lunedì 23 maggio 2011

Per non dimenticare - Il coraggio di cercare la verità




Nella nostra  memoria  sono ancora vivi quelle immagini terrificanti dell’attentato al Giudice Falcone , a sua moglie e alla  scorta . Il ricordo  è ancora nitido e forte di quell’uomo all’apparenza comune, ma in realtà  eccezionale, … il coraggio delle sue idee,  la sua onestà , la sua abnegazione, la sua determinazione devono essere d’esempio per chi adesso continua il suo lavoro, perchè questo sacrificio non sia inutile  .
Falcone era il nemico numero uno della mafia, ma era inviso anche a tanti centri d’ interesse. Era un personaggio scomodo per il suo impegno per il recupero della legalita’  e dava fastidio agli interessi di troppa gente di potere  .
 L’obiettivo di Falcone  era quello di debellare la mafia e  non si sarebbe accontentato di ridimensionarla  perché  voleva aggredire la specificita’ che rende la mafia un soggetto partecipante  al potere anche con le sue relazioni esterne.
 Tutti noi italiani non ci  dovremmo mai dimenticare  di elogiare e commemorare ogni anno la memoria di persone di tale calibro,  con un senso civico di tutela dello Stato così alto da arrivare a farsi ammazzare per difendere i diritti e la libertà di un popolo corruttibile  che era  e  che ancora è perché Il "sistema" Italia é disposto anche a mostrarsi in tutto il suo squallore umano e parlare male di se stesso... Tutto rimane rigorosamente funzionale al "sistema"... In mezzo il popolo di omertosi , almeno secondo il "sistema", che prima girava la testa dall'altra parte invece adesso c'é chi  cerca di alzarla ... una parte per cercare le facce e gli sguardi dei veri colpevoli... L'altra  come burattini per continuare a commuoversi davanti alla TV...

Il cambiamento, se ci sarà un cambiamento, può avvenire solo con la sostituzione di tutta la classe politica e manageriale del Paese, tutta al di sotto di ogni sospetto. Più o meno ricattabile. Un'idea che non trova posto a sedere è capace di fare la rivoluzione. Il problema è che i posti a sedere sono tutti occupati e il cibo è avariato. La rivoluzione è obbligatoria, le nuove generazioni non ancora corrotte devono prendere il comando perché   altrimenti l'alternativa  sarebbe di  marcire tutti insieme.


