mercoledì 29 settembre 2010

La festa di S. Michele Arcangelo




Francesco Tiani: 
Oggi è La festa di S. Michele Arcangelo, protettore della Polizia di Stato  …..molto legata al culto del suo Santo Patrono ed ogni anno, il 29 settembre, celebra la sua festività   anche  con la preghiera a San Michele A.  che riassume, in felice sintesi, i valori umani e spirituali che la pietà personale di ogni poliziotto chiede al suo Patrono. protettore della Polizia per la lotta che il poliziotto combatte tutti i giorni come impegno professionale al servizio dei cittadini. Per l'ordine, l'incolumità delle persone e la difesa delle cose.
Voglio ringraziare i colleghi  pensionati della polizia di stato  per la meravigliosa iniziativa ..figure speciali che se si ha la fortuna di avere vicino ti possono donare tanto dello loro esperienza e del loro amore  anche come  padri e nonni …. Loro sono coloro che vengono da lontano e vanno per primi ,ad indagare oltre la vita ;sono le persone da rispettare per essere rispettati un domani anche noi ; sono il passato che vive nel presente ed i bambini sono il presente che vedrà il futuro…
Il  costante rapporto di collaborazione fra la Polizia di Stato e le istituzioni scolastiche  per affermare i principi di legalità perché formare   i cittadini è il miglior modo per esserlo ….. per  raggiungere obiettivi  importanti nella direzione della responsabilità personale e dei principi di legalità e di cittadinanza attiva e solidale .
Vorrei  sollecitare la riflessione sul senso di legalità e diffondere la cultura del bene e del senso civico, promuovendo un ampliamento e potenziamento dei temi della legalità dentro e fuori la scuola, al fine di far acquisire ai ragazzi un’educazione improntata alla convivenza civile, ben coniugandosi con l’apporto offerto dall’incontro con chi, quotidianamente, spende la sua missione al servizio della collettività, tesa a far rispettare, proprio i valori ed i principi sottesi alla legalità.
Il sindacati dei pensionati  tendono  le mani nel sociale  verso chi ha bisogno…Il nostro futuro non può essere vissuto da ricordi conservando le parti buone e buttare le parti cattive, ogni momento della vita di associazione sindacale  produce effetti diretti e indiretti, positivi e indispensabili per costruire l’identità e l’esperienza.
Non è quindi attraverso la divisione e la contrapposizione che si costruisce il futuro, ma utilizzando il patrimonio di uomini… di lotte….di conoscenza… di scelte di lavoro realizzato che si può acquisire il “sapere” necessario per capire il nuovo.
Non dobbiamo demordere sui valori che sono il cardine della nostra appartenenza al  Siap solidarietà,uguaglianza, giustizia, pari dignità.
A chi è ancora dubbioso dico che il rinnovamento va certamente fatto ma, con gradualità ed impegno. Non dobbiamo e possiamo disperdere quelle potenzialità umane…...un grazie a tutti sia per il calore umano che hanno dimostrato in tanti anni passati  nella polizia  e, per quanto continueranno a fare, anche senza  essere in servizio , ma lo sbirro avrà sempre la divisa nel suo DNA e  sono convinto che con una forte azione sinergica tra noi e i responsabili delle categorie dei lavoratori in attività lavorativa potremmo raggiungere grandi obiettivi sia positivi che di proselitismo.
 I pensionati  e  i nostri soci, sono stati sempre attenti e lo hanno dimostrato in tutte le occasioni,di quanta sensibilità e solidarietà nei confronti dei disoccupati, degli occupati che stanno rischiando il posto di lavoro.
Solidarietà e condivisione ve n’è stata, speriamo che si continuerà a marciare insieme, ne siamo fortemente convinti, considerato che le nostre richieste investono interessi della generalità delle persone e che prescinde dalla specificità categoriale.
Questo incontro  ci ha permesso   di approfondire il complesso tema della legalità, nelle sue sfaccettature che investono ogni singolo aspetto della vita, non solo scolastica, dei ragazzi. …. ma anche nel  confronto diretto con i poliziotti, che hanno così potuto trasmettere le loro esperienze ai giovani, derivanti dal loro concreto impegno quotidiano, sempre al servizio della comunità, e delle sue fasce più deboli.
Ringrazio coloro che si sono prodigati per la buona riuscita della manifestazione, tutti i  collaboratori di ogni grado e qualifica ed invio un saluto a quelli che non sono potuti intervenire perché impegnati in improcrastinabili servizi.

                                                                                                         Francesco TIANI


                                                                            
                            

domenica 26 settembre 2010

IO





Sai sono vent’anni che combatto per le rivendicazioni dei diritti dei colleghi … mi sento uno di loro , ma sembra che le grida di dolore della nostra categoria e del popolo rimangono inascoltate …. Ora più che mai hanno bisogno di Speranza …..speranza di vita …..ricerca continua dei valori reali dove i giovani e meno giovani , gli anziani, i bambini non si sentano più soli e abbandonati poter contare su qualcuno a cui potersi affidare e confidare e soprattutto sperare in un futuro migliore .

La nostra società negli ultimi decenni si è fatta teatro di vite sospese tra diritti negati e reti di sostegno troppo spesso rese inadeguate da scelte politiche che hanno intaccato e minato lo stato sociale.



Sono le nostre scelte quotidiane che contribuiscono a favorire stati di giustizia o ingiustizia sociale , a preparare terreni su cui le scelte della politica , della finanza , dell’ economia possono o meno incidere o indirizzarsi verso la giustizia sociale, la coesione , la moralità , oppure verso il profitto che non guarda in faccia nessuno , l’individualismo , l’immoralità e l’ingiustizia. Un ingiustizia sociale è anche la condizione d’arretratezza in cui persiste il nostro Mezzogiorno , che fa registrare un tasso di disoccupazione così alto da condannare all’indigenza la popolazione meridionale. Guarda sulla mia bacheca il filmato del mio libro… capirai molte cose .




Francesco TIANI




sabato 25 settembre 2010

PIU' CHE RABBIA …C'E' TANTA AMAREZZA …................







