per il miglioramento del benessere della comunità, ve ne sono altre meno eclatanti , ma ugualmente di primaria importanza, le quali spesso continuano a essere passate sotto silenzio.  Ancora una volta chiediamo al governo  ormai cieco ,sordo e muto   sicurezza,    ma non si  riceve  nessuna risposta  anzi  il sovraffollamento delle aule  chiamato   “ pollaio” provoca difficoltà a muoversi nei casi di pericolo immediato e inoltre a  non seguono adeguatamente   le  lezioni. Che aspettate ? Che avvenga un’altra tragedia per rendersi conto della necessità di adeguare le scuole  a uno stato di sicurezza e qualità a cui i nostri figli   hanno diritto di studiare in sicurezza.

domenica 30 ottobre 2011

Vergogna il Ministero della Difesa acquista 19 Maserati blindate




Ci si trova sempre a parlare su questa maledetta  manovra lacrime e sangue che svuota le tasche degli italiani di tanti italiani, ma non di tutti. Perché anche questa volta la Casta si è salvata e ha deciso di non risparmiare sui suoi sprechi.  Di fronte alla durissima crisi economica che subiscono sulla loro pelle milioni d’ italiani, di fronte agli oltre 2,5 miliardi di euro di tagli subiti in tre anni dal comparto Difesa, di fronte alle accorate proteste che a questo riguardo , non  esistono ragioni comprensibili e spiegabili per le quali il ministero della Difesa ha sentito il bisogno di arricchire il proprio parcheggio  auto con 19 Maserati  di lusso blindate destinate ai vertici della Difesa a cui compete la speciale protezione secondo quanto definito da un organismo del ministero dell'Interno  con le continue difficoltà nella manutenzione, e addirittura nel pieno di carburante, che lamentano tutte le strutture del comparto Sicurezza e Difesa dello Stato  .
Ma come mai In Italia ci sono 829.000 auto blu, negli Stati Uniti ci sono 75.000 auto blu, in Francia ce ne sono 64.000 in Gran Bretagna 55.000 in Germania 54.000, in Portogallo 23.000, in Giappone 35.000. Se si sommano le auto blu di Stati Uniti,Giappone,Francia, Gran Bretagna, Germania,Portogallo Spagna e Grecia si arriva a 385 mila auto blu un po’ più della metà  delle auto blu italiane, ora se si fanno un po’ di conti ci sono una 50 di miliardi di euro, tra valore scorte e tutto il resto ,a questo punto qualcosa ci sfugge ,forse siamo il paese più ricco del mondo ma non lo possiamo pubblicizzare altrimenti tutti si vogliono trasferire da noi. Il malessere serpeggia fra le forze dell’ordine …  sono stanchi  di sottacere e di subire le imposizioni di un governo che continua imperterrito a penalizzarli economicamente per giustificare i propri sprechi auto blu ,scorte , autisti, maggiordomi, portaborse ,segretari  e vigilanze …   che continuano  a chiedere a  loro sacrifici economici .Oggi abbiamo un dato di fatto oggettivo  che la sicurezza per  il cittadino italiano è ormai gravemente compromessa e garantire sicurezza per un poliziotto vuol dire non solo lavorare gratis ma non essere neanche  attrezzati adeguatamente  quindi rischiare di più  la vita senza ….  da oggi si fa solo quello che si può se non è possibile  uscire in pattuglia per la mancanza di benzina non si esce  non possiamo ne vogliamo più  pagare  di tasca nostra .

sabato 15 ottobre 2011

Addio sicurezza … “in silenzio le forze dell’ordine continueranno a difendere i cittadini , sacrificando anche la vita”.





Solidarietà alle forze dell’ordine per questo ennesimo corteo concluso come sempre nel sangue  a causa di infiltrati non pacifici .  Credo  che sia doveroso , soprattutto ,da parte della politica dare un riconoscimento a coloro  che in silenzio e con professionalità e purtroppo a volte a costo della vita svolgono il loro lavoro con impegno e senza interesse e infatti  anche dopo aver appreso di   essere stati nuovamente pugnalati alle spalle con  gli ennesimi tagli sulla sicurezza  continuano a testa alta a portare a termine il loro lavoro con amore e dedizione .  Mi rendo conto che il governo continua ad essere  sordo e cieco  agli eventi di malessere generale che vivono le forze dell’ordine , ma mi rendo conto che  il governo ha un patriottismo solo di facciata .  Dovevano essere manifestanti pacifici  giustamente “indignati”,  ma i bleck bloc  si sono  infiltrati  assalendo e  causando feriti e  danni a persone e cose.  Come  sempre quelli che hanno avuto  la peggio sono   le forze dell’ordine che se da una parte vengono  applauditi per come hanno reagito riuscendo a contenere i danni dall’altra parte ricevono insulti e critiche  ..  ma lo Stato , invece di tutelare e ringraziare  le forze dell’ordine per l’immane lavoro che svolgono quotidianamente con enorme  difficoltà per carenza di organico e di  mezzi,  li ringrazia  per l’ennesima volta con i tagli alla sicurezza.

domenica 2 ottobre 2011

Investire per competere: è questa la ricetta per rafforzare l’economia della Puglia