giovedì 19 maggio 2011

Ballarò





Con sommo  stupore ieri , nella trasmissione Ballarò, ancora una volta  parlando “sulla lotta alla mafia” si è  dato il merito e gli applausi a chi non li meritava .
 Tra gli ospiti di Giovanni Floris  c’era  il Lidear dell’Udc Pierferdinando  Casini  , Roberto Cota Presidente della regione Piemonte della lega nord e Nichi Vendola  Leader di sinistra e libertà e  presidente della regione Puglia, l’ unico che ha detto la verità sulla “lotta alla mafia” che gli arresti dei boss  non sono merito del governo ,ma  della polizia e  della magistratura.
Gli arresti ,i sequestri dei beni  sono merito dei magistrati e soprattutto dei  poliziotti e dei carabinieri  che grazie al loro spirito di responsabilità e sacrificio, nonostante le sempre più esigue risorse messe a disposizione dal governo riescono a garantire ai cittadini la  sicurezza .
La Lega Nord in questi anni ha votato una quarantina  di leggi e provvedimenti che non solo hanno seviziato la Costituzione , ma che hanno creato grave danno alla collettività, rallentando i processi, creando ingiustizie, rendendo le indagini più difficili.
Senza tralasciare la "riforma" che avrebbe tranciato di netto l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche strumento fondamentale nella cattura di boss mafiosi ,pedofili, stupratori, politici corrotti e criminali di ogni tipo  "riforma"  che per fortuna arenata in parte al Parlamento, e non certo per merito loro. Questa infinita serie d’intralci al lavoro della Magistratura e delle forze dell’ordine , che porta, tra gli altri, il marchio a fuoco della Lega Nord  agevolando le mafie del nostro Paese.
La caccia ai latitanti è ovviamente un'attività fondamentale nel contrasto all'attività mafiosa. Si deve però sapere che se dovesse essere promosso per meriti straordinari qualcuno di quei poliziotti che hanno contribuito all’ arresto  del boss o di un latitante  , prenderebbe solo una qualifica sulla carta o al massimo una medaglia , ma non percepirebbe alcun  trattamento economico perché ogni anno la  Finanziaria taglia  anche i fondi per i premi.
Vorrei sapere dal   Ministro Maroni,che ha ragione a dire che negli ultimi anni gli arresti sono stati tanti,ma  mi può   spiegare quale sia stato il suo contributo  all'enorme lavoro di poliziotti ,magistrati e di tutti  quei professionisti schierati in prima linea spesso senza mezzi e risorse, con le stampanti scariche , le auto rotte e spesso  prive di benzina, con i  territori  che rimangono scoperti per la  mancanza di personale  e non potendo garantire neanche un minimo di sicurezza ai cittadini, soprattutto ,al  Sud dove le mafie sono radicate nel tessuto sociale ; a quei poliziotti   a cui ogni anno   non sono  stati dati  i fondi sulla  sicurezza, ma addirittura tagliati   e  per questo in molti casi hanno visto nello Stato un nemico, un intralcio, un problema, e non una spalla su cui poggiare un sostegno al loro sacrificio continuo mettendosi sotto i piedi anche la dignità di uomo che va incontro tutti i giorni alla morte sapendo che ogni giorno può lasciare orfano un figlio e vedovo la moglie per adempiere alla loro missione ,di dare sicurezza  ai cittadini  e una vita migliore  ai nostri figli.
La polizia  deve essere  garantita   e tutelata  nel servizio  e non solo a parole   , ma con i fatti  .
Occorre rifare il regolamento della 121/81 e non abbandonare il servitore dello STATO nei momenti più difficili, come accade  spesse volte durante l'ordine pubblico ! Nei momenti in cui tanti dei nostri colleghi hanno pagato per gli errori dello STATO!
Il  Siap    lamenta  un evidente abbandono da parte del governo verso le esigenze delle Forze di Polizia, occorrerebbe fare forti riflessioni poiché solo  con l’unione  sindacale  potrebbe  davvero cambiare a favore dei Poliziotti questa amara realtà….  iniziando a non firmare più quei contratti di pochi spiccioli, che mortificano la dignità della divisa   abbandonando i palazzi romani e manifestando democraticamente nelle piazze di tutta Italia per rivendicare le centinaia e centinaia di diritti calpestati senza scrupolo dai governi che si sono succeduti nel tempo.
Spero di avervi dato un piccolo contributo di quello che quotidianamente rendiamo ai nostri iscritti affinchè  aprino gli occhi e tocchino con le proprie mani la dura realtà in cui giace l’Italia.

Francesco TIANI

martedì 17 maggio 2011

Caro Luigi






Caro Luigi ,

ormai è trascorso  un anno da quando  in punta di piedi come era nello stile della Tua vita, sei andato via..
Oggi è la Giornata del ricordo che  consentirà a tutti  noi di unirci nel  tuo ricordo tributandoti   un doveroso omaggio e di manifestare la propria vicinanza alla tua meravigliosa  famiglia, ricordandogli  l’orgoglio di appartenere ad una Patria che, pagando anche un pesante tributo di vite, è protagonista della comunità internazionale in difesa dei diritti fondamentali dell’uomo.

Soprattutto nell'attuale periodo storico di profondi mutamenti e drammatiche trasformazioni che mettono in pericolo i valori fondanti della nostra società e il nostro stesso benessere economico e sociale, nessun paese libero e democratico può sottrarsi al dovere di contribuire alla stabilità e alla sicurezza della comunità internazionale.