PIU' CHE RABBIA …C'E' TANTA AMAREZZA …nel constatare che il valore della vita viene sacrificato  anche  sull’ asfalto……  
È successo tutto in un attimo  due  poliziotti e una donna  morti in un incidente stradale avvenuto a Bitonto, in provincia di Bari……. Gabriele Schino e Adriano Epifani e una giovane donna …
 ….poliziotti di quelli che ci credono al proprio lavoro, di quelli che in missione ci sono da sempre, senza decreti di governo o premi in busta paga, in una  Puglia assolata che passa sui morti come fossero un colpo di sole…che hanno insanguinato  l’estate  bitontina.
Uomini del  Reparto Prevenzione Crimine della Polizia di Stato
sono reparti di supporto che vengono spostati in giro per l'Italia per svolgere prettamente funzioni di controllo del territorio.......
 sempre in appoggio delle Squadre Mobili delle Questure che ne richiedono l'utilizzo…personale  che proviene da tutti i ruoli della Polizia di Stato....  noti innanzitutto dal logo sulla vettura di servizio ……un'aquila dorata che stringe un fulmine rosso … la tempestività degli interventi in ogni parte d’Italia …fra gli artigli …… simbolo di forza e sicurezza capaci di catturare la preda ……… .. 

Il loro compito si differenzia a seconda delle città in cui operano.
Se vengono richiesti in supporto di una qualsiasi Squadra Mobile di solito è per lo svolgimento e l'esecuzione di una grossa operazione di polizia in qualità di "personale in divisa" in modo tale da non intaccare l'opera di controllo del territorio da parte delle volati del luogo....vengono messe a disposizione del dirigente di quell'Ufficio che ne dispone a suo piacimento e quindi possono anche al limite fare interventi in ausilio alle volanti locali …sono perfettamente in grado di svolgere questo compito ma  spesso ....non essendo del luogo....incontrano logiche difficoltà negli spostamenti e "peccano" logicamente, non per colpa loro, di poca conoscenza dei luoghi in cui operano… mandati allo sbaraglio rischiano la vita in silenzio in territori che non conoscono, uomini sempre presenti sul campo ..

Credo sia sempre molto dura fare  “La Conta” perché ogni volta che un fratello in divisa ci lascia per fatti strettamente riconducibili al proprio servizio mille e più cominciano a essere gli interrogativi e le paure che si affacciano su chi, come noi, come me, quotidianamente, affronta la strada con indosso, sempre e comunque, una divisa…. Conosco la vostra paura e la vostra fatica. Sappiamo  cosa significa essere legati a un collega e cosa significa perderlo…. Voi siete l’esempio di come é cambiate questa città. Siete il riscatto delle coscienze e una rivincita per il nostro paese malato….

 ……..questo dolore ci richiama alla fragilità della vita, alla pericolosità di questo mestiere, alla crudezza dell’esistere e di quanto, purtroppo, si possa fare molto poco verso questi incredibili fatti di sangue.
Inutile provare a cercare un senso, inutile chiedersi perché; non esistono parole per provare a chiedere o a capire quale assurdo motivo possa condurre “il destino” a fare cessare la vita.

Incidenti … omicidi …  missioni di guerra…. colpiscono  la coscienza di tutti noi, ci invita a riflettere, a sentirci partecipi del dolore che investe la famiglia, ma tutto ciò causa soltanto l’emozione del momento!! Poi tutto e subito ritorna alla normalità, si dimentica ed il vuoto resta chiuso tra le mura domestiche.
Non sono solo parole le mie, ma uno sfogo, un’amara constatazione, il dolore per la perdita di una vita umana viene intensamente vissuto in seno alla propria famiglia, in giro se ne parla…… e poi......
Sono  i genitori … i figli…. le mogli… degli “sbirri” e ne sono orgogliosi…che hanno coscientemente scelto di fare i poliziotti, avrebbero  voluto contrastarli, ma non ne hanno  avuto il coraggio, perché era questo che volevano!
Ho conosciuto negli anni tanti ragazzi lontani da casa … li ho sentiti e li sento miei figli, li vedo soli in una società falsamente buonista, abbandonati dalle Istituzioni, scherniti e addirittura odiati da un contesto sociale che si ricorda di loro nel bisogno… nel morte nel  falso cordoglio.
Sono “carne da macello”…. In servizio per salvaguardare l’incolumità del “Prossimo” ma la loro incolumità chi la salvaguarda?
…Si ricordi sempre il popolo  di questi nostri figli costantemente in guerra, che devono vincere battaglie su battaglie, questi nostri figli “mal pagati”, “malvestiti”, “vituperati” ma è giusto che sia così, sono “sbirri”, loro lo hanno voluto!
Lo Stato si ricorda di loro solo quando ci scappa il morto.

Guardiamoci negli occhi e pensiamo a chi siamo, da dove veniamo, se abbiamo una missione e quali sono i metodi per vivere ciò che in qualche modo abbiamo il più delle volte deliberatamente scelto.
Vi sono parabole di vita dal sapore amaro, sogni d’amore infranti…. figli senza genitori rimasti orfani e madri e padri rimasti senza la loro gioia di vivere per colpa di mani assassine o  di un inseguimento  maledetto .
Parabole di questo genere colpiscono la vita dei Poliziotti e dei loro cari molto più spesso di quel che comunemente si immagina.
Persone, i Poliziotti, che tante volte ci credono sul serio, che abbracciano quella divisa come fosse una fede, un saio, un abito talare cucito sulla pelle da cui nemmeno negli attimi più intimi di vita riescono a liberarsi.

Vite, quelle delle “Divise”, che difficilmente verranno raccontate, vite che si perdono nell’oblio del tempo di cui nessuno si interesserà sul serio…. fare il poliziotto  per molti cittadini è un  mestiere infame! 


venerdì 24 settembre 2010

Vittime del dovere...........