La Puglia è  considerata  da molti la CALIFORNIA d'Italia per le sue bellezze , i suoi paesaggi , il suo mare e per  il  contrasto tra l'arida terra rossa e la selvaggia tipica vegetazione della macchia mediterranea che dominano questo estremo lembo di terra con le  spiagge dorate, bagnate da limpidissime acque da far invidia a rinomate località oltreoceano resa ancora più affascinante dalla ricca presenza di reperti e testimonianze di antiche popolazioni e di importanti  interessi artistici.   Questa è  la regione d'Italia con la più lunga estensione costiera, bagnata sia dal Mar Adriatico che dal Mar Ionio. La Puglia , purtroppo , per qualche strana ragione è rimasta  una regione dimenticata pur essendo attaccata all’Italia, ben collegata, facilmente raggiungibile, ha però qualcosa che nessun’altra regione ha:l'altopiano carsico della Murgia, un'altra area protetta  ricca di grotte, santuari, fortificazioni di difesa, chiese e insediamenti rupestri e al peculiare centro storico di Bari, caratterizzato da una storia millenaria, per poi proseguire verso Taranto con il suo omonimo Golfo e sfociare nel brindisino con le sue costruzioni in pietra, i trulli e la Valle d'Itria, caratterizzata da una vegetazione rigogliosa, ed infine tuffarsi nella provincia di Lecce, cuore del Salento, dominata dagli imponenti ulivi secolari dai tronchi contorti sull'accesa terra rossa, dal ricco barocco e dall'alternarsi di lunghe spiagge dorate e scogliere.  
Nella mia terra questo scenario  è incredibilmente meraviglioso , la natura e l’uomo possono convivere e dare a chi visita la Puglia la possibilità di scegliere una solitudine trasmessa da questi paesaggi  quasi senza tempo a contatto con la terra o al contrario: città, borghi, porticcioli, paesini dove si incontra chi cerca il piacere  dei sapori, i cibi genuini , i vini che diventano sempre più apprezzabili e la convivialità.
 Affinchè  la Puglia possa davvero diventare la “California del futuro”, cioè una realtà dinamica , attiva deve tener presente le tre vie possibili e convergenti tra loro : il turismo da potenziare con le metodologie delle grandi industrie internazionali; l'espansione e la crescita di un'agricoltura avanzata; lo sviluppo delle telecomunicazioni e dell'informatica, della New economy e di Internet. In primis bisognerebbe  snellire le pratiche burocratiche necessarie ad aprire un’impresa , presentare progetti interessanti per incoraggiare lo sviluppo delle aziende sul suolo cittadino . Per fortuna abbiamo ancora tante risorse che ci permettono di guardare il futuro con una prospettiva diversa, prestando molta attenzione al fenomeno dello sviluppo turistico che deve essere supportato dal rispetto e dalla salvaguardia delle nostre ricchezze che  ci rendono una meta unica e desiderabile
 Viviamo al centro di un’Unione Europea  che sprizza vitalità ed è caratterizzata da una ricchezza di diversità, che trabocca di energie creative e di idee innovative.  La  regione Puglia  occupa la posizione ideale per coltivare questa  ricchezza naturale e fare tutto il possibile al fine di promuoverla .
 Su uno sfondo di una concorrenza sempre crescente e di gravi sfide globali, le pratiche innovative e le soluzioni creative costituiranno il trampolino di lancio verso la crescita e il benessere della  regione Puglia  e delle regioni  limitrofe . L’Europa non dovrebbe reagire all’attuale crisi economica tagliando gli investimenti nelle competenze e nell’innovazione.
Dobbiamo avere fiducia nella qualità delle nostre idee e nella nostra capacità di adattamento, adoperandoci per utilizzare  gli investimenti pubblici in modo più efficace per farli fruttare meglio.
 La politica di coesione sostiene l’innovazione tramite il cofinanziamento erogato dai fondi strutturali e lo sviluppo della  governance regionale, fondata su una politica innovativa dipartenariato e su uno sviluppo e una valutazione strategicamente programmati.
Tuttavia, le pratiche innovative possono avere un’evoluzione  lenta e richiedere tempo prima di dare frutti. Dato che ciò  comporta un certo grado di rischio e che i risultati sono difficili  da quantificare, tempo e convinzione sono necessari.
Consentendo alle autorità pubbliche di implementare programmi a medio e lungo termine, è possibile sviluppare un  supporto integrato per diversi aspetti dello sviluppo economico e sociale.
Rilanciare l’economia italiana e riportarla ad alti valori questo è il programma del governo per il 2011 sperando che non siano solo parole e promesse non mantenute  dal governo .
 Si dice che ai Paesi del Terzo Mondo si dà il pesce e non la canna da pesca con la quale potrebbero imparare a fare da sé perché  se gliela dessero la canna da pesca non li avrebbero più in pugno. Questo avviene ora col credito d’imposta per le aziende , infatti , appena il Sud alza la testa c’è subito qualcuno, anche al Sud stesso , che gli dà sulle mani per non minare l’unità naziona­le fondata sulla ricchezza del Nord e sulla sottomissione del Sud. 
 Bisogno favorire lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese ai fini della generazione di impiego e di riduzione della povertà integrando iniziative di microcredito e di rafforzamento istituzionale, formazione tecnica e gestionale, emersione del settore informale delle imprese e l’autoimpiego.
Oggi il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è tornato a parlare delle misure previste: dalla libertà d'impresa, cercando di alleggerire tutti i processi burocratici che ne allungano la possibilità di avviarne nuove imprese  con la capacità di sviluppare nuove idee trasformandole in prodotti  innovativi e servizi essenziali per lo sviluppo regionale della Puglia del sapere e del fare.
E da tenere presente che   l’equilibrio finanziario di un’impresa si ottiene nel momento in cui il complesso dei ricavi di competenza dell’esercizio risultano superiori al complesso dei costi relativi allo stesso periodo.
Si ottiene, quindi un risultato economico positivo che, depurato dalle imposte sul reddito, costituisce il compenso dell’imprenditore  e anche dei dipendenti.
 In caso contrario se sarà  generata un perdita che intaccherà il patrimonio netto o comunque il capitale sociale le imprese  saranno  destinate alla chiusura. 
 I programmi della Politica di  coesione, bisogna incentrarli  a livello regionale essi sono strumenti particolarmente efficaci per spingere  l’innovazione, poiché le regioni offrono i mezzi essenziale sul territorio  per stimolare l’interazione tra i produttori, gli utenti e i mediatori della conoscenza.
Come  strumento della coesione sociale e territoriale, la cultura contribuisce a stabilire un equilibrio fra tradizione e innovazione  consentendo il dialogo tra culture e generazioni, favorendo l’integrazione nelle società multiculturali.   Quindi Investire  per competere: è questa la ricetta  per rafforzare  un’economia regionale   della Puglia ad alto contenuto innovativo, a partire dalle piccolissime imprese. E per farlo è necessario mettere in atto  un sistema articolato di politiche pubbliche per guidare le  neonate aziende a fare massa critica.
Oggi c’è la necessità di dare di dare ad una organizzazione sociale , costituita esclusivamente da imprese meridionali , deriva dalla constatazione che le problematiche relative allo sviluppo economico del sud , al di là dei proclami della politica sia nazionale che regionale , poco e nulla hanno prodotto in termini reali . Il divario nord-sud è cresciuto costantemente nel corso degli anni fino  a determinare una gravissima situazione socio-economica nell’area del meridione d’Italia ,che si segnala per essere tra le aree più povere dell’Unione Europea. Riproporre con forza , l’attenzione della politica e della società , la questione meridionale , mai seriamente affrontata ,in un momento storico  in cui , il nord reclama la propria centralità rispetto ad un mondo degli affari che si globalizza e tenta , giustamente , di organizzarsi per affrontare le sfide economiche del terzo millennio .Nulla da eccepire se non che , mentre si deve lavorare per difendere e consolidare l’economia italiana del centro –nord , un grande sforzo deve essere fatto ,per far ripartire l’economia al sud , orfana ormai della grande impresa , delle grandi banche e di ogni altra risorsa pubblica , che le ha consentito di resistere , assistita , fino ad oggi.
È tempo ormai di rivedere totalmente la politica meridionalesta , puntano sulla valorizzazione delle risorse autoctone , che sono  tante risorse umane e  territorio prima di tutto, nonché di avviare politiche di sviluppo strutturale attraverso un serio e concreto piano per la realizzazione di grandi infrastrutture in grado di garantire una logistica adeguata, a supporto dello sviluppo ed a sostegno dell’incremento delle produttività delle imprese esistenti e per la nascita di nuove attività economiche legate all’industria edile ,agroalimentare e del turismo .Bisogna favorire concretamente la crescita delle singole imprese meridionali , favorendo lo sviluppo di servizi a supporto delle stesse , che consentano veramente di far sistema , attraverso la cooperazione tra di loro , per garantire il raggiungimento di masse critiche tali da renderle competitive sui mercati nazionali ed internazionali.  Si pensi ai servizi di carattere finanziari innovativi , che puntino sia sui contributi  pubblici nazionali  ed europei . Puntare , quindi , su un rapporto nuovo con i mercati finanziari e con le banche , anche estere , per  favorire l’accesso al credito  anche alle piccole e medie aziende , perché non si dica più che al sud si raccoglie ed al nord si investe .
Si pensi allora  ad affrontare le problematiche relative alla internazionalità del sistema produttivo del sud , che,  ancora una volta , viene lasciato da solo a dibattersi in oceani in tempesta , senza timoniere , di fronte ai nuovi grandi protagonisti dell’economia mondiale come la Cina , il Sud-est Asiatico e alcuni Paesi dell’aria latino-americana , come il Brasile ,che rischia di mettere in ginocchio  tutte  le imprese italiane. Il problema  del sud e   quindi anche della Puglia non è più quello di difendersi in condizioni di crisi economica , ma è quello di attaccare , di proporre un piano complessivo di interventi idonei alla soluzione strutturale di antichi problemi perché oggi non sono più sufficienti iniziative tampone ,ma è necessario una politica chiara con risorse concrete a breve  , medio e lungo tempo.