 La memoria del tuo  sacrificio, così consapevolmente viva nelle nostre menti e nei nostri cuori ed  impegna l'Italia a proseguire, insieme ai suoi alleati, nell'opera di costruzione di stabilità nel mondo e nella lotta contro il terrorismo e contro ogni forma di violenza e di sopraffazione.
Ne approfitto per  esprimere il più profondo sentimento di gratitudine a tutte le donne e a tutti gli uomini delle Forze armate che con professionalità e coraggio operano quotidianamente anche a rischio della vita in Italia e nel mondo per garantire la pace e la sicurezza, desidero rivolgere ai tuoi familiari e ai familiari  di tutti i militari caduti nell'adempimento della propria missione i sentimenti della mia più intensa solidarietà e vicinanza  persistendo nel vostro impegno, a moltiplicare gli sforzi, anche per onorare la memoria di quei ragazzi e dare il significato più alto al loro sacrificio, che altrimenti sarebbe stato vano.
Luigi eri un uomo semplice e straordinario chi ha avuto la fortuna di viverTi accanto ha perduto un bene grande e si è arricchito di un bene prezioso: del Tuo incondizionato amore.
Tu ci hai lasciato all’improvviso, ma il ricordo di te sarà sempre presente in tutti coloro che ti hanno avuto come un grande amico.
Tu ora ci guardi da un mondo lontano, ma sei sempre in mezzo a noi che continuiamo affannosamente questa corsa forsennata che è la vita. Riposa in pace giovane amico mio, quella pace che Tu riuscivi ad irradiare in tutti quelli che avevano la fortuna di starTi accanto.
Ciao Luigi  non volevo che questo anniversario passasse senza un pensiero per te. 

Francesco TIANI

mercoledì 11 maggio 2011

Polentoni e terroni l’ eterna lotta



Una vergognosa provocazione dell' eurodeputato leghista Mario Borghezio che  questa volta  se la prende con Napoli e i napoletani,che,dice, «non fanno parte dell'Europa civile». «Buttiamo Napoli. Bisogna scappare da questo schifo. Noi vogliano essere liberi da questa Napoli che puzza di rifiuti e camorra».
Se Napoli versa in condizioni pietose, è la classe politica che si deve vergognare e non i napoletani che la subiscono. Caro padano, non solo fai parte  della vergogna dei politici Italiani, ma dimostri di essere un barbaro con queste tue affermazioni .
I polentoni si considerano esseri supremi , grandi lavoratori, amanti della Padania e di tutta la loro cultura, sempre  restii nei confronti dei meridionali, visti come sfaticati, omertosi , disonesti e parassiti che non sanno risolvere i loro problemi.
 I leghisti  che predicano l’opposizione alla società multirazziale  in nome della difesa della “purezza della razza padana”,  individuano  nell’invasione extracomunitaria la causa della progressiva corruzione dei costumi e delle tradizioni  che è   veicolo principale di diffusione di malattie e  criminalità  e per questo rifiutano la  presenza sul loro territorio facendoli rimanere al sud.
Nel 1861 Napoli era una delle più belle  capitali di Europa  annessa al Piemonte con una guerra di occupazione  diventando con Vittorio Emanuele II la capitale dell’emigrazione. 
Napoli è la capitale mondiale della spazzatura   sul Newsweek, sul Time e  sul Le Monde sono considerati dei  benefattori perchè smaltiscono  i rifiuti tossici da tutto il mondo, e soprattutto, dalle imprese del Nord Italia. Avvelenare la Campania gli costa meno che smaltire le scorie nocive..
I Napoletani hanno  una storia millenaria e  lo Stato Italiano li ha ridotti a un letamaio togliendogli  anche la parola. Napoli che ha visto  la civiltà greca, quella etrusca, quella romana oggi sono prigionieri in casa loro  e non sanno  neppure più chi sono.
La lingua napoletana è stata riconosciuta dall’UNESCO, ma non dalle scuole italiane. Dopo l’unificazione  d’Italia non sono  più un popolo, ma camorristi, feccia, cafoni…
Gli insulti e le volgarità  si commentano  da soli  oggi  l'Italia è alla rovina per gente come  Borghezio, che  sa solo criticare e non fa niente per il proprio paese  pensa  solo  alle sue tasche, nelle parole che ha dichiarato vedo come sempre un suo tornaconto personale . 
Si vergogni di queste illazioni e chieda scusa a Napoli e ai napoletani e a tutto il sud culla di civiltà, intelligenza e di  gente onesta.

lunedì 9 maggio 2011

Oggi è la giornata della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi .






