martedì 21 febbraio 2012

Grazie!



EDIZIONE SPECIALE

Grazie!

È con questa semplice e nobile parola che apriamo il nostro comunicato per esprimere gratitudine a tutti gli iscritti,  ai Quadri Sindacali e ai collaboratori che hanno riposto in Noi la fiducia e la speranza di cambiamento insite nel nostro lavoro quotidiano. È, soprattutto, grazie a LORO che per la prima volta nella storia del sindacalismo di polizia nella provincia di Bari, che il SIAP raggiunge l’ambito traguardo che lo indica (dati ufficiali alla mano) come il sindacato di maggioranza (relativa) di questo capoluogo. Nonostante alcuni meschini tentativi in atto (degni della peggiore tradizione sovietica a cui per tanto tempo alcuni si sono ispirati), finalizzati ad offuscare il clamoroso e (consentitecelo) meritato risultato.
Il risultato del grande lavoro fatto nel 2011 è sotto gli occhi di tutti (anche di chi perde tempo prezioso ad attaccarci, piuttosto che cercare di risolvere i problemi dei poliziotti. Sveglia! Il mondo cambia alla velocità della luce, innovazione e comunicazione la nostra forza).
Quello che raccogliamo è il risultato di un lavoro sinergico tra noi e i colleghi iscritti che ci hanno dimostrato una spiccata sensibilità alle problematiche dell’intera categoria dei poliziotti, consapevoli dell’importanza del valore della sicurezza dei cittadini nella nostra società. Grazie alla vostra stima siamo risultati, quindi, il PRIMO SINDACATO A BARI, un risultato che accogliamo con grandissimo entusiasmo  ed emozione e che ci investe di un nuovo senso di responsabilità nei confronti di questo riconoscimento e ci proietta verso una nuova sfida. Per il 2012, infatti, non si intravedono segnali positivi e  gli effetti della crisi economica internazionale rischiano di essere ancora più pesanti. Nonostante la presenza di un sistema di ammortizzatori sociali,  frutto delle lotte sindacali degli anni scorsi, che riesce, almeno in parte, a ridurre i disagi creati dalla crisi; disagi sociali che compromettono e mettono a rischio la sicurezza sul territorio.
Attraverso il vostro  contributo ed ai sacrifici che quotidianamente i poliziotti si sobbarcano (indispensabili per continuare a garantire un'efficiente ed efficace controllo del territorio), ci auguriamo di avervi al nostro fianco sempre più numerosi nella  lotta sindacale, affinché  il Governo in carica e quelli futuri veramente si interessino alla sicurezza del Paese e di conseguenza al benessere degli operatori di Polizia. 
Il SIAP  continuerà la propria lotta per difendere i diritti dei lavoratori del comparto sicurezza e per definire delle politiche sociali in favore della  persona e della divisa.
Siamo consapevoli, però, che tutto ciò non basta; abbiamo ancora molto da fare per combattere le conseguenze della crisi ma, soprattutto, per convincere chi ci Governa a realizzare una  politica  che crei nuovi posti di lavoro e dia  fiducia, in primis alle nuove generazioni e che, in un panorama sociale via via sempre più complesso, garantisca dignità alle forze dell’ordine e, quindi, sicurezza ai cittadini. 
Mentre il nostro Paese si ritrova sempre più  apatico e con poca speranza per il futuro, i Poliziotti (in prima fila) continuano ad operare in silenzio e nel rispetto delle regole democratiche, a garantire la sicurezza dei cittadini e per essa a  rischiare la vita. Anche quest’anno alcuni diritti fondamentali della categoria sono a rischio, a causa dei mancati impegni del Governo.