sabato 10 settembre 2011

Esiste ancora l’Unità sindacale



Le origini del sindacato sono piene di onore e di gloria. Il  sindacato nasce, con lo scopo di sostenere i diritti dei lavoratori , di tutti i lavoratori. Oggi non tutti  hanno mantenuto lo spirito originario che ha dato luogo alla loro fondazione. Eppure i lavoratori, ed i loro interessi, sono la classe che LORO si sono prefissati di difendere. I lavoratori sono i motivi per i quali ESSI esistono. Il sindacato  nasce nelle fabbriche e nelle campagne per la tutela dei diritti collettivi e individuali dei lavoratori. Riceve un grande impulso dalla rivoluzione industriale e, nel corso del novecento, dall’affermazione dei movimenti socialisti e cattolici. Nel secondo dopoguerra dopo il crollo del regime fascista, che aveva ridotto i sindacati a corporazioni e aveva soffocato i sindacati liberi, sulla scia della lotta per la liberazione nazionale dal nazifascismo e per iniziativa dei partiti del fronte per la liberazione nazionale cattolici, socialisti, comunisti, repubblicani, socialdemocratici nasce la libera CGIL (LCGIL). Nel periodo della guerra fredda, in cui si radicalizza la contrapposizione fra i due blocchi (est - ovest) in cui era diviso il mondo, emerge una diversa visione del sindacato da parte della corrente cristiana. Lo scontro si apre quando in seguito all’attentato a Togliatti, quando viene proclamato uno sciopero generale che la corrente cristiana non condivise. Nella contrapposizione, all’interno della libera CGIL, fra un’idea di sindacato cristiano ed un’idea di sindacato aconfessionale, prevale quest’ultima concezione: in questo modo dentro il sindacato si affermano correnti socialdemocratiche e repubblicane, che, nel 1950, danno luogo alla CISL, Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori. 
Ben presto il movimento di lotta si trasforma in un grande movimento di protesta politica collettiva antifascista.
Alcuni uomini, già dirigenti di organizzazioni sindacali prefasciste, appartenenti ai partiti più rappresentativi, iniziano a discutere in clandestinità e nei territori liberati del Mezzogiorno sulla possibilità di realizzare un'organizzazione sindacale unitaria. Achille Grandi, Giuseppe Di Vittorio, Bruno Buozzi ,Oreste Lizzardi e Giulio Pastore sono i protagonisti di quel difficile dialogo che porta, il 9 giugno del 1944, con la firma del "Patto di Roma", alla nascita della Cgil UNITARIA .
Tra le varie componenti sindacali esistono punti di vista diversi in tema di politica salariale e di difesa dell'occupazione, ma nel complesso esiste un orientamento di massima a collaborare al processo di ricostruzione del paese. All'interno del sindacato unitario si costituiscono ben presto correnti sindacali collegati ai principali partiti , ma il sindacato fornì ancora una volta la prova di avere il coraggio di guardare  avanti sia nelle proposizioni sui problemi , sia nell’individuazione delle risposte da dare alle richieste della società. Gli anni novanta hanno avuto per il sindacato in generale , un particolare significato , poiché con il crollo della prima repubblica , in seguito al ciclone di tangentopoli , il sindacato rimase uno dei pochi punti di riferimento saldi e costanti per  i lavoratori e per la nazione tutta. Pur  in presenza di un impegno sempre più ampio sul versante della democratizzazione dell’economia , come verso le necessità di fornire alcuni servizi per la tutela e l’assistenza ai cittadini  e , ovviamente in primis agli iscritti , il siap non ha mai distolto l’attenzione dal lavoro inteso come valore assoluto ,che , purtroppo , si va perdendo un diritto che rischia continuamente di essere negato , rivendicandone la difesa e la dignità , così come indicato dalla Costituzione repubblicana .
Le grandi organizzazioni , quella che durano nel tempo , come il SIAP  hanno  sempre affidato le loro fortune ad un gruppo di uomini  guerrieri , “gli organizzatori” , con il compito di “tenere insieme” il popolo che le compone , in questo caso  dopo  ventitre anni si può dire che i gruppi dirigenti che si sono alternati alla guida del SIAP hanno saputo farla andare oltre questo obiettivo , non solo facendole costantemente mantenere un ruolo di primaria importanza  , ma sicuramente consentendole di continuare ad averlo per tanti  altri anni  che seguiranno un punto di riferimento per tanti uomini delle forze dell’ordine .   Ancora una volta  i sindacati sono scesi in piazza a Roma per protestare contro un governo  sordo a ogni richiesta
La polizia rischia di  subire un taglio compreso fra i 600 e gli 800 milioni di euro dalla finanziaria in discussione in questi giorni al Senato. Senza contare i circa 3 miliardi sforbiciati in tre anni..tagli che  andranno a pesare sui mezzi a disposizione delle forze dell’ordine  che si tradurranno in una drastica riduzione dei servizi sul territorio. Tutte le  organizzazioni di rappresentanza sono sul piede di guerra perché ritengono che con le misure in discussione non si abbattono gli sprechi,  ma si va a incidere sui diritti dei poliziotti e sulla sicurezza degli italiani.
Stento a credere che, approfittando della manovra finanziaria, il ministro Sacconi non sapesse o avesse dimenticato assieme ai suoi  fedeli consiglieri che nell’infilare l’art. 8 nel decreto legge 138 del 2011 veniva leso il diritto del lavoro che  è un sistema complesso di regole, tenute insieme da quella logica stringente ed elementare, che i professori raccontano agli studenti di Giurisprudenza nella prima lezione del corso. Posto che un tizio disposto a lavorare per altri, nella stragrande maggioranza dei casi, è un soggetto debole sul mercato del lavoro , soprattutto , se c’è crisi occupazionale  e che poi, se ha la fortuna di essere assunto, diventa debole perché sottoposto al suo datore di lavoro, non può essere un semplice contratto tra i due a stabilire le regole del loro rapporto. Infatti, il timore di essere senza lavoro vizia la volontà del lavoratore e, quindi, fa presumere che tali regole non siano concordate, ma dettate dal solo datore di lavoro.
