lunedì 30 agosto 2010

I “Catturandi” minacciati dalla mafia: vita e rischi dei poliziotti senza volto



I “Catturandi” minacciati dalla mafia: vita e
rischi dei poliziotti senza volto



Un fatto anomalo,
grave, allarmante. E un salto di qualità della mafia sul terreno delle intimidazioni a chi la 
combatte. L’episodio risale ai primi giorni di agosto, ma è stato reso noto solo nelle ultime ore. La 
moglie di un agente della squadra “Catturandi” di Palermo, quella che si occupa della cattura dei 

latitanti di cosa nostra e che ha arrestato boss come Bernardo Provenzano e Giovanni Brusca, è stata 
avvicinata da uno sconosciuto, che le ha mostrato alcune foto del compagno con i familiari e di altri 
tre suoi colleghi. “Che bei mariti avete, che belle famiglie”, ha detto l’uomo, gettando nel panico le 
persone che stanno vicino ai quattro poliziotti. Sono poliziotti che non hanno un volto né un nome.
Uno di loro di recente ha raccontato il lavoro della “Catturandi” in un libro, mantenendo l’assoluto 
anonimato. Ma a quanto pare la mafia conosce alcuni dei segreti del nucleo speciale. Giuseppe 
Tiani, segretario generale del Siap (il Sindacato italiano degli appartenenti alla polizia), sa bene in 


quale contesto si muovono questi agenti e mette in guardia dopo le notizie che arrivano da Palermo.
Nessuno conosce l’identità dei poliziotti della “Catturandi”, com’è possibile che i mafiosi li 
abbiano individuati e che abbiano potuto avvicinare i loro familiari? 
Naturalmente non so cosa è successo veramente, ma posso avanzare alcune valutazioni. Gli agenti 
minacciati possono essere stati pedinati da qualcuno che ha scattato le foto e ha scoperto a quale 
nucleo appartengono. Le informazioni riservate forse sono arrivate da elementi deviati dello Stato in 
mano alla mafia oppure infiltrati in qualche associazione antimafia che partecipa agli incontri con le 
forze dell’ordine. Sono tutte ipotesi plausibili. 
Perché si tratta di un fatto preoccupante?
Quello che è successo è molto grave, perché la minaccia è anomala e il metodo utilizzato è nuovo 
quanto infido. Il coinvolgimento delle famiglie degli agenti è un salto di qualità nelle intimidazioni 
mafiose. Tutti possono intuire come minacciare un poliziotto o un magistrato inviandogli ad 


esempio un proiettile in ufficio sia molto diverso dall’avvicinare per la strada sua moglie o i suoi 
figli.
Perché la “Catturandi” è un obiettivo?
Parliamo di uno dei nuclei investigativi migliori al mondo, i cui componenti corrono rischi molto 
elevati. Come tutta la polizia, la sezione “Catturandi” contrasta la mafia con continuità, 
indipendentemente dalle circostanze politiche e dai governi in carica. Anche se considero 
particolarmente allarmante che questo episodio si sia verificato in un momento di instabilità 


politica. Chiediamo alle istituzioni di non abbandonare gli uomini e le donne in divisa che 
contrastano la mafia e che rischiano la vita, di proteggerli in modo adeguato.
Che tipo di vita fanno e quali rischi corrono questi agenti?
Sono poliziotti che, come molti altri, hanno stipendi medio-bassi, che anticipano di tasca propria le 
spese per le missioni. E che non hanno indennità aggiuntive per i rischi che corrono. Gli agenti della 
“Catturandi” aspettano ancora il pagamento di una tranche degli straordinari della cattura di 
Provenzano, avvenuta quattro anni fa. A differenza di altri operatori di polizia però conducono una 
vita più riservata, mantenendo il segreto sul fatto che appartengono alla squadra speciale.

Uno di loro è già stato trasferito insieme alla famiglia.
È necessario per motivi di sicurezza. Ma non è sempre facile trasferire da Palermo questi agenti, 
proprio per la loro preparazione altamente specializzata. Si tratta di un nucleo che è il risultato di 
anni di lavoro, che nonostante i tagli al settore sicurezza funziona bene e porta risultati di grande 
valore. Chi ne fa parte ha un bagaglio di conoscenze eccezionale del contesto siciliano e della 
criminalità organizzata e non è rimpiazzabile su due piedi.