Pattuglie… Volanti ….Gazzelle.... 
Vittime del dovere… Servire lo Stato, a costo della propria vita. Indossare una divisa significa accettare di poter morire per quella professione. Che a volte è vissuta come un lavoro qualunque per arrivare a fine mese, ma in molti casi è un'autentica missione….. una seconda pelle per molti di noi . …. E se in un agguato criminale o in un inseguimento si rischia la vita, non si rimpiange mai la propria scelta. 
....... chi ha avuto la fortuna di sopravvivere. … colleghi rimasti infortunati in servizio, non hanno mai avuto un ripensamento sulla scelta di indossare quella divisa. Rifarebbero esattamente tutte le cose che hanno fatto, perché quando si decide di diventare poliziotti, si accetta il rischio di morire o rimanere feriti sul lavoro. Certo, ognuno spera sempre che non capiti, ma si muore di malattia, per tante altre cause, e in altri incidenti sul lavoro. Non hanno rimpianti, nessuno di coloro che si trovano nelle condizioni di disabilità credo ne abbiano ….. ma a fare male sono altre cose, l’indifferenza ….la riconoscenza e l'attenzione che spesso vengono a mancare da parte delle Istituzioni e di alcune persone….. considerati amici … vedersi consegnare una medaglia d'oro e poi essere dimenticati il giorno dopo non è bello . 
Per loro inizia un autentico calvario… fisico …morale. Segnati per sempre nel corpo e nello spirito, ragazzi che si rendono conto che nemmeno per loro, difensori della legalità dello Stato, esistono automatismi, uffici preposti efficienti e ben informati, persone preparate per aiutarli a districarsi nel dedalo della burocrazia e della giurisprudenza….. Forza andiamo avanti...

martedì 21 settembre 2010

IL SINDACATO UN SOGNO



Libro Scritto da CICCIO TIANI







……… nella nostra epoca parole come amore e carità non godono di buona fama .O meglio , hanno successo alcune immagini ridotte di esse , che vanno per la maggiore a secondo degli “ interessi”  di chi ha il potere…..




in vendita presso: 

Libreria LATERZA
Via Sparano da Bari, 136 70122 Bari. Tel. 080 5214078

Libreria ROMA 
Piazza Aldo Moro, 13 70122 Bari. Tel. 080 5211274

venerdì 17 settembre 2010

…….E continuano a chiamarle missioni di pace





So che questo è un momento storico di grande incertezza per molti italiani. … abbiamo mandato giovani uomini e giovani donne a compiere enormi sacrifici…. abbiamo subito dolorose perdite … Questa è una realtà sempre più  incomprensibile …non è possibile schierarsi da una o dallaltra parte perché non è possibile auspicare la morte a un proprio simile …. questa sarebbe  una sconfitta  dell’ umanità . I militari , rappresentano un’ umanità varia, fatta di fomentati guerrafondai come di persone curiose.. aperte  oneste…  autoritari..  simpatici e soprattutto  anonimi. Credo di rendergli molto più onore descrivendoli così che semplicemente come eroi senza macchia e senza paura.
Quanti militari italiani morti in missioni internazionali di pace. Quanti messaggi di cordoglio inviati dal ministro della Difesa in occasione degli anniversari di tante stragi e commemorazioni organizzate per ricordare i caduti italiani nelle missioni internazionali, un omaggio alla memoria di tutti coloro che, con esemplare spirito di abnegazione, hanno perso la vita assolvendo il proprio compito nelle missioni internazionali per la sicurezza e la stabilizzazione delle aree di crisi.
La naja, si sa, rappresentava il servizio militare così come “ai nostri tempi”si faceva. Un servizio obbligatorio, e al quale tutti dovevano attenersi. La parola evoca l’idea della noia, del conto dei giorni che mancavano al congedo o della “stecca”, come si definiva in gergo.
Per chi ha  trascorso solo poche ore nelle zone di guerra … coinvolto in un  attentato … minuti di terrore …..il  ricordo  di ogni singolo fotogramma . … confusione… panico… ricerca di un nascondiglio… orrore per le ferite per il sangue e  poi  il chiasso che sfonda i timpani… cadaveri… fiamme.. colpi di mitra ed esplosioni.
 Il terrore che spezza il fiato, che si specchia negli occhi dei compagni di sventura, che ti spinge a scappare …. con i civili che si accalcano, che strillano, che mi caricano su una macchina e buttano sul mio corpo insanguinato un bambino immobile, candido, freddo….  nella guerra vince  sempre   la morte.
Un’ esperienza così  lascia  rabbia dolore .
 L’ipocrisia di un Paese in fibrillazione per gli eroi di  guerra , il presenzialismo costante di politici… generali… preti … giornalisti. non sono  “missioni di pace” ma “sono missioni di morte” .
Il sacrificio di tanti italiani impegnati nella costruzione della pace rafforza la determinazione ad opporsi ad ogni forma di sopraffazione e di violenza e la consapevolezza di come soltanto attraverso il dialogo, la tolleranza e la giustizia sia possibile comporre i contrasti tra i popoli e perseguire la cooperazione e l’ordinato sviluppo sociale ed economico .
 Ma il dolore più grande di un militare è il senso di colpa per essere sopravvissuto, il senso di responsabilità che si prova quando una storia che sembrava lontanissima arriva così vicina da ustionarci. Il misto di rabbia e tristezza che si prova quando non riesci a tenere in braccio tuo figlio senza rivedere nel suo volto quello di un bambino che ha avuto la sfortuna di essere nato e morto in zone di guerra .


giovedì 16 settembre 2010

Multietnicità

Per prima cosa bisognerebbe sapere cosa significhi “multietnico”.
 Multietnico significa “formato da diversi gruppi etnici” e l’etnia è così definita: “raggruppamento umano basato su comuni caratteri razziali, linguistici o culturali”.
Diverse etnie possono convivere sullo stesso suolo a condizione che questa convivenza sia armonica.
Il discrimine non sta nell’omogeneità della popolazione, ma nella capacità di integrazione in un modus vivendi comune.
Non è importante da dove si viene, è importante come ci si amalgama.
Un paese democratico come il nostro  non rifiuta l’ingresso a chi viene per lavorare e contribuire alla prosperità nazionale. Le differenze di colore, di religione, di abitudini alimentari non hanno importanza.