Perciò occorre che sia  la legge a ristabilire, per quanto possibile, la parità contrattuale tra datore e lavoratore, vale a dire a fissare diritti e doveri nello scambio della forza-lavoro, in pratica sostituendo alla volontà dei contraenti norme legali, che ovviamente sono inderogabili: anche perché quasi tutte radicate in principi della Costituzione, dunque vincolanti per lo stesso legislatore. Questa rigida inderogabilità delle norme legali può subire qualche attenuazione se a tutelare i lavoratori è la contrattazione collettiva, strumento ad hoc che la stessa Costituzione prevede all’art. 39. Se ne intuisce la ragione: se il lavoratore è garantito dal sindacato, è meno solo e, dunque, meno debole contrattualmente. Si tratta di un’attenuazione affermata dalla giurisprudenza e dalla dottrina e agevolata dalle politiche unitarie di una stagione sindacale, ispirata a quella concertazione sociale ; tra governo, imprese e sindacati che ha consentito al paese di crescere, superando più d’una crisi economico-produttiva.  Se è vero che il fondamento della contrattazione collettiva è la libertà sindacale grazie alla quale, nel tempo, la contrattazione si è molto articolata e variegata, a seconda dei settori, delle categorie e dei livelli territoriali è altrettanto vero che non può essere qualunque sindacato e qualunque contratto collettivo ad attenuare l’inderogabilità delle norme legali. Ciò si deduce inequivocabilmente dai commi successivi al primo dell’art. 39 della Costituzione: dove si prevede che a stipulare il contratto collettivo nazionale con efficacia erga omnesper tutti i lavoratori di una categoria, sia una rappresentanza unitaria, proporzionata al numero degli iscritti ai sindacati registrati della categoria medesima, aventi uno statuto a base democratica. Oggi il Governo con le  sue scelte scellerate  non  penalizzati soltanto coloro che operano per la sicurezza , ma anche e soprattutto i cittadini .Un Governo  e una maggioranza che hanno disatteso gli impegni presi anche per iscritto , una misura penalizzante , alla quale bisogna aggiungere, anche l’indennità relativa alle anzianità di servizio , agli avanzamenti di carriera  e  promozioni pur essendo state finanziate con  le risorse previste per la riforma interna delle carriere ovvero con soldi nostri accantonati da anni  tutti tagli lineari che colpiscono il settore sicurezza e che si aggiungono alla scure che si era abbattuta con le manovre finanziarie degli ultimi due anni senza contare che ultimamente  le organizzazioni sindacali e le rappresentanze  militari sono state escluse da qualsiasi confronto in  vista della manovra .  Gli appartenenti alle Forze di Polizia  subiscono, come tutti i dipendenti pubblici, i mancati rinnovi contrattuali fino al 2014 e l'applicazione del tetto retributivo.  Tutte  ormai le organizzazioni sindacali prendono atto  ancora una volta, del mancato rispetto degli impegni presi dal Governo e dalla maggioranza per i Comparti di riferimento, nonostante le assicurazioni più volte fornite, anche per iscritto. In particolare, la manovra finanziaria disconosce il principio della Specificità della Professione, introdotto nel nostro ordinamento lo scorso anno nell'ambito del cosiddetto “Collegato Lavoro” che riconosce la diversità di funzioni e di mansioni degli operatori delle Forze dell'Ordine, delle Forze Armate e del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco rispetto al pubblico impiego, assicurando apposita e specifica tutela normativa, economica e previdenziale. Le ultime manovre finanziarie hanno disatteso questo importante principio a partire proprio dalla questione previdenziale, costringendo il personale in divisa a permanere in servizio - a causa della cosiddetta “finestra mobile” 12 mesi oltre i limiti di età previsti dal proprio ordinamento, incidendo sul trattamento di fine rapporto e rinviando ulteriormente l'avvio della previdenza complementare, necessaria per garantire agli operatori più  giovani una pensione dignitosa in futuro.
Il sindacato è chiamato, innanzitutto, a una sfida culturale  nel proporsi come soggetto rappresentativo anche di questo mondo , ancora poco sindacalizzato, ma non meno bisognoso  di forti tutele  . Noi siamo gli eredi di chi ha sempre creduto che la libertà e la giustizia sociale fossero indivisibili , di quella cultura politica che ha rappresentato il tratto migliore della storia sociale  di questo paese  ;  per questo tutti insieme i sindacati hanno  un dovere in comune e una grande responsabilità  : perpetuare nel tempo questi valori  e  consegnarli a coloro che verranno dopo  di noi così come essi ci sono stati tramandati . La massa dei lavoratori si aspetta che i sindacati facciano il proprio mestiere, cioè tutelare il salario, il posto di lavoro, la pensione, ecc. Ciò non toglie che la gran parte delle volte i sindacati non rispettino affatto questo mandato o lo portino avanti in maniera del tutto insoddisfacente.
Il sindacato è lo strumento indispensabile per una scommessa comune tra lavoratori e investitore: una scommessa equa, fondata sull’affidabilità reciproca. Certo, per questo occorre un management affidabile; ma occorre anche un sindacato affidabile, disponibile a negoziarla e capace di farlo. Se il sindacato italiano non impara a farlo, e non si dà regole che gli consentano di farlo, questo continuerà a costituire un pesante handicap negativo per l’Italia nel mercato globale dei capitali.
 