Il terrorismo e la criminalità organizzata, anche in Paesi democratici e con avanzate caratteristiche sociali ed economiche come il nostro, hanno lanciato negli ultimi decenni una sfida costante, più o meno grave, all’ordinato svolgersi della vita civile, seminando una dolorosa scia di vittime non soltanto tra coloro che rappresentano lo Stato, ma anche tra la gente comune.
Anche i recenti e ripetuti episodi di uccisione di nostri connazionali impegnati anche in missioni di pace all’Estero, hanno indotto il Parlamento ad approvare  nuove norme a favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice in favore di tutte le vittime italiane degli atti di terrorismo e delle stragi di tale matrice, compiuti sul territorio nazionale o extranazionale, nonchè dei loro familiari superstiti.
Le istituzioni, sulle quali si fonda la struttura democratica del Paese, hanno tenuto salda la loro autorevolezza e la generale condivisione dei più alti valori alla base della coscienza civile ha costituito un baluardo invalicabile che ha impedito a questi fenomeni di assumere dimensioni più rilevanti e, tanto meno, di prevalere. Il prezzo pagato, però, in termini di vite umane, di drammi esistenziali e di sofferenze familiari e' stato, al di là delle dimensioni numeriche, rilevantissimo.
Lo Stato è intervenuto, a più riprese, con norme a favore delle vittime per fatti di terrorismo e di criminalità organizzata, con il preciso intento di offrire un segnale di sostegno, in termini morali ed economici e garantire allo stesso tempo una qualche tutela giuridica agli interessi ingiustamente lesi di quanti sono caduti vittime di tali atti.Ricordare sempre  i diritti delle vittime allo scopo di non permettere la dispersione della memoria storica degli eventi  per difendere la memoria dei caduti ogni qualvolta se ne presenti la necessità e  battersi, e continuare a farlo, per testimoniare la validità e il valore del sacrificio compiuto dai cittadini e servitori dello Stato per difendere la libertà e l'ordinamento democratico, dovendosi talvolta registrare un'attenzione minore verso le vittime che verso i loro carnefici. Infatti i familiari delle vittime vengono  spesso invitate  a dire se sono pronte al perdono  e a farsi carico di problemi che spettano ad altri, mentre assistono  sbalorditi  a chi perdona per conto terzi, a chi inventa ogni giorno una verità a sua scelta variabile nel tempo. La vittima è così sacrificata due volte, ma con essa è offeso, o meglio violato, il diritto. Questo ricordiamolo  sempre quando si accentua il concetto del riequilibrio delle pene irrogate rispetto al reato commesso, adducendo pretesti più vari e dimenticando l'aggravante della finalità degli omicidi e dei ferimenti, il reiterarsi dei reati e la non abiura dei moventi e dei fatti. In questi casi  i familiari delle vittime deluse, schernite e beffeggiate, si sentono abbandonate a sé stesse.
Un panorama che può influire negativamente sulla coscienza collettiva della nostra società, incidendo sulla formazione dei giovani e sulla definizione della scala dei loro valori morali. 

lunedì 2 maggio 2011

Il 2 Maggio


Passato il 1° maggio, festeggiati degnamente i lavoratori, viene tanta voglia di costituire un Comitato per i festeggiamenti del giorno successivo.

Chi festeggeremo il 2 maggio?
Il 2 maggio si festeggiano, innanzitutto, i senza diritti, i paria della società, gli ultimi, quelli che il lavoro non lo hanno mai avuto o lo hanno perso e, con amarezza e mortificazione, vivono la condizione del cassintegrato.
La festa delle vittime dei troppo furbi, degli abbandonati dallo Stato, di coloro che sono cinicamente sfruttati, sulla cui pelle, alla faccia delle leggi di protezione sociale, qualcuno guadagna e che, quando arriva qualche raro pubblico controllo, sono usati da certi “imprenditori” solo come partita di un sordido ricatto sul tavolo di politici ed amministratori senza coraggio e senza onore.
Non mancheranno di certo gli “incurabili” malati terminali, i militari contaminati dall’uranio impoverito, gli intossicati sul lavoro e quanti muoiono per cancro perché costretti a respirare l’aria appestata di stabilimenti chimici, i morti, subito dimenticati, dei cantieri ed i mutilati delle fabbriche, i poliziotti e carabinieri che hanno sacrificato la loro vita per il servizio.
Non saranno dimenticati i migranti, con la miseria negli occhi e lo stigma del malfattore impresso sulla fronte solo in ragione della loro misera condizione.
Saranno celebrati gli orfani e le vedove senza futuro, i giovani cui è negato il diritto allo studio, i bambini abusati, chi in ospedale, se ci arriva, si è fatta tutta la lista d’attesa, quelli che nelle aule dei tribunali come nelle galere aspettano invano, per anni, la Giustizia e così via.
Tutti i senza voce e senza lobby, insomma.
La celebrazione, però, sarà rigorosamente riservata a quanti, riconoscendosi con sincerità nei principi della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo ed in quelli, attualissimi, della nostra Costituzione, siano pronti ad impegnarsi per praticarli in totale coerenza.
Non credo che chiuderanno molti uffici.