Ogni cultura possiede una sua «forma», creata dalle particolari caratteristiche che distinguono un popolo dall’altro e che si manifestano nella diversa visione del mondo, nella diversa sensibilità nei confronti della natura, nella diversità delle lingue, delle religioni, delle arti, dei costumi, dei sentimenti. Ciò che mantiene in vita una cultura è la «personalità di base» del popolo che l’ha creata, quel particolare insieme di comportamenti che ci fa dire con molta semplicità: gli inglesi sono fatti così, i francesi  sono fatti così, gli italiani  sono fatti così, e che ci permette di riconoscere immediatamente come «tedesca» una sinfonia di Wagner e come «italiana» una sinfonia di Puccini . La diversità delle culture costituisce la maggiore ricchezza della storia umana.


Ma la storia ci dimostra che anche le più forti, le più ricche, le più potenti, a un certo punto spariscono e non sempre perché distrutte da conquistatori di guerra. È sparita quella straordinaria dell’antico Egitto di cui ci rimane, oltre all’immensa ammirazione per le piramidi, anche la consapevolezza di essere talmente diversi da non sapere come abbiano fatto a costruirle;
è sparita quella di Omero, di Fidia, della cui morte non riuscivano a darsi pace  i romani che hanno fatto l’impossibile per conservarla in vita, ma in seguito innumerevoli pensatori, poeti  e  filosofo come   Hegel  che ha dato  l’unica risposta plausibile : «Laddove un tempo il sole splendeva sui greci, oggi splende sui turchi, dunque smettetela di affannarvi e non ci pensate più!». È così, infatti: sono gli uomini i creatori e portatori di una cultura; non appena sopraggiungono altri uomini, portatori  di un’altra cultura, quella invasa deperisce e muore. Non è necessario neanche che gli invasori siano numericamente in maggioranza: l’invasore è sempre il più forte per il fatto stesso che si è impadronito del territorio di un altro e che si aggrappa, molto più che a casa propria, ai costumi, ai cibi, ai riti, alla religione della sua cultura nel timore di perdere la propria identità.
 Il popolo Italiano  tace di fronte la morte della cultura italiana, dopo aver tanto pianto sulla morte delle culture primitive, non è che  iscrivendo  gli stranieri all’anagrafe come italiani  che la cultura italiana andrà avanti .
I politici non si  sono  mai chiesti perché  gli italiani fanno pochi figli…. ve lo dico io …perché  non gli conviene domandarselo  …. Sia perchè  siamo troppi per l’estensione del nostro territorio  e la natura segue le sue leggi di sopravvivenza e, a causa dell’eccessiva densità, fa diminuire la prolificità. Sia perché i politici lavorano contro le sue  stesse leggi, col risultato che più gente entra, più la natura cerca di far diminuire gli abitanti italiani dato che è nell’interesse degli immigrati fare più figli che possono diventare maggioranza.
La   difficoltà, della gente  italiana , sta   nel  provvedere alla crescita dei  figli,   sia per la mancanza  il lavoro sia  per un  misero stipendio da fame ,  questo sarebbe superabile se tutte le forze politiche, fossero concentrati sui bisogni  delle famiglie italiane .
Con gli anni, alla multietnicità si è inevitabilmente collegata a doppio filo la clandestinità e l’immigrazione. La linea del governo a riguardo è abbastanza nota: deciso no ad un’Italia multietnica e respingimento incontrollato dei clandestini. Forse, però, qualcuno si è dimenticato che già il semplice fatto di far parte dell’Unione Europea comporta un’accettazione della multietnicità di un popolo e anche avere milioni di cittadini di origine straniera significa essere multietnici. Non bisogna dimenticare  la nostra  storia,  soprattutto noi che, storicamente siamo un popolo di migranti.
La realtà dell’immigrazione ha interessato solo negli ultimi venti anni il nostro paese, antico paese d’emigrazione, che fino agli inizi degli anni settanta vedeva ancora emigrare ogni anno oltre 300.000 cittadini in cerca di fortuna. Oggi tutto questo sembra dimenticato e l’immigrazione, con la perdita della memoria storica, suscita paure, fantasmi, preoccupazioni e pregiudizi, accelerando sempre più il processo di frantumazione sociale e culturale. L’immigrazione inoltre ha assunto tempi così rapidi, come mai l’umanità avrebbe potuto prevedere, cogliendo spesso impreparati i governi e le stesse popolazioni
Gli immigrati in Italia, continuano ad essere percepiti come una minaccia: stranieri che vogliono entrare in paesi più ricchi di quelli da cui provengono e chiedono che siano loro aperti i cancelli, i confini, e che, in caso di rifiuto li abbattono con la violenza, oppure cercano di attraversarli di nascosto. E i paesi ricchi si comportano come se di tutto ciò non portassero alcuna responsabilità, o quanto meno come se subissero passivamente gli eventi.
L’immigrazione, il contrasto e l’integrazione tra popoli sono processi inarrestabili nati migliaia di anni fa che hanno visto ideologie inizialmente agli antipodi, riuscire poi a sintetizzarsi. Allora bisogna fare una dovuta precisazione: il rigore e la tutela sono assolutamente necessari ,nessuno vuole un’immigrazione incontrollata, ma non è il respingimento incontrollato la soluzione politica al problema. Gli stranieri devono accettare la vita all’italiana, se vogliono vivere qui.
Tempo fa un musulmano ha assassinato la propria figlia solo perché voleva vivere come le ragazze italiane.

Tutti dobbiamo, fin dove possiamo, rispettare chi è diverso da noi: ma chi è diverso da noi ha il dovere imprescindibile di accettarci, soprattutto se è lui che viene a casa nostra. Noi permetteremo che le donne circolino con il burka, se lo desiderano, ma esse non devono pretendere di essere velate nelle foto delle carte d’identità; le ragazze, se questo stabilisce il regolamento scolastico,  non devono indossare il burka ma il grembiule, come le altre. E bisogna punire molto severamente chi si rende colpevole di mutilazioni genitali e di altre pratiche incompatibili col nostro livello di civiltà.
Non tutti gli immigrati arrivano in Italia sui barconi in condizioni di estrema difficoltà vivendi come clandestini . Bisogna  vincere nella lotta agli scafisti, dove belle ragazze   vengono  rapita in Albania e trasportate  in Italia… vite violate, strozzate,  sogni spezzati   bambine, ragazze , donne   avviate alla prostituzione  contro la loro volontà che diventano  un  rifiuto della  società italiana , non si  potranno mai innamorare e  non diventeranno  mai  madre e nonna. 
Nell’era della globalizzazione, del flusso migratorio dei popoli notiamo che la miopia governativa, in tema di leggi certe ed applicate anche tendenti a salvaguardare gli atoctoni, è tale che l'andamento demografico positivo in Italia è dato proprio dalla nascita di figli di immigrati. La presenza di unioni miste nella nostra società significa che siamo assistendo non solo ad una stabilizzazione del fenomeno immigratorio, ma del costituirsi di un tessuto interetnico fra autoctoni e immigrati. Si tratta segnali inconfondibili d’informazione sul grado di inserimento degli immigrati, l'attenuarsi del pregiudizio razziale ed etnico.