VOCI DAL CIELO




A distanza di 10 anni dagli attentati terroristici , dell’11 settembre 2001,  tutto è cambiato nelle coscienze e nei comportamenti di ogni essere umano  . Le immagini di quel giorno rimarranno  impressi  per sempre nelle nei nostri ricordi;  foto   significative e tragiche che i reporter presenti a New York consegnarono alla memoria storica  in  tutto il mondo . Siamo stati tutti vittime degli attacchi ci  è mancata una riflessione sul significato politico dell’accaduto. Tutti hanno enfatizzato gli aspetti emotivi e mediatici. Qualcuno, cinicamente, ha perfino usato la categoria del sublime, ma quasi nessuno ha tentato di descrivere l’avvenimento in termini di rapporti internazionali ; sul mondo islamico l’11 settembre ha avuto conseguenze devastanti ,paradossalmente, perfino gli stessi attentatori sono stati espropriati di un atto terroristico sproporzionato, ben più grande di loro. Di quell’atto terroristico si sono appropriati gli Stati Uniti, che lo hanno usato come pretesto per mettere un piede in Afghanistan guarda caso, sulla via della Cina e un piede in Iraq guardo caso, vicino all’Iran, sopra un mare di petrolio.  Sicuramente tutti ci ricordiamo dove eravamo e che cosa stavamo facendo in quel momento, cioè in quel pomeriggio (mattina in America) di dieci anni fa, quando d’improvviso la televisione ha iniziato a mostrarci una specie di film impazzito. Era l’11 settembre 2001: il giorno più assurdo, il giorno senza parole …  silenzi e lacrime  Le fotografie mantengono intatta la loro incredibile potenza e ancora risvegliano dentro di noi quello stupore dolente e quella sensazione di vulnerabilità che si imposero ai miliardi di spettatori increduli davanti ai televisori di tutto il mondo. Nel tempo abbiamo visto e rivisto i fotogrammi delle torri che si sbriciolavano , ogni volta con un senso di sgomento e impotenza . Ma può un solo giorno cambiare per sempre la storia del mondo? Quali possibilità abbiamo di capire quella tragedia, a un decennio di distanza? Con strette al cuore, rabbia e incomprensione oggi più che mai le Twin Towers rappresentano un simbolo di ciò che non c’è più, ma soprattutto della forza di volontà della popolazione newyorkese che ha saputo andare avanti ; senza dimenticare di onorare le migliaia di poliziotti, pompieri e volontari che si sono alternati nel soccorrere i superstiti, prima, e successivamente nel recuperare i corpi o solo le esili tracce delle vittime. Storie di dolore, coraggio e speranza che mostrano come il terrorismo abbia fallito, perché la voglia di vivere è più forte della paura di morire e soprattutto la voglia di non dimenticare. Al Qaeda non è più forte come dieci anni fa, ma è ancora in grado di colpire e fare male. L’espressione “guerra al terrorismo” è un evidente controsenso. Le azioni di polizia sono utili e necessarie quando si tratta di fermare i terroristi, gli esecutori materiali degli attentati, ma il terrorismo è una realtà diversa. Combatterlo con un’azione uguale e contraria è assurdo, come usare un cannone per colpire una mosca. L’unica strada per combattere il terrorismo è la democrazia: fermare il circolo della violenza con un comportamento antiviolento. 
Tutti vorremmo sapere esattamente che cosa è successo, ma purtroppo non sempre questo è possibile. E la storia va avanti lo stesso. A volte bisogna arrendersi all’evidenza come tanti omicidi  come quello di  Kennedy: a distanza di decenni ci sono ancora tanti punti oscuri. Ed è solo un esempio tra mille. Ma questo non significa che dobbiamo rinunciare a comprendere la realtà. Dal mio punto di vista, studiare l’11 settembre significa soprattutto concentrarsi  più sulle sueconseguenze,  che sulla dinamica degli attentati in sé. La democrazia non si può esportare, ma forse, però, è possibile innamorarsene proviamoci .

martedì 6 settembre 2011

Per me le province non vanno abolite come entità territoriale, ma come consigli provinciali , consiglieri ,presidenti e assessori perché ci sono già i prefetti che sono i garanti .