Negli ultimi mesi la città di Bitonto...



Negli  ultimi mesi la città di Bitonto è stata interessata da una violenta faida armata tra i due principali clan contrapposti che si contendono il controllo del territorio e dei traffici illeciti, in particolare il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti. I due gruppi criminali, sin dalla loro nascita si sono scontrati in una faida che ha fatto registrare negli anni 2003-2008 innumerevoli fatti di sangue.

Il “problema sicurezza” non si risolve con una bacchetta magica dall’oggi al domani, ma necessita di un lavoro sul tessuto sociale continuo e prolungato.
E’ un clima pesante quello che si respira a Bitonto  si sono registrati in città  scontri a fuoco che contribuiscono a creare un clima di paura fra la gente costretta a subire questa guerra di mala che si combatte da tempo fra clan rivali. I cittadini onesti sono stanchi di assistere impotenti a questa escalation di violenza e chiedono giustizia e sicurezza.
 C’è bisogno della nascita  di un ´ antimafia sociale per sconfiggere la criminalità organizzata, a Bitonto come in tutto il territorio Pugliese  .
Molti continuano  a minimizzare quello che sta accadendo, affermando  che a Bitonto ci sia solo una microcriminalità diffusa, cosa non esatta anzi,   a Bitonto negli ultimi anni si sono susseguirsi  una serie di omicidi, molti casi di lupara bianca, rapine, furti in abitazioni e in esercizi commerciali . Ciò ha generato una crescente paura e un profondo senso di sfiducia nei cittadini, i quali sempre più hanno visto assottigliarsi il loro diritto ad una completa fruizione degli spazi della città con una criminalità dilagante .
Tante volte il “Siap”  Sindacato di Polizia ha fatto presente che i tagli alla sicurezza nelle ultime due Finanziarie hanno superato i due miliardi di euro. Il popolo delle forze dell’ordine è  al collasso. Oltre alla mancanza di personale devono  fare i conti con il blocco degli stipendi e se sono necessari straordinari per far fronte alla mancanza di personale, non vengono retribuiti .
Quello delle retribuzioni è solo un aspetto parziale. In realtà, il cuore delle rivendicazioni del  sindacato di Polizia è che, tra tagli e promesse mancate, Tremonti e Maroni hanno ridotto gli operatori di questi settori in condizioni di lavoro tali da pregiudicare seriamente l'efficacia della loro azione: i dati resi noti  dal  sindacato Siap  della Puglia parlano da soli, il deficit di organico è veramente preoccupante. Se la destra fosse sincera, riconoscerebbe che i famosi manifesti di Berlusconi Città più sicure per tutti dovrebbero oggi essere cambiati con Città con meno poliziotti per tutti.
La sacrosanta protesta  ad Arcore delle forze di polizia conferma ancora una volta come il governo Berlusconi sia sempre bravo a riempirsi la bocca con la parola sicurezza salvo poi non mantenere gli impegni e anzi tagliare indiscriminatamente risorse al comparto. La verità è che Maroni promette, Tremonti taglia e Berlusconi, preso com'è dai suoi tanti problemi, se ne frega.
In due anni e mezzo il governo ha ridotto di quasi 2,5 miliardi di euro le risorse destinate al settore, e questo a dispetto dei tanti successi ottenuti, costringendo le Forze dell'ordine a lavorare in condizioni sempre più mortificanti: senza uomini, senza auto di servizio, senza soldi per la benzina, senza rimborsi spese, senza il riconoscimento degli straordinari…. una vergogna infinita.
A Bitonto abbiamo serie problematiche legate al controllo del territorio.
Un grave disagio che mette a rischio la sicurezza dei cittadini e l'ordine pubblico in una situazione sociale preoccupante al quale  
ancora  oggi non abbiamo avuto risposta . Il reperimento delle risorse a favore del provvedimento sulla sicurezza deve essere una priorità di questo Governo che deve mantenere gli impegni presi. Bari, Bitonto ,Manfredonia e Foggia  sono  le aree più pericolose della Puglia sotto il profilo criminale soprattutto nelle aree rurali,  più volte sottolineati dalla prefettura di Bari con un approfondimento sulla situazione della criminalità organizzata.
A destare preoccupazione dunque, oltre all'area garganica e della Daunia, paragonate  all'Aspromonte calabrese, sono le condizioni del capoluogo di Regione e della città di Bitonto. Una preoccupazione che dovrebbe risolversi in una più continua presenza delle istituzioni sul territorio e magari in un aumento delle risorse da impiegare per contrastare il fenomeno della criminalità.
 La mappa del crimine pugliese si presenta  a macchia di leopardo distribuita sull'intero territorio e che in questo momento  merita una particolare attenzione.
Un  territorio  che da tempo ormai patisce una carenza di personale delle forze dell'ordine in grado di tenere sotto controllo un territorio così vasto come quello bitontino. Solo per  poche   settimane, il commissariato di Bitonto   ha incrementato la presenza degli operanti di Polizia con gli agenti della squadra  Mobile di Bari,ma ora sono tornati peggio di prima ; basta l’ assenza di un agente che la pattuglia non può effettuare  il suo servizio .
Resta da capire adesso come le promesse di una maggiore presenza sul territorio delle istituzioni possa essere garantita dal Ministero in ragione delle risicate disponibilità economiche ad esso riservate.
Bitonto è una città che non deve morire,  i cittadini  meritano di  vivere serenamente e sentirsi sicuri .