La cosa che  più ci rattrista è notare i vertici dell’Amministrazione, seppur consapevoli delle problematiche esistenti, frutto di scelte di politica economica degli ultimi Governi (da noi combattuti aspramente, senza alcuna differenza di orientamento politico), che, in realtà, non riducono gli sprechi, ma penalizzano le eccellenze e, soprattutto, iniziano a far vacillare quei sacrosanti diritti, frutto di trent’anni di lotte sindacali.
La denuncia (non falso allarmismo) dei sindacati di Polizia non è esagerata. Ci sono, invece, dati e cifre alla mano, che confermano che la politica non si interessa veramente ai nostri problemi. Si ha l’impressione che si stia lentamente ed in maniera inesorabile, scivolando verso una paralisi del sistema sicurezza. Forse consapevolmente. Ritenendola (la sicurezza) un costo o, peggio, generatrice di costi (il costo delle indagini, il costo dei detenuti, etc.).
Attesa la situazione drammatica (siamo completamene immersi nella crisi), il SIAP ha necessità di trovare subito e senza altre perdite di tempo una soluzione concreta ai problemi delle Forze dell’Ordine. Siamo stanchi di questa politica  che si interessa di cose distanti dalla realtà.
Vogliamo fatti e non tollereremo altre chiacchiere. La vostra rabbia e indignazione è anche  quella del  SIAP,  che ribadisce ancora una volta  di fronte al disinteresse del Governo che  rispetto ai sacrifici e agli impegni richiesti agli uomini e alle donne in uniforme, c'e' la convinzione che da parte dell' esecutivo non vi sia la dovuta attenzione al rischio di collasso del sistema sicurezza e al dovuto riconoscimento della dignità professionale e della specificità  del lavoro. Le ''promesse” e i continui impegni assunti dal Governo e dai  Ministri, ad oggi non hanno avuto alcun riscontro nei provvedimenti “salva Italia”, tanto che la percezione dello stato di abbandono in cui versano i poliziotti ed il complesso sistema sicurezza del Paese, è altissima.
Se i responsabili attuali del Governo del Paese, non cambieranno l’approccio verso i problemi della categoria, state certi che diremo forte e chiaro alla politica, che da parte dei poliziotti non c'e'  più alcuna disponibilità ad assistere muti agli sprechi ed al permanere di privilegi, per nulla intaccati dagli ultimi provvedimenti. 
È arrivato il momento di gridare forte quelle che sono le aspettative di tutte le persone perbene di questo Paese. Basta con i furbi che non pagano le tasse (a quando una riforma fiscale che tenga conto di equità e giustizia sociale?); basta a far pagare sempre e soltanto lavoratori e pensionati; basta consentire alle organizzazioni mafiose di controllare il territorio e condizionarne investimenti e sviluppo (in ogni parte d’Italia ormai). Vogliamo un Paese che sia capace di creare sviluppo e lavoro nel pieno rispetto delle regole; un Paese che sia orgoglioso e riconoscente (non solo a parole) alle sue forze dell’ordine. Lottiamo per un’Italia più sicura e più giusta.
Un’ultima notazione. Con il raggiungimento di questo primo traguardo, la nostra attività sindacale avrà ulteriori stimoli. Cercheremo di migliorare la qualità dei servizi che offriamo (oggi oltre il 95% degli iscritti si rivolge ai nostri uffici per chiedere di vedere soddisfatte le proprie esigenze). Ancora un grazie di cuore va a tutti i collaboratori del SIAP, che quotidianamente, con professionalità e pazienza, sono a disposizione degli iscritti.
E immensamente G R A Z I E a tutti coloro che, anno dopo anno, sostengono economicamente il nostro Sindacato ed hanno continuato a farlo ogni anno piu’ numerosi.

domenica 12 febbraio 2012

Senza risorse il sistema prima o poi crollerà … intanto i poliziotti sempre più delusi