Di fronte alla manovra varata per decreto dal Presidente del Consiglio dei Ministri e avallata dal Presidente della Repubblica, vorrei esprimere la mia opinione l’abolizione delle province sia un diversivo per non colpire i veri sprechi e i veri privilegi. Siamo sicuri quindi che il problema siano 110 province in un paese che ha 8.092 comuni (compreso Pedesina con 34 abitanti) Le Province poi nella mia esperienza servono e molto, soprattutto nella gestione del territorio soprattutto al sud martoriata dalla mafia.
Un paio di anni fa si parlava molto a destra e sinistra della possibile abolizione delle Province.Istituite nel 1970, dopo la riforma del Titolo V approvata a maggioranza dal Parlamento nel 2001 (governo Amato), le Regioni sono diventate lo strumento più incisivo nel governo del territorio. Quella riforma, che qualcuno ebbe l’ardire di definire federalista, conferì pari dignità costituzionale anche alle Province, ai Comuni e alle Città metropolitane. A distanza di  anni si continua a discutere di federalismo e di Camera delle Regioni. Ennesima dimostrazione della scarsa vitalità del riformismo italiano. Forse siamo un Paese troppo invecchiato per essere dinamico.  Il governo Berlusconi  continua  a chiede sacrifici agli italiani con una manovra correttiva senza precedenti per dimensioni e rigidità  delle misure, facendo persino impallidire la finanziaria dell’allora governo tecnico di Amato chiamato a stoppare l’inflazione galoppante e la svalutazione della defunta lira. Tutto giusto e legittimo, per carita’, come giusto e legittimo e’ colpire e limitare i privilegi della casta, anche se qualcosa in più si poteva fare sulle indennita’ dei parlamentari e sulle altre caste che infestano il Paese.  Ma come il saggio che  indica  la luna e lo stupido invece  guarda  il dito allo stesso modo, il Governo vara una manovra che massacra regioni e comuni, e tutti ora stanno lì a parlare di trentasei  province da abolire. Lo spot berlusconiano è riuscito ancora una volta, quei “54 mila posti in meno” nelle varie assemblee elettive  alimentano le chiacchiere sotto l’ombrellone e distolgono l’attenzione dal cuore delle misure anticrisi: semplicemente una marea di soldi in meno agli enti locali.    Le Province costano agli italiani 14 miliardi di euro l’anno. Qualcuno ritiene la loro abolizione una proposta populista altri, invece, che vogliono eliminarle innanzitutto dalla Costituzione, si rivolgono ai cittadini che come sempre tace sugli eventi che lo colpiscono.  In pochi pero’ hanno colto un messaggio nascosto nella manovra  il vero conto degli interventi voluti dal Governo nel provvedimento ferragostano alla fine lo paghera’ il Mezzogiorno in maniera tale da bloccare ogni ipotesi di sviluppo ed impedendo di fatto, anche per l’avvento del nefasto federalismo fiscale, ogni speranza di perequazione tra il nord ed il sud del Paese.  Infatti al sud con la manovra d'emergenza disposta  dal Governo, viene praticamente cancellato un capoluogo di provincia   che dopo anni di battaglie si ritrova al punto di partenza. Un sogno a lungo accarezzato  un traguardo raggiunto grazie alla determinazione di uno parlamentare onesto  che si spende senza risparmio di forza e che oggi , al contrario di chi sceglie la via del silenzio forzato o imposto dai partiti scende in campo in difesa del territorio .Si tratta di un'iniziativa semplicemente inaccettabile da contrare  in ogni modo . Non si può alterare, sino a distruggere, l'esistenza stessa di una regione, tutelata dalla Costituzione , per il tramite di provvedimenti della cui ragionevolezza e adeguatezza, francamente, dubito che sia una soluzione . Provvedimenti che scambiano la sacrosanta lotta agli sprechi nella spesa pubblica con la soppressione di funzioni e servizi ai cittadini sul territorio. Una cosa, poi sono i costi della politica che non sono stati incisi neanche superficialmente dai provvedimenti del ministro Tremonti, e una cosa è eliminare enti e istituzioni che supportano la comunità locale e le loro famiglie.   Tutti dobbiamo essere coinvolti in uno sforzo straordinario,in vista di un risultato comune. La Provincia è realmente un organo amministrativo intermedio: deve cioè riassumere alcune funzioni che vanno organizzate a livello sovraccomunale, senza arrivare al livello regionale .“E’ una manovra che aumenta indiscriminatamente le tasse, colpendo sempre i soliti noti e cioè’ le famiglie e il ceto medio italiano; che penalizza ancora di più il Mezzogiorno che con il taglio vero dei costi della politica poco o nulla hanno a che fare. Se pensate che i taglio delle province operato dal governo, produce ulteriori effetti paradossali e negativi, se pensiamo che alla soppressione delle piccole province consegue la soppressione di tutti gli uffici provinciali dello Stato comprese le questure e le prefetture,  una disposizione di questo tipo in Sicilia in Calabria ,in Basilicata  e in Campania  ,  producerebbe un  effetto devastante della scomparsa della Questura e della Prefettura di Enna e di Caltanissetta in Sicilia , di Vibo Valentia e Crotone in Calabria , in Basilicata Matera  con tutto ciò che ne deriva sul piano dell’indebolimento della lotta alla mafia, in territori così largamente interessati al fenomeno criminale. Si tratta di norme che il Parlamento ha il dovere di modificare per contenere i disastri di questa maggioranza e del suo governo a trazione leghista. Forse  le province,  nessuno  le vuole eliminarle  veramente perché il  semplice fatto di mantenere in vita queste strutture nasce da una sola motivazione: il voto di scambio.Ricordiamo che si attribuisce alle province quel ruolo primario nella gestione delle strade, delle scuole, degli asili nido, ospedali, etc… e che la stessa gestione potrebbe ricadere sulla regione e sui comuni senza triplicare poteri ed infiltrazioni.Quindi grazie a queste strutture si mantiene in vita un sistema di dare ed avere in cui i principali benefattori sono, da una parte, i gestori della politica quindi i partiti, dall’altra le organizzazioni criminali che così gestiscono appalti, affari e politica.Ragionando all’eccesso ci figuriamo uno strano parallelo tra i consiglieri provinciali e di quartiere ed i manovali della mafia, n’drangheta, corona unita e camorra .
Come la manovalanza criminale è pagata per esercitare il controllo del territorio, cosi’ la politica paga i consiglieri nei loro vari gradi di competenza per esercitare lo stesso controllo che esercitano le cosche mafiose.Abolire, quindi, le province ed i consigli di quartiere se da una parte potrebbe risanare la situazione finanziaria dei territori, dall’altra pare urtarsi con gli interessi mafiosi.Perciò la criminalità  insieme alla politica, mai potrebbero accettare una riduzione così evidente di potere e soprattutto di combutte affaristiche.  Bisogna ridisegnare tutto per restituire al Paese la forza, l'efficienza, la stima in un classe dirigente credibile, tutte cose necessarie per affrontare questi tempi bui . 