Il Segretario Generale Regionale Siap Puglia
                                                                                   Francesco TIANI

domenica 1 maggio 2011

IL PRIMO MAGGIO






Il l° maggio è una "data simbolo" per la classe lavoratrice in tutto il mondo   Il «connubio» tra la lotta per le otto ore e il primo giorno di maggio avvenne a Chicago nel 1867 giornata internazionale di mobilitazione per la riduzione dell'orario di lavoro . In quella occasione più di diecimila lavoratori sfilarono in quello che il “Chicago Times” definì «il corteo più grande che si sia mai visto a Chicago»
Ha quindi segnato oltre cento anni di storia di questa giovane classe: anni di estensione quantitativa e crescita qualitativa, di lotte economiche e politiche, di vittorie e di sconfitte. La formazione della coscienza di classe ha vissuto momenti favorevoli e stagioni difficili. Questa storia va propagandata, conosciuta, studiata dagli stessi lavoratori perché  una classe sociale senza passato, senza storia è come un uomo adulto che abbia perso la memoria: senza coscienza del passato non c'è vero presente e futuro.
Vi sarete chiesti più volte il perché  di questa   data? Le ragioni furono diverse la più immediata: lo stato dell'Illinois aveva approvato la legge sulle otto ore nel marzo 1867, disponendo la sua entrata in vigore per il primo maggio. Già prima di quella data era apparso chiaro che molti padroni non erano intenzionati a rispettare la legge; la manifestazione doveva dimostrare che i lavoratori non erano disposti ad accettare l'illegalità padronale. Alcune motivazioni  ,riguardante alla scelta del primo maggio ,vanno ricercate nell'ambito delle consuetudini legate al mondo popolare e del lavoro , infatti all'inizio di maggio riprendeva il lavoro nell'edilizia e i contratti di lavoro venivano rinnovati allora, anche ,  i contratti d'affitto  scadevano il primo maggio e la gente faceva allora i suoi traslochi mentre in agricoltura quei giorni erano di stasi, dopo le semine primaverili.
 In tutte le tradizioni nordiche, come ricordano studiosi del folklore e delle religioni e delle tradizioni popolari  l'inizio di maggio era l'inizio della primavera, la data simbolica del rinnovamento della vita sulla terra. E non v'è dubbio che nella rivendicazione operaia delle otto ore fosse esplicita un'intenzione di rinnovamento generale della vita operaia e, attraverso essa, della vita degli uomini di tutto il mondo.
Soltanto il 1 maggio 1886 però si arrivò ad una svolta: 400mila lavoratori di 12mila fabbriche statunitensi si astennero dal lavoro per protestare contro la mancata tutela dei loro diritti, legge riconosciuta, ma  mai applicata. Fu organizzata una nuova grossa manifestazione a Chicago, che si svolse pacificamente. Nei giorni successivi però si susseguirono scioperi e cortei, che alimentarono la tensione e portarono a scontri tra polizia e manifestanti, con il risultato che diverse persone morirono e altre furono ferite.
Per ricordare i "martiri di Chicago" si scelse come giorno simbolo il 1 maggio.
Nel 1890 a Parigi il congresso costitutivo della Seconda Internazionale decise di indire una manifestazione simbolica in tutti i Paesi e le città; anche in Italia, nonostante i timori e i dubbi iniziali, la riuscita fu completa. Si decise così di ripeterlo anche nel 1891. Quindi il congresso dell'Internazionale decise di rendere permanente questa ricorrenza e di riconoscerla come "festa dei lavoratori di tutti i paesi, nella quale i lavoratori dovevano manifestare la comunanza delle loro rivendicazioni e della loro solidarietà".