Stiamo vivendo un momento storico sociale molto particolare dove la parola d'ordine è RIGORE , per far quadrare i conti dello stato. Di pari passo stiamo affrontando un momento in cui la criminalità sta dando gravi problemi alla sicurezza delle nostre città. Non passa giorno che i media non segnalano il problema della sicurezza, sottolineando l’aumento della criminalità di strada, che fa  aumentare il senso di insicurezza in cui si trovano a vivere i cittadini. Basta guardare le grandi città per avere conferma di ciò.
Siamo divenuti l'anello debole da massacrare, l’ammortizzatore per le pulsioni sociali delle varie categorie che si sentono anch’esse deluse e amareggiata da una politica sempre più distante dalle esigenze del popolo. Oramai sono lacrime e sangue per i poliziotti, con un comparto sicurezza ormai al  collasso, che taglia e taglia senza una strategia sulla sicurezza, senza ascoltare il grido d’allarme che proviene dai suoi uomini . Peraltro che importa se mancano uomini, mezzi, se i poliziotti vivono sull'orlo della povertà , se sono costretti a rinunciare a stare vicino alla famiglia e i figli per coprire servizi che di fatto crescono a dismisura a fronte di un personale sempre più anziano e, demotivato e demoralizzato.
Il problema è serio e impone un approccio razionale, che non dia però spazio all'emotività, questo per evitare che gli eventuali rimedi non siano inappropriati o che facciano correre il rischio di  dare “sicurezza” a scapito della libertà di tutti. In questo clima registriamo un malcontento delle forze dell'ordine che vedono caricarsi di nuovi compiti come ad esempio quelli derivanti dal decreto “svuota carceri”, senza però fornirgli le strutture e le risorse necessarie. Come possono conciliarsi le due cose, che invece sono incongruenti e contrastanti.  Se lo chiedono i poliziotti , attraverso il  sindacato SIAP   che li rappresenta e cerca in tutti i modi di tutelarli ;  ma lo spirito che  anima i Poliziotti va al di là della politica e delle varie strategie internazionali, oggi la dura realtà è che  si sentono  soli ed abbandonati dalle istituzioni.
 Sempre più  poliziotti iscritti e rappresentati dal  SIAP per  avere una lotta sindacale vera, perché abbiamo un governo che produce norme che di fatto dimostrano l’inadeguatezza di chi le ha partorite, come il Decreto “svuota carceri”.  Questo modo d’agire del governo documenta la mancanza di conoscenza del problema, oltre che una grande superficialità, spostando solo il problema del sovraffollamento sulle spalle dei lavoratori della Polizia di Stato , già fortemente colpiti dalla manovra finanziaria .
In fatti il governo ha posto la fiducia sul  “svuota carceri”. Hanno fatto un indulto mascherato mettendo a rischio sempre di   più la sicurezza dei cittadini, non permettendoci neppure di discutere i nostri emendamenti per migliorare un testo che, così com'è, è inaccettabile. Il SIAP ha più volte sottolineato a chi di competenza  la pericolosità  di questo  decreto svuota carceri, ma questo governo e' sordo a qualsiasi dialogo . Il ministro della Giustizia giustifica la fiducia per ragioni di tempo  in realtà c’erano ancora 15 giorni prima della scadenza dei 60 per la conversione, durante i quali era possibile, e quindi doveroso, rispettare il lavoro del Parlamento ed evitare di imporre un pasticcio che finora ha provocato solo danni. Fin dall'inizio vi sono state motivate riserve da parte del SIAP e tutti i  sindacati, partiti, rappresentanti delle istituzioni, singoli parlamentari, ma  tutte puntualmente ignorate dal governo.
 La questione delle carceri italiane e la conseguente soluzione trovata e cioè di trattenere i detenuti nelle camere di sicurezza delle Questure, non può diventare una “guerra tra poveri”, né un mezzo per acuire uno scontro di cui nessuno sente il bisogno. Questo è un atteggiamento impositivo assunto senza nessun criterio logico. Una NON  soluzione, quella assunta dal Governo, perché non risolve i problemi né dei detenuti, né delle carceri, né tanto meno delle Forze dell’Ordine e né quelli dei colleghi della Polizia Penitenziaria
Troppo facile e troppo comodo “scaricare” il peso insopportabile di un sovraffollamento di detenuti, oltre 68 mila, la cui genesi e progressività nei numeri sarebbe tutta da studiare, analizzare, setacciare, interpretare e capire.
E' evidente che le nuove disposizioni in materia di arresto e custodia presso le camere di sicurezza che devono essere adibite nelle questure e nelle caserme costituiscono un problema di non poco conto, ma non è ribaltandole sull'amministrazione penitenziaria, già sottoposta da anni a tagli dolorosi della spesa e che non riesce ad assumere altri dirigenti penitenziari ed altro personale specialistico, che la questione può essere risolta o, forse, “tumulata”.