Francesco TIANI

lunedì 29 agosto 2011

La voglia di non esser complici




La crisi economica è sempre più diffusa in tutta Italia, i freddi dati statistici anche di fonti governative affermano che la disoccupazione è in aumento, in contraddizione con la propaganda che afferma che la recessione è finita. L'indagine ha messo in evidenza tutte le storture di un sistema pensionistico ormai insostenibile e destinato a costruire un futuro di mera sopravvivenza per i cittadini italiani.  Milioni di uomini, donne, lavoratori, cittadini della “nostra” Italia, i quali svolgono anche lavori precari, hanno tra l’altro grandi difficoltà a trovare un lavoro a tempo indeterminato, oltre a mantenere quello attuale, con la diretta conseguenza di una vita bloccata , tutti insieme, sottoposti ad un continuo, progressivo peggioramento delle proprie condizioni di lavoro, con le relative retribuzioni da fame, indegne di una società civile, la quale si considera “democratica”, “moderna”,… con l’impossibilità di avere una vita sul vero senso del termine, oltre a sempre più limitate possibilità di migliorare la propria condizione attuale, come è avvenuto a suo tempo per le ultime precedenti generazioni. Tutte queste Persone, si trovano in un vicolo cieco,  per quanto si possono impegnare, sono sempre più invisibili e dimenticati perché  la loro situazione non interessa ad alcuno, con una classe politica che alle tante parole, alle promesse, alla propaganda non fa seguire i provvedimenti, le riforme, leggi, adeguate, indispensabili per risolvere queste inaccettabili ingiustizie sociali . Per non parlare del futuro, con la prospettiva un giorno, di disporre di una mini pensione del tutto inadeguata, insufficiente, per una vita dignitosa, purtroppo,  neanche per la sopravvivenza. Pensioni sempre più basse in rapporto ai redditi da lavoro e rischio di ‘rosso’ per i bilanci dell’Inpsper noi, semplici cittadini o sudditi, dipende dai punti di vista, possiamo riscontrare che queste situazioni, richiedono immediati interventi sul nostro sistema previdenziale pubblico, per evitare il dramma nei prossimi decenni di un grande numero di pensionati poveri e prevenire i probabili e innumerevoli disordini sull’intero territorio nazionale. Da anni ormai il tema delle pensioni è uno degli argomenti più scottanti dell’agenda economica del nostro Paese. A scadenze periodiche i vari governi in carica si sono impegnati in piccole o grandi riforme che intendono mettere ordine nei conti del nostro sistema previdenziale. Quando si parla allora di riforma delle pensioni, bisognerebbe prima possibile prendere seriamente in considerazione anche la prospettiva di aumentare gli importi economici, perché di questo passo molte persone anziane si ritroveranno, se già non lo sono, sotto la soglia di povertà. Italiani che lavorano duramente   per 1000 euro al mese o  anche meno , con i quali devono portare avanti  una famiglia e che forse un giorno godremmo di una pensione quasi al limite della soglia di povertà … quando esistano italiani che con un solo giorno di lavoro abbiano acquisito il diritto di godere di una pensione di decine di migliaia di euro come i tre onorevoli che sono stati in Parlamento un solo giorno e prendono la pensione  da parlamentari   come coloro che sono stati in carica  per tutta la vita. Pensare che l’ex presidente del Consiglio che ha  tagliato  le pensioni al popolo ne ha ottenuta per sé una da 31000 euro al mese ,  c’è l’ex presidente della Repubblica che , oltre al vitalizio , incassa 4766 euro netti al mese   come ex magistrato , pur avendo lavorato  come magistrato  solo 36 mesi . Questi sono le rendite parassitarie ed esagerate che dovevano tagliare per uscire dalla crisi  come quella di Antonio Di Pietro, l’eroe di Mani Pulite, il moralizzatore d’Italia, l’uomo che tuona contro ogni privilegio, dovrebbe cominciare a disboscare la sua di rendita  in pensione a soli 44 anni, prende circa 2mila euro al mese che si vanno a cumulare senza alcuna decurtazione al ricco stipendio da parlamentare. Il pensionato Inps più ricco d’Italia , Mauro Sentinelli,   guadagna 90 mila euro al mese;non fa nulla di irregolare e incassa quanto stabilito dalle norme , ma le norme sono giuste ? i contributi versati dal manager nella sua vita lavorativa , per quanti alti possono essere, non saranno mai sufficienti a coprire l’esborso necessario per una elevata pensione da 90.000 euro al mese dunque chi paga la differenza ? Sicuramente qualche precario o qualche giovane lavoratore che non  avrà mai  una copertura previdenziale . Ci sono poi i baby pensionati ( sempre privilegiati si intende) che si sono ritirati dalla vita lavorativa a 30, 40 anni con 6 mila e 8 mila euro al mese. Dal dirigente della Banca d’Italia è riuscito a soli 44 anni a portare a casa la bellezza di 18 mila euro al mese di pensione , al burocrate che va in pensione a 47 anni con 6000 euro più l’incarico di assessore   , un  commesso del Senato prende 8000 euro al mese di pensione  anche i boss della criminalità organizzata, che risultano nullatenenti agli occhi dello Stato, sono riusciti ad assicurarsi dei sostanziosi vitalizi..questa è la realtà della previdenza  Italiana fatta di  inganni e di abusi .  Questi sono i nostri politici  i privilegiati d’Italia che godono di pensioni di lusso, alla faccia di quelli che faticano tutta la vita per arrivare ad avere una pensione dignitosa che forse non avranno mai. I sacrifici loro non li hanno mai fatti lo Stato sa accanirsi solo su una  pensione minima  di 400 euro riducendola anche a 0,50 centesimi lasciando inalterati i supervitalizi dei parlamentari , il loro insindacabile diritto al cumulo . La priorità del bene comune, la creazione di un sistema, di una società, più a misura di essere umano, è un traguardo possibile? Noi  lo speriamo , ma non possiamo continuare a  far finta di niente perché c’è un limite oltre il quale il silenzio diventa consenso e  complicità.


Francesco TIANI

giovedì 4 agosto 2011

La storia è ciclica si ripetono sempre i soliti schemi e sistemi.