 Ricordo  con piacere  il film “Indovina chi viene a cena” del 1967  con Spencer Tracy , dove una ragazza bianca americana, cresciuta in una famiglia liberal, si innamora di  uno stimato medico afroamericano conosciuto dieci giorni prima alle Hawaii. I due hanno deciso di sposarsi e si recano a San Francisco, dove intende presentare il fidanzato ai propri genitori . Il padre di lei, infatti, è un giornalista di tendenze liberali. Ma le convenzioni giocano ancora un certo ruolo: in un primo momento l'uomo si oppone decisamente. Solo dopo un lungo colloquio con la figlia, si accorgerà del significato razzista della sua scelta e acconsentirà all'unione...
Gli Stati Uniti anticiparono così un fenomeno , le prime unioni miste, che da noi si è verificato   solo negli ultimi anni, ma sta avendo uno sviluppo rapido…. Infatti  in Italia, negli ultimi 15 anni, le nozze multietniche sono triplicate.

Tanti sono i fattori sociologici e psicologici che contribuiscono all’aumento del numero dei divorzi in Europa e questi fattori influiscono ancora di più sui matrimoni misti, perché le pressioni psicologiche all’interno di tali unioni sono maggiori. Le donne in Europa sono attratte dagli ideali della carriera, emancipazione, autorealizzazione e parità di diritti. Per questo non sempre esse trovano comprensione da parte del marito e dei parenti musulmani o di altre religioni  . Si possono accumulare, per esempio, piccole irritazioni per le lingue che devono essere usate in famiglia, per il cibo, per la scelta della scuola e queste rendono l’atmosfera tesa tanto da poter provocare un divorzio. Arrivare a un divorzio può significare per la donna essere svantaggiata nei confronti dell’uomo. Anche se il giudice decide di affidare i figli alla madre, il padre può rapirli e portarli nel suo Paese d’origine.




Se in un paese musulmano agli stranieri non è consentito di professare pubblicamente la propria religione e tutti sono costretti a rispettare le loro leggi, basate sul Corano, appare poco chiaro il motivo per cui agli italiani, col pretesto di un'equivoca tolleranza, si chiede di togliere dai luoghi pubblici il crocifisso, che è il principale simbolo della cultura e della religione cristiana. Se a qualcuno da fastidio vedere in una scuola o in un luogo pubblico l'immagine del crocifisso, perchè  simbolo della religione cristiana, e ne reclama con arroganza la rimozione,  viene da pensare che, se a qualcuno da fastidio incontrare sul suo cammino una chiesa, perchè fa riferimento a Cristo, allora tutte le chiese dovrebbero essere abbattute.
Il Crocifisso -  è stato sempre un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza per tutta l'umanità. Dispiace che venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della libertà.  In particolare, è grave - voler emarginare dal mondo educativo un segno fondamentale dell'importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura italiana. La religione dà un contributo prezioso per la formazione e la crescita morale delle persone, ed è una componente essenziale della nostra civiltà. È sbagliato e miope volerla escludere dalla realtà educativa,  E poi stupisce  quando la Corte Europea interviene  pesantemente in una materia  profondamente legata all' identità storica, culturale, spirituale del popolo italiano..  
 Quelli che con pretesti vari propongono di togliere i simboli religiosi cari al popolo italiano, è come se volessero togliere agli italiani la loro identità culturale, storica e religiosa. Coloro che sostengono che bisogna togliere il crocifisso dalle scuole per facilitare l'integrazione dei musulmani immigrati in Italia, dovrebbero provare a chiedere se i musulmani desiderano questo e se sono disposti a fare altrettanto nei loro paesi.