Tra l'altro è singolare che solo nel momento in cui si decide che le persone arrestate debbano sostare per le prime 48 ore presso le camere di sicurezza ci si rende conto che questo costituisce un costo, una emorragia di risorse umane per la sorveglianza, una spesa economica per l'approntamento dei locali, per la loro messa a norma, per i servizi che devono prevedersi dagli impianti igienici a quelli elettrici e di sicurezza, da quelli della fornitura dei pasti all'assistenza sanitaria, etc.. Certo che tutto questo ha un costo ,ma di esso si scoprirà  l’esistenza solo quando non è più a carico dell’amministrazione penitenziaria, ed allora improvvisamente si scoprirà l'importanza della dignità della persona, del rispetto che si deve ad essa, tanto più in un momento in cui, in punto di diritto, potrebbe essere innocente ed essersi trovata, per i mille dispetti della sorte, in condizioni di non apparirlo subito. Se  le persone arrestate per reati non gravi e in attesa di processo per direttissima vengano custodite per le prime 48 ore dal fermo non in carcere, ma nelle camere di sicurezza della polizia non solo non sono  attrezzate  , ma non si può assicurare la sorveglianza interna ed esterna come può essere sorvegliato un carcere anche per la  mancanza di personale .Già i Direttori penitenziari, in qualunque momento della giornata, che sia festiva o feriale, che sia giorno oppure notte, devono  sentire la spina dorsale vibrare ad ogni trillo di telefono, temendo di sentire: “è morto un detenuto”, oppure “hanno preso in ostaggio un agente”, non è giusto che gli agenti di polizia debbano, per le sole prime 48 ore, vivere analoghe ansie.
Così improvvisamente si scoprirà  il rischio suicidario , l'autolesionismo, le malattie infettive, le eventuali cure mediche interrotte, il pericolo di intolleranze alimentari e di allergie, etc. etc. Sono ormai da anni che i  direttori,  gli operatori penitenziari tutti dicevano  che il sistema penitenziario, con le risorse di cui dispone non può farcela, che esso è piegato da un catalogo di reati e di pene esagerato, il cui numero cresce di giorno in giorno, di legislatura in legislatura, che ogni fatto di cronaca nera partorisce la nascita di una nuova più articolata fattispecie, ragione per cui sta oramai esplodendo e che impone, necessariamente e velocemente, di rivedere nel suo complesso, le strategie della Sicurezza, in quanto in un sistema dove tutto diventa penale inevitabilmente assolve ogni cosa e rischia di far rimanere imbrigliati solo i più deboli ed ingenui manovali del crimine e del disagio.
Quindi le camere di sicurezza che in base al decreto legge del governo dovrebbero ospitare chi viene arrestato in flagranza di reato sino al giudizio direttissimo senza passare dal carcere sono troppo «poche», e non garantiscono la dignità di chi vi dovrebbe essere rinchiuso.
Sono 1057 CAMERE TRA POLIZIA, CARABINIERI E FINANZA. Delle complessive 1057 camere di sicurezza, 658 sono a disposizione dei carabinieri, 327 della polizia e 72 della Guardia di finanza dove mancano “accessori indispensabili per la dignità delle persone” tutte sono inadeguate ai nuovi scopi che si vorrebbero loro attribuire: non ci sono servizi igienici, non c'è separazione tra uomini e donne e non sono organizzate in modo da consentire l'ora d'aria. Insomma, mancano i requisiti minimi per assicurare «la dignità» dei detenuti ed adeguarle costa troppo, visto che i fondi l'anno scorso si sono fermati  a pochi euro.
Oltre al fatto che la polizia  non è  addestrata né organizzata per questo tipo di lavoro,  perché  la detenzione è un compito della polizia penitenziaria, mentre polizia e carabinieri nascono per agire nelle strade. Bisogna anche tener presenti i numeri del personale di polizia (107.000) e carabinieri (114.000), che hanno un organico “fermo al 1989” quindi   non solo  i turni di sorveglianza sottrarrebbero forze consistenti al controllo del territorio,  ma  evidentemente non hanno la benché minima conoscenza delle criticità che affliggono le forze di polizia, hanno pensato di scaricare  anche questo  problema annoso del sovraffollamento delle carceri direttamente sugli operatori delle forze dell’ordine cui, invece, sono demandati compiti di prevenzione e controllo del territorio", spiegando che anziché intervenire direttamente sugli istituti carcerari, aumentando il personale utilizzando le strutture costruite che stanno a marcire nel territorio italiano ed alleggerire la Polizia Penitenziaria dalla situazione insopportabile cui da troppo tempo è vittima hanno spostato il problema su altri organici, già notoriamente in difficoltà, deputati ad altre attività istituzionali.
L’inserimento delle camere di sicurezza degli Uffici di polizia nel circuito carcerario come luogo ordinario, anche se temporaneo, di detenzione delle persone, senza avere tutte le caratteristiche tipiche dei luoghi di detenzione, superando la situazione pregressa che le considerava come luoghi di trattenimento temporaneo per il tempo strettamente necessario per l’adempimento delle procedure stabilite dalla legge connessi all’arresto, anche se dettato dalle ragioni sopra esposte, costituisce senz’altro un processo involutivo nell’ambito della civiltà giuridica e delle politiche sanzionatorie e carcerarie. Il SIAP conclude questa missiva  affermando che "la sicurezza e la giustizia non si gestiscono con provvedimenti estemporanei ed avanzi di gestione, ma con provvedimenti organici ed investimenti adeguati. La polizia non  ha camere di sicurezza sufficienti, non ci sono uomini per poter controllare queste persone, rischiamo di distogliere volanti e gazzelle dal territorio e mancano i fondi per assicurare una permanenza dignitosa agli arrestati, ma soprattutto la detenzione per 48 ore nelle nostre celle degli arrestati metterebbe in crisi il sistema di sicurezza dei cittadini. Decreto "fortemente sfavorevole" per i poliziotti e tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine che prestano servizio sul territorio . Per questo, il sindacato di polizia SIAP, si appella direttamente al Tagli che si traducono direttamente sulla sicurezza, ma anche sulla giustizia: sicurezza vuol dire più uomini e pattuglie per le strade che non ci saranno mai se si continua così. 