Migliaia di poliziotti rischiano ogni giorno la vita, e spesso anche la perdono, per proteggere i cittadini che spesso neanche lo meritano ; uomini e donne della Polizia di Stato compiono ogni giorno, in ogni parte d’Italia, veri e propri atti di eroismo che confermano l'amore e la vicinanza per il prossimo; purtroppo non sempre la comunicazione mediatica ne dà il giusto risalto. Tutti hanno diritto di manifestare per i loro disagi , ma quello che non si sa forse è che i poliziotti non sono contro di loro sono dalla loro parte … dalla parte del manifestante pacifico . Certo gli ordini sono ordini e loro sono obbligati ad eseguirli per evitare che qualcuno si faccia male, ma sanno benissimo dove devono fermarsi per il bene loro e del manifestante . Quanto è accaduto sulla tangenziale di Bari e zone limitrofe al Cara di Palese è stata proprio una giornata di guerra più che di guerriglia, tra contestatori armati con sassi e forze dell'ordine.Tutto ha avuto inizio quando un centinaio di immigrati ospiti del Cara di Bari hanno bloccato strade e binari nei pressi del Centro di accoglienza per protesta contro le lungaggini burocratiche che ritarderebbero il rilascio dello status di rifugiati e ciò non doveva accadere . Alcuni manifestanti armati di spranghe e sassi hanno lanciato grosse pietre attaccando i poliziotti e danneggiando le loro auto ; gli uomini delle forze dell’ordine , in tenuta antisommossa utilizzando anche gas lacrimogeni, hanno costretto i manifestanti ad indietreggiare e con enorme fatica sono riusciti a riportarli nelle vicinanze del Centro di accoglienza , ma tutto questo ha causato 35 feriti anche se alcuni molto gravi tra le forze dell’ordine . Non è possibile, in un quadro normativo come questo attuale , garantire posizioni di rispetto agli operatori di sicurezza ormai è solo un utopia perché per chi l’ha dimenticato una volta aggredire ed insultare una divisa significava offendere lo Stato …… ma ora lo Stato non è più Stato questa è ormai una certezza infatti in Puglia come nel resto delle regioni del Sud, si versa in condizioni critiche, messi in ginocchio dai tagli sulla sicurezza e sulla carenza organica della Polizia di Stato che anche se è passata ai vertici del ministero dell’Interno non ha ottenuto risposte concrete . Le promesse e i continui impegni assunti dal Governo e dal Ministro Maroni fino ad oggi non hanno avuto alcun riscontro concreto ;anche le continue sollecitazioni da ogni sede Siap al Ministro Maroni nelle quali più volte si è ribadito lo stato d’abbandono in cui versano ormai da diverso tempo i poliziotti e i gravi rischi di collasso del sistema sicurezza e la continua richiesta di trovare con urgenza una soluzione alle suddette problematiche perché preannunciare eclatanti manifestazioni pubbliche in tutto il territorio nazionale non è servito e non servirà perché sarebbe solo un ennesima delusione e umiliazione dover scendere ancora una volta in piazza per protestare contro la politica del Governo sulla sicurezza. La carenza d’ organico rischia di paralizzare le attività di prevenzione e controllo ed i segnali che giungono, di una recrudescenza di attività criminose sul territorio Pugliese , non possono lasciare indifferenti le istituzioni che dovrebbero, con le giuste pressioni, ottenere che le forze di polizia siano messe nella condizione ottimale per lo svolgimento del loro ruolo.Il Governo non solo non ha mantenuto le promesse fatte ai poliziotti, ma così non tutela neanche i cittadini . Infatti il racket è in crescita continua ed è sempre piu' emergenza per le estorsioni e sono aumentati anche i delitti . Solo l'impresa criminale può ringraziare il governo per aver dato meno fondi alla Sicurezza , così mentre nelle case dei furbetti si stappa lo champagne e si grida viva Berlusconi nelle questure si fanno i conti degli uomini per garantire almeno una pattuglia al giorno per garantire la sicurezza ai cittadini .Di certo, questo è il governo che più di ogni altro nella storia ha tagliato risorse alla giustizia e al funzionamento della sicurezza. Non passa giorno che un commissariato o una questura non abbiano difficoltà a mandare in strada una vettura perché non c'è benzina oppure a fare una fotocopia perché mancanti di toner e di carta o non possano fornire un cambio di divise alle forze dell’ordine.
La carenza di organico impedisce di fatto di assolvere in modo sufficiente ai compiti di prevenzione e repressione dei crimini,questo dimostra in tutta la sua evidenza quale è stata la politica della destra al governo: tante chiacchiere e grandi proclami mentre non si garantiscono neanche le misure minime di controllo dei territori , infatti , sono pochi i poliziotti lasciati a presidiare zone così estese della regione Puglia a garanzia del diritto di tutela fondamentale dei cittadini . Le Forze di Polizia sono costretti giorno per giorno a garantire l’ordine pubblico aumentando sempre più i loro compiti mentre diminuiscono sempre di più gli organici, le risorse e i mezzi. Mi chiedo con quali uomini, con quali mezzi si dovranno applicare queste norme di sicurezza se il governo non stanzia fondi necessari?Il governo spende solo parole, ma realizza come sempre pochi fatti oltraggiando con la loro indifferenza ogni giorno le forze dell’ordine che lavorano onestamente e spesso si trovano a non potersi difendere con le armi per paura di andare incontro a sentenze disciplinari ingiuste , come spesso capita quando un poliziotto si difende . Infatti a Bari le forze dell’ordine si sono dovuti barricare per non usare le armi contro gli immigrati a rischio di essere bruciati come topi in gabbia . Tutto ciò dimostra che la Puglia sta pagando un prezzo altissimo per la politica sbagliata del Governo Berlusconi che concentrando sulle nostre città un numero sproporzionato di richiedenti asilo, non solo hanno allungato in modo insopportabile i tempi della verifica delle domande , ma hanno scaricato sulle forze dell’ordine il peso di questo errore. Di fronte a questa situazione il SIAP non può tacere sulle responsabilità gravissime del Governo Nazionale. L'immigrazione non è una questione che può essere trattata in termini di mero ordine pubblico e di repressione perché alla luce di questi orribili fatti , urge, ora più che mai, una risposta politica all'altezza della situazione. Conscio che gli incidenti di oggi siano il frutto avvelenato della disperazione di chi, dopo lunghi viaggi della speranza in fuga da guerre, persecuzioni e fame, si vede negata la possibilità di un futuro di accoglienza per le insopportabili attese e per le pratiche di valutazione delle richieste di asilo ; tutto questa situazione poteva essere evitata , perché bastava smistare immediatamente in altre strutture gli immigrati che risultavano pericolosi e chi si era reso responsabile di reati andava immediatamente arrestato , processato ed espulso . Inoltre dovevano essere potenziate le Commissioni che esaminano le domande per ridurre gli estenuanti tempi di attesa. Fermo restando che l'asilo politico non è un "diritto" e fino a prova contraria dobbiamo valutare chi entra nel nostro Paese per poi diventare un "richiedente asilo" perché se sono violenti l’Italia non li deve tenere abbiamo già i nostri incalliti criminali e non possiamo anche assistere inermi a scene violente come quelle di Bari dove i nostri poliziotti venivano considerati dei birilli da colpire. Ci vuole un'iniziativa di presidio sul territorio per far sentire i cittadini italiani sicuri e tutelati.Per tale motivo, ci si auspica che i parlamentari italiani vorranno prendere in esame la questione e dare onorabilità e ruolo di rappresentanza istituzionale a chi compie fino in fondo e con sacrificio il proprio dignitoso dovere. Ancora una volta il Siap si trova a scrivere contro i tagli effettuati dall’attuale Governo non nascondendo la rabbia e la indignazione di fronte al continuo disinteresse . Gli operatori di Polizia non possono essere lasciati soli nel loro difficile lavoro, che spesso li espone, com’ è successo a Bari a violenze fisiche e verbali, ma vanno tutelati nella dignità e nel compito istituzionale che rappresentano ..Temo che la prossima volta potrà accadere l'irreparabile perché i segnali ci sono tutti, intanto , ai servitori dello stato va tutta la mia solidarietà per il lavoro immane che operano in una grave carenza organica .

Francesco TIANI