Che direbbero i musulmani, che tenacemente difendono i propri simboli e i propri riti, se si chiedesse loro di togliere il fondamento islamico da tutte le loro leggi? Il crocifisso non è un oggetto qualunque appeso alla parete come un attaccapanni, ma è un'immagine che vuole rendere visibile una delle principali verità della religione cristiana. Non è insignificante il segno della croce che il cristiano fa   perché in quel gesto si esprime la fede che da significato e sostegno al modo di vivere del cristiano. Tra la vita che si conduce e il riferimento al crocifisso c'è un legame molto forte. Chi chiede di eliminare il crocifisso fa trasparire un provocante atteggiamento iconoclasta con cui si mira a eliminare i riferimenti visibili alla religione cristiana, comprese le domeniche e le altre feste cristiane.
Ogni civiltà e cultura comprende elementi ereditati dal passato quando i musulmani con arroganza reclamano che sia tolto il crocifisso dalle scuole arrecano un grave insulto non solo alla religione cristiana, ma a tutto il popolo italiano .Questo potrebbe provocare come reazione il risveglio delle antiche lotte di religione, dal momento che vengono oltraggiati dei valori per i quali nel passato ci sono state persone capaci di sacrificare la propria vita. Chiedere che il crocifisso resti al suo posto non significa imporre agli altri le proprie convinzioni, ma chiedere che siano rispettate espressioni di civiltà che hanno radici molto profonde. Tutti veniamo condizionati dall'ambiente in cui nasciamo o viviamo: famiglia, scuola, televisione. Tuttavia quando si acquisisce la capacità di conoscere e decidere, dopo aver valutato ciò che si è ricevuto dagli altri, si dovrebbe avere la capacità e responsabilità di decidere fino a che punto si è disposti a farsi condizionare dall'ambiente.
Sentire  Adel Smith , presidente dell'Unione Musulmani d'Italia, che  il crocifisso andrebbe tolto da ogni scuola perchè quel "cadavere in miniatura" turba l'animo sensibile dei bambini e   non favoriva l'integrazione in classe degli  alunni  musulmani. I  docenti  italiani  hanno  insegnato per molti anni con il crocifisso alle spalle, senza mai notare che la presenza del crocifisso suscitasse negli alunni riflessioni profonde sul destino umano o sul senso della vita. 
La maggior parte degli italiani sono contrari alla rimozione del crocifisso dalle scuole. Molti ricordano con nostalgia quando alle elementari pubbliche la maestra prima dilla lezione faceva dire una preghiera. Si vedeva il crocifisso sulla parete, e a nessuno veniva in mente che l'immagine del crocifisso potesse provocare traumi o far del male a qualcuno. Si potrebbe sottolineare che in una Società in cui a Dio si pensa troppo poco, un'immagine sacra aiuta a ricordarsi che esiste Dio. Se si toglie qualsiasi simbolo religioso è come se si fosse tutti atei. Non è da sottovalutare che la religione cristiana cattolica è tuttora quella seguita dalla maggior parte degli italiani, anche se non tutti sono assidui praticanti.
Sul problema del crocifisso si è cominciato a discutere a causa della presenza di alunni musulmani e di altre religioni nelle scuole italiane. Per alcuni sarebbe conveniente che ai ragazzi non cattolici presenti nelle scuole in Italia, come segno di rispetto per gli italiani, si dovrebbe dare la possibilità di conoscere la religione cattolica, non per imporre una religione diversa dalla loro, ma per far loro capire che vivono in un paese dove c'è una religione diversa dalla loro. In questo modo sarebbero educati a conoscere e rispettare la civiltà e la cultura del popolo che li ha accolti.
Anche gli alunni cattolici dovrebbero essere educati a prendere coscienza che esistono amici e compagni che seguono altre religioni per evitare che ci siano discriminazioni basate sulla religione.
Questo dovrebbe essere attuato in modo particolare durante l'ora dell'insegnamento della religione. Il cristiano dovrebbe portare sempre impresso nella propria mente e nel proprio cuore il ricordo di Gesù che è morto in croce per la salvezza di tutti e testimoniare con una vita onesta e coerente la propria fede. Il cristiano dovrebbe esprimere la propria fede non solo conducendo una vita onesta, ma anche curando la propria vita spirituale e la propria istruzione religiosa.

Anche l’Unione Europea sembra voler realizzare il sogno di una società in cui le varie culture siano raccolte, dove la cultura predominante non sovrasta la più piccola, ma dove tutte si completano scambievolmente. Questo sogno si può  realizzare  nella nostra società multietnica,  Non permettiamo  che sia stravolta la nostra italianità  cercando  di limitare l’ingresso di coloro che  non vogliono integrarsi.

Stiamo vivendo un'epoca di tensioni sociali.



Stiamo vivendo un'epoca di tensioni sociali che non ha precedenti negli
ultimi 50 anni. Chiude un'azienda dopo l'altra mentre lavoratori di tutte
le età vengono sbattuti in mezzo a una strada. Nelle scuole si fa largo
una nuova stretta autoritaria e i costi di studio sempre più alti tagliano
fuori dalla possibilità di avere accesso a un'istruzione di qualità.
Pagare un affitto richiede una quantità sempre maggiore dello stipendio,
mentre si può accedere a un mutuo solo con la copertura del reddito dei
genitori. Il futuro di un'intera generazione sembra una corsa ad ostacoli
in cui pochi vedranno la fine: ormai nessuno ha più il coraggio di parlare
del capitalismo come dell'unico sistema che può dare una possibilità a
tutti.
Il sistema economico che governa la nostra società si sta riprendendo
tutte le conquiste ottenute grazie alle lotte dei nostri Padri . Quelle
lotte, che si svilupparono nell'arco degli anni '60-‘70, permisero
l'ottenimento di conquiste sociali che i padroni di questo paese sono
andati rimangiandosi anno dopo anno: furono lotte profondamente generose
che però non riuscirono a spingersi a un punto tale da rendere quelle
conquiste stabili e irreversibili.
Una Città senza memoria è come un individuo che abbia dimenticato il
proprio passato e persa la propria identità .
Oggi ricorre  il martirio di Sacco d’origine Pugliese  e Vanzetti,
nell'anniversario di quell'assassinio di Stato, un  caso  emblematico. I
due anarchici italiani  che  vennero arrestati, processati e giustiziati
sulla sedia elettrica  il 23 agosto 1927 furono  riabilitati ufficialmente
nel 1977 e  il   governatore del Massachusetts ne affermò l'innocenza;
Colpevoli solo di propagandare con la parola i sentimenti di giustizia e
libertà degli oppressi, due persone profondamente buone e miti, di due
anarchici che volevano solo un mondo più giusto e più libero per tutti e
non si rassegnavano all'ingiustizia e alla legge del più forte.
 Per non dimenticare il  tragico perpetuarsi della tradizione giuridica
degli omicidi di Stato nella terra che ha assassinato i due emigranti
italiani, ma anche per riflettere sulle dinamiche sociali e politiche
che si innescano in tempi di immigrazione e di conflitti per il lavoro,
per la casa o per la giustizia (re)distributiva di tempo e di denaro in
una  società ; sono  fatti di tanti anni fa , ma sempre  più vicino alla
storia del nostro tempo di quanto possa sembrare a uno sguardo
distratto.
Pur essendo diritti elementari, sanciti nella costituzione , possono
sembrare utopiche….. in fondo, nella mente dei giovani e dei lavoratori
del nostro paese per anni si è fatta strada l'idea secondo cui studiando
più in fretta si avrebbe alleviato la sofferenza e facendo più
straordinari si avrebbe guadagnato un po' di più... ma in una società
divisa in classi, una che sfrutta e una che è sfruttata, le idee dominanti
sono sempre quelle della classe dominante perché essa ha a propria
disposizione i mezzi materiali della stampa, della cultura,
dell'ideologia…
 La migliore forma di insegnamento è data dall’esempio, ma per quanti
buoni esempi tu possa dare, una cosa non potrai mai insegnare:  Il
coraggio.
Il coraggio di cambiare quello che possiamo . .. mantenerci
nell’ignoranza, è la più grande aspirazione di chi comanda perché da essa,
trae il proprio potere.