venerdì 3 febbraio 2012

BOLLINO ROSSO NEL GARGANO


Ancora una volta il SIAP  si ritrova a  registrare l’indifferenza delle istituzioni alle problematiche della sicurezza nella  Provincia del Gargano .
Il SIAP aveva  lanciato un appello  l’anno scorso ai rappresentanti delle forze politiche garganiche e al Questore , affinché, in maniera unitaria, si facessero  portavoce delle esigenze di sicurezza che provengono dal territorio, promuovendo le iniziative più opportune per l’adeguamento degli organici delle forze dell’ordine alle esigenze di questa Provincia.
Dovete  intervenire subito, altrimenti la situazione sarà impossibile da gestire .
Sui giornali  si discute   sulla  mancanza di  sicurezza, intanto continuano le rapine , infatti, cinquanta rapine in pochi giorni ,   ma di rinforzi nemmeno l’ombra.
 L’escalation di violenza che da un paio di mesi sta investendo l’intero comprensorio turba l’opinione pubblica e genera serie preoccupazioni. E così, mentre le istituzioni tacciono, in campo  non dovrebbe scendere solo il  sindacato, ma anche il singolo  cittadino e  questa sarebbe    una presa di posizione quasi obbligata di fronte a quello che sta succedendo: un risveglio delle coscienze che lascia ben sperare.
Crediamo sia arrivato il momento di alzare la testa e chiedere a voce alta maggiore sicurezza nel nostro territorio dove le persone oneste e laboriose devono avere il coraggio di unirsi e ribellarsi a questo stato di cose. L’indifferenza  delle istituzioni verso questi episodi  non fa altro che alimentarli ed è altrettanto dannosa quanto l’inefficienza di chi ci amministra che non fa niente per proteggere le nostre città . Ora c’è una strada sola da percorrere  e cioè uscire   tutti dal proprio  guscio  per rimpossessarci  della nostra terra  non possiamo lasciare il nostro Paese alla mercè dei  delinquenti , dei  mafiosi  che giornalmente ci rubano il salario guadagnato con il sudore della nostra fronte . È questo appello  il SIAP lo vorrebbe   rivolgere   a tutti quei cittadini che vorrebbero  per la  loro città un futuro completamente diverso dal presente.
Si risparmia su tutto,  si abbonda su tutto quello che è gratis e che non serve a nulla: i poliziotti non possono protestare  contro una politica inconcludente che, a fronte di tante promesse, porta a casa un nulla di fatto con un pacchetto sicurezza che inasprisce in maniera totale il cittadino , ben sapendo che mancano i poliziotti e i mezzi per far sì che le leggi vengano rispettate, e che i delinquenti veri rapinatori, stupratori, ladri  ,mafiosi e omicidi  vengano arrestati.
La Polizia di Stato corre il rischio di essere ridotta ad un cane che abbaia senza mordere contro i delinquenti che ormai agiscono indisturbati nella nostra società . Adesso c’è ,davvero, il rischio che il livello di sicurezza garantito ai cittadini si abbassi considerevolmente.
Gli organici continuano ad assottigliarsi e l’età media del personale aumenta. Una situazione che incide in maniera negativa, soprattutto, sull’operatività esterna, ossia, per i servizi di prevenzione e repressione dei reati.
Nella Finanziaria non è previsto nessun fondo per rinnovare il contratto di lavoro ai poliziotti i quali saranno ,quindi, costretti a lavorare e a rischiare ogni giorno la propria vita in cambio di uno stipendio sempre più consumato dalle tasse e dall’inflazione.
Il governo fornisce fondi sufficienti per assumere 1.300 poliziotti nei prossimi tre anni, e si ritiene anche soddisfatto perché, a suo dire, “viene incrementato l’organico delle Forze di polizia”. Siamo davvero sull’orlo del baratro.
Mancano macchine, mezzi e strumenti di lavoro: si fanno servizi delicati e rischiosi con automobili che hanno più di 300.000 km e sono pertanto del tutto inaffidabili. Mancano le risorse per rinnovare le armi in dotazione e persino per le munizioni. Mancano perfino i soldi per le divise e per le giacche invernali, e gli uffici diventano sempre più fatiscenti perché vengono abbandonati a sé stessi.
Per questi reali motivi  il SIAP  si  sente in  obbligo di lanciare  un grido d’allarme, nella speranza che il senso dello Stato induca i Ministri e il governo a cambiare subito e radicalmente la rotta sulla sicurezza.