 Il 1 maggio diventa dunque un appuntamento al quale il movimento dei lavoratori si prepara con sempre minore improvvisazione e maggiore consapevolezza. L'obiettivo originario delle otto ore viene messo da parte e lascia il posto ad altre rivendicazioni politiche e sociali considerate più impellenti. La protesta per le condizioni di miseria delle masse lavoratrici anima le manifestazioni di fine Ottocento.
Il 1 maggio 1898 coincide , anche,  con la fase più acuta dei "moti per il pane", che investono tutta Italia. Quel giorno si hanno 3 morti a Minervino  , le Manifestazioni a Firenze e a Sesto Fiorentino, dove la polizia spara sulla schiena dei lavoratori in fuga provocando 5 morti e 10 feriti e a Milano dove i militari  reprimono la rivolta sparando sui manifestanti con fucili e cannoni.
Fra gli esponenti più autorevoli del sindacato italiano del dopoguerra,Giuseppe Di Vittorio  a differenza di molti altri sindacalisti non aveva origini operaie ma contadine, nato in una famiglia di braccianti, il gruppo sociale più numeroso alla fine dell'ottocento in Puglia. Già negli anni dell'adolescenza aveva iniziato un'intensa attività politica e sindacale; a 15 anni fu tra i promotori del Circolo giovanile socialista della città, mentre nel 1911 passò a dirigere la Camera del Lavoro di Minervino Murge; in seguito avrebbe diretto anche la Camera.
 Voglio  ricordare in questo giorno di festa , anche ,  la strage di Portella della Ginestra  il  1 maggio 1947  un lungo corteo di  uomini , donne e bambini  a piedi, a dorso di mulo, su carretti e aratri,  doveva essere una giornata di festa, una festa del lavoro, dei diritti, contro l'arroganza della mafia. Fu un massacro. Undici innocenti vennero barbaramente trucidati, due bambini e nove adulti  e altri 27 contadini rimasero feriti. 
A  sparare sulla folla inerme, secondo la verità giudiziaria, sarebbe stata la banda di Salvatore Giuliano , ma come ogni atroce fatto italiano, anche la strage di Portella è ancora oggi, a distanza di più di  mezzo secolo, avvolta nel mistero.
 Oggi  ormai non è più sinonimo di lotte e morti   , in Italia  e in molti Paesi  è  tradizione ormai  il grande concerto a cui partecipano esibendosi importanti cantanti che riunisce molti giovani in un clima di festeggiamento sereno, ma è importante continuare a  ricordarne il significato simbolico e  a celebrare questo giorno.
Attraverso questa grande esperienza storica  i lavoratori hanno dimostrato a se stessi e agli altri di essere una classe, di rivendicare diritti, non individuali ma collettivi, di dimensione storica , infatti , è noto che nella dialettica politica e sociale non basta avere ragione, ma è necessaria anche la forza dell’ unità sindacale  per farla valere, Le Confederazioni, pur con le loro diversità politiche e culturali, dovrebbero chiarire gli obiettivi e concordare alcune regole che mettano fine alle dispute sulla rappresentanza  perché  la  convergenza  unitaria costituisce un requisito  per un movimento sindacale che intenda correggere una situazione sociale caratterizzata da profonde iniquità tra chi lavora e chi non lavora; tra chi produce guadagnando poco e chi guadagna senza produrre niente; tra chi paga le tasse per tutti e chi le evade a proprio vantaggio. In assenza di una iniziativa convergente queste ingiustizie sono inevitabilmente destinate a dilatarsi................


Francesco TIANI