Fa pensare l'aggressione verbale e fisica nei confronti del segretario generale della Cisl .


Fa pensare l'aggressione verbale e fisica nei confronti del segretario generale della Cisl . Questo gesto costituisce un atto gravissimo  perchè può rappresentare il ritorno di una stagione di violenza politica nel Paese che ha conosciuto ben quarant'anni di ricorrente terrorismo ideologizzato. Secondo episodio di un`escalation di violenza,  una cinquantina di lavoratori, studenti e precari legati ai centri sociali torinesi ,che ha avuto come teatro la Festa nazionale del Pd ..
Nel torinese la crisi di lavoro ha finora picchiato duro nella manifattura, a partire dalla metalmeccanica.
I dati più recenti sul mercato del lavoro locale ci dicono che l’onda negativa si va espandendo ai servizi per le imprese.
Si ha la netta impressione che nel complesso le imprese così come si adeguano per ricostituire un minimo di scorte produttive, quando assumono si limitano a sostituire il personale strettamente indispensabile.
Non vanno dimenticati gli stabilimenti torinesi Iveco e Cnh, colpiti da un pesante calo produttivo e da un massiccio e prolungato ricorso alla cassa integrazione
Non mancano qua e là aziende, anche piccole e medie imprese , che si stanno riprendendo o grandi aziende che confermano la loro volontà di radicamento torinese come Pirelli, Lavazza,…. mentre invece non sono poche le multinazionali che mandano precisi segnali di ridimensionamento, se non abbandono, del nostro territorio.
Per questo il confronto politico-sindacale con popolo  assume grande significato e rilevanza a tutto tondo; in stretta correlazione non solo nella dimensione nazionale delle scelte produttive e di mercato, ma il bisogno di  nuove strategie. 
Per mantenere vitale uno stabilimento bisogna renderlo competitivo con investimenti, innovazione tecnologica, organizzativa, di prodotto e produttività del lavoro; ottimizzando un ambiente esterno favorevole;
Questa consapevolezza è fondamentale quanto indissolubile  con la fermezza di perseguire l’obiettivo nella salvaguardia dei posti di lavoro. Si tratta di un atteggiamento irrinunciabile per il Sindacato, che va pure assunto con determinazione e coerenza dai decisori politici pubblici, a livello statale, regionale e locale. E se dunque è importante, come succede in altre nazioni europee, che operi un intervento pubblico in materia di politica industriale e di incentivi al mercato a sostegno del settore, è altrettanto basilare che il danaro della comunità locale e nazionale serva a consolidare le prospettive  degli stabilimenti Fiat a Torino e nel Paese.
Mi fa male ammetterlo   , anche a me stesso,  la   poca fiducia  che si avverte nei sindacati, gli italiani lo considerano uno strumento di tutela ormai “vecchio” non più efficace. .

La maggioranza degli italiani , pensa che  siano uno strumento di tutela ormai superato e   ritengono i sindacati  di oggi non  in linea con le esigenze del mondo del lavoro  e soprattutto  in grado di difendere adeguatamente i lavoratori .
Da qui , si va facendo sempre più strada fra i lavoratori ,  la consapevolezza che i sindacati, sia confederali sia autonomi, siano di fatto non semplicemente collusi con i padroni, ma pienamente integrati nel loro sistema di potere e strenuamente difensori di esso, a tutela di interessi comuni fra capitalisti industriali, agrari, scolastici, forze dell’ Ordine ecc… cittadini che si sentono ingannati e  reagiscono nelle forme più varie, dai litigi verbali allo strappo delle tessere sindacali alla organizzazione in proprio, senza più delega ai sindacati.
A conferma della crescente sfiducia e disincanto verso l’istituzione del sindacato gli italiani pensano  che oggi i sindacati siano più un peso che un vantaggio per i lavoratori.
L’assenza di democrazia sindacale e del lavoro e la mancanza di trasparenti ed eque regole per verificare la rappresentatività dei diversi sindacati hanno regalato a Cgil, Cisl e Uil il monopolio oligarchico dei diritti sindacali. Sia i governi di centro destra sia quelli di centro sinistra hanno protetto tale monopolio: ma gli autori di questa espropriazione dei diritti sono stati i sindacati concertativi che  sono sempre intervenuti direttamente attraverso accordi legislativi e  contrattuali .
 Voglio ricordare ,a coloro che hanno la memori a breve termine  , che  la nascita dei primi veri sindacati avvenne per la necessità di difendersi dai soprusi dalle vessazioni e dalle angherie dei datori di lavoro che schiavizzavano le masse di lavoratori che erano senza alcuna tutela.

Nel dopoguerra , con l'avvento della democrazia i sindacati hanno potuto abbandonare la clandestinità ed uscire allo scoperto.

La passione, l'altruismo la tenacia di alcuni per la difesa del prossimo, per il diritto, contro le angherie, ha permesso lo sviluppo e la crescita dei vari sindacati contribuendo così alla crescita della nazione stessa. Oggi tutte queste qualità sono andate perdute, sostituite dal tecnicismo, dai servizi, dagli opportunismi.


I sindacati sono un quadro alquanto triste ,    sono  diventate  macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente… idee… ideali… programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile…. zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune.
La Stima e la  fiducia sono le migliori fondamenta sulle quali edificare  un leale e duraturo rapporto dove il malcontento di un singolo individuo, seppur legittimo,  non rimanga  inascoltato. .. perché nessuna battaglia combattuta per un giusto ideale è mai stata  considerata vana. La speranza è una virtù fondamentale per l’uomo che ne necessita per continuare a vivere  e credere che si può cambiare .
Ci vuole coraggio in ogni circostanza nella vita. ….bisogna lottare per aver ciò che si desidera, senza mai sentirsi esseri superiori perché la dignità e l’umiltà sono le nostre più  grandi ricchezze.

Di Vittorio : “ Il lavoro salverà l’Italia salvando il nostro popolo dalla fame”




Di Vittorio : “ Il lavoro salverà l’Italia salvando il nostro popolo dalla fame”

Tutti noi Pugliesi siamo cresciuti con i racconti su Di Vittorio, tutte le famiglie povere  di Minervino Murge  ricontavano ai  figli e nipoti  la sua  parabola in cui ci veniva  insegnato a non toglierci  mai il cappello di fronte ai padroni  inteso questo come  un gesto di autonomia intellettuale, non di sfregio come molti possono pensare  perché  si è padroni e servi non per volontà di Dio , ma per come sono distinti da generazione  i rapporti tra le classi.  Di Vittorio aveva  una grande anima, onesta e perbene, abituata a dire sempre quello che pensava, cosa che non è da tutti..per il suo popolo  ha sempre messo in gioco tutto anche la vita . Le sue idea  furono di giustizia sociale e di progresso  solo chiedendo  con forza, determinazione e dignità il rispetto dei propri diritti si può realizzare il Sogno di libertà e di rispetto.
 Era un uomo intelligente, chiaro nei suoi discorsi perché aveva le idee chiare sulla condizione dei lavoratori, viveva di ideologie, possedeva  la vis. eloquentia e parlava a braccio col cuore in mano e veniva ascoltato da tutto il popolo .  .. un uomo del Sud nato nel  movimento bracciantile pugliese, a Cerignola, da una famiglia di braccianti  “figlio del bisogno e della lotta”, costretto a lasciare la scuola e i giochi infantili per sperimentare la durezza del lavoro dei campi e per non arrendersi all'ignoranza decise  di farsi una cultura da autodidatta e da lì cominciò l’attività di sindacalista rivoluzionario  si  confrontò con la violenza e la dittatura fasciste  e dopo la Seconda Guerra Mondiale mise  tutte le sue forze nella lotta per l'unità di tutti i lavoratori, fossero i braccianti del sud o gli operai del nord . Diceva sempre  che le persone di destra e quelle di sinistra hanno lo stesso sudore puntava sull'unità dei lavoratori per ottenere ciò che gli spettava. Così era il sindacato  ,cos’ era la Cgil,  il  suo primo grande segretario del dopoguerra. …quello che diceva che “nessuno dovrà più morire per un pezzo di pane”. Quello che durante i fatti d’Ungheria disse, nonostante Togliatti, “fra i carri armati e gli operai, noi stiamo con gli operai”. Giuseppe Di Vittorio un  mito laico .
Pur vivendo in un periodo  assai difficile, segnata da tensioni ideologiche stridenti legate al sottile equilibrio bipolare della guerra fredda, Di Vittorio lavorò sempre per l’unità di tutti i lavoratori, dalla quale faceva derivare anche l’unità sindacale; a suo avviso, solo in questo modo sarebbe stato possibile difendere, l’interesse generale della classe lavoratrice, lottando efficacemente per la sua emancipazione.
Oggi, nel pieno della crisi in cui l’ Italia giace , con il dramma di migliaia di posti di lavoro a rischio, i sindacati spaccati e un governo che sta mettendo a dura prova i fondamenti stessi dei diritti dei lavoratori Di Vittorio assume un valore assoluto  nella società contemporanea un modello da seguire  , dove i diritti dei lavoratori sono  ancora si figli delle sue lotte, ma parimenti troppo spesso  poco difesi..
I vecchi pregiudizi che annebbiano la mente di gran parte dei lavoratori, l’arte subdola di cui sono maestri i politicanti di ogni colore, ci mettono sempre nella condizione di dover difendere  i nostri diritti da attacchi  vili e triviali, dopo ogni elezione elettorale. 
Noi per loro siamo solo  il gregge  di cui essi hanno bisogno solo  per salire le comode e lucrose scale del potere  unico  scopo principale per cui questi uomini tanto si affannano, intrigano,  corrompono, promettono , intimidiscono è per raggiungere il posto privilegiato di legislatori, mediante il quale essi possono non già rendersi interpreti della volontà di chi li elesse a deputati , ma imporre la propria e incanalare le risorse e le attività di un popolo a loro beneficio e della classe cui appartengono.
 Questa  tattica  abitua il popoli alla passività, tutto si limita  alla fatica di eleggersi un rappresentante, ad accentrare così in poche mani il potere e quindi l’avvenire di un’intera nazione. Questa è una verità troppo vecchia e resa fin troppo evidente dai fatti di tutti i giorni.
Nessuno aspirerebbe al potere se questo non procacciasse dei vantaggi, dei privilegi morali, politici ed economici. Quindi il potere è per sua natura ingiusto e corruttore.
Questo malessere generale che ormai si acutizza in tutte le classi dei lavoratori – siano essi operai manuali o cultori del genio o del fecondo pensiero – si estende anche nelle altre categorie meno potenti, meno privilegiate, le quali cercano con ogni mezzo di non essere completamente travolte dalla lotta per la vita.
 Un uomo, un popolo è forte, quando  è capace di sostenere efficacemente la lotta per la vita, ed anzi riesce a trionfare sulle difficoltà che gli si parano innanzi, a misura dello spirito d’indipendenza e d’iniziativa di cui è animato.
I mali sociali si eliminano eliminando le cause che li generano, quindi logicamente siamo avversi allo Stato, qualunque sia la sua forma, perché questo rappresenta un tiranno che sta sul collo dei cittadini ; un grande parassita dalle mille branche che sa tutto assimilarsi, tutto carpire senza nulla dare….. a  un popolo che vive di stenti pur lavorando .
Non bisogna metter l’uomo nelle condizioni che possa diventare il padrone dell’altro uomo ; non bisogna concedergli né riconcedergli un’autorità, di cui poi tutti debbano sopportare le conseguenze dannose e subire gli errori e le ingiustizie che vengono consumate in nome di un potere da noi stessi eletto.
Quel mondo di Di Vittorio  ora non c'è più, ma esiste un'altra realtà molto più triste … ora  siamo   il  popolo  povero   dei  lavoratori  e non lavoratori  e per i quali è  sempre più difficile rivendicare diritti, ma il sogno di libertà non ha  mai smesso di bruciarci dentro.  Rinunciare alla lotta dei nostri diritti significa rinunciare alla vita perché la vittoria non deve mai essere un punto d’arrivo ,ma un punto di partenza una conquista da rinnovare ogni giorno.