I poliziotti minacciati hanno dichiarato che la mafia non fermerà il loro lavoro.
Proprio perché sono esposti ai pericoli eppure determinati, devono essere tutelati. Il livello di 
attenzione sulla squadra “Catturandi”, sulla polizia e sulla sicurezza in generale va mantenuto: è 
nell’interesse di tutti. L’aspetto più inquietante della recente vicenda è che gli agenti presi di mira 


sono alcuni di quelli che stanno lavorando giorno e notte per la cattura di Matteo Messina Denaro, 
latitante da 16 anni e considerato il nuovo capo dei capi di cosa nostra. Le misure di sicurezza in 
difesa di questi poliziotti, come accade in generale per gli operatori di polizia, è costituita da uomini 

di guardia nei luoghi di lavoro, ma non sono estese ai singoli e alle loro famiglie. È ai singoli e alle
loro famiglie però che la mafia ha puntato questa volta. 

cristina.bassi

Giovedì 26 Agosto 2010

Il suo Paese resisteva alla crisi…………..

Il suo Paese resisteva alla crisi………….. 



                                  
Il capo del Governo italiano era sicuro che il suo Paese resisteva alla crisi meglio
degli altri e che L’Italia si sarebbe risollevata dalla crisi, perché le famiglie italiane non
erano molto indebitate ….. Mi domando ma viviamo nello stesso Paese!!!! . L'Italia non
doveva essere tra i Paesi più a rischio fra quelli colpiti dalla crisi perché non era in
prima linea durante la crisi finanziaria globale e non lo doveva essere neanche adesso
che la crisi finanziaria si trasformava in crisi del debito pubblico : si leggeva così se si
faceva il paragone con la situazione finanziaria italiana in relazione alla crisi greca.
Negli ultimi giorni, per ricostruire una fiducia latitante, il governo ha sparato
una mitragliata di provvedimenti.
Fra le misure su cui punta il governo per contenere i tagli ,la manovra economica
prevede ,sacrifici che già il popolo da anni è costretto a subire dalla casta , la riduzione
dei costi della politica ….si prevedono tagli ai generosi stipendi di ministri e
parlamentari…… tutti i funzionari pubblici dovranno affrontare un congelamento dei
loro stipendi da fame , e alcune amministrazioni regionali saranno costrette ad alzare
le tasse locali sui redditi personali e sulle imprese per sanare i loro deficit , il tutto in
un nuovo impianto statale che punta al federalismo. I Italiani svegliamoci dal torpore
in cui giaciamo da anni ..

Il Paese sta vivendo un dramma silenzioso rispetto all’ Europa che lo sta
portando a convergere con le economie più deboli d’ Europa , non con le più forti
.L'Italia ha debiti , oltre cinque volte quelli della Grecia. I'Italia avrà delle enormi
difficoltà e diventerà un bersaglio della speculazione . Il piano del governo italiano è di
congelare o tagliare le retribuzioni del settore pubblico . L'Istat sottolinea che la crisi
economica ha colpito pesantemente le famiglie italiane. Far fronte a un'emergenza
economica diventa sempre più difficile e quelle che hanno contratto un debito sono
aumentate secondo l'Istituto di statistica. Crescono le famiglie indifese nel far fronte a
spese impreviste . Aumentano le famiglie in arretrato col pagamento di debiti diversi
dal mutuo e quelle che si sono indebitate . In questi anni mi sono chiesto se il sindacato
non fa molto.. perché non vuole o perché non riesce? Certamente ci sono tante idee,
tante posizioni diverse. Pesa anche la cultura dell’individualismo e della
globalizzazione come fatto inevitabile, vista come la legge di gravità contro la quale
non c’è nulla da fare. Che i sindacati in ogni categoria stiano perdendo iscritti, forza e
influenza nella maggior parte delle economie industrializzate è un fenomeno sotto gli
occhi di tutti. Da più parti ci si interroga sul ruolo del sindacato nell’ambito del quadro
politico-istituzionale del nostro Paese e dei nuovi scenari internazionali: su com’è e
come dovrebbe essere, sullo spazio che gli è proprio nella società, sui rapporti con la
politica e con le istituzioni, sul modello organizzativo ad esso più consono per svolgere
al meglio la sua funzione.

Sicuramente anche dagli iscritti sono stati molto indeboliti dall’attacco politico
delle riforme del mercato del lavora. E’ chiaro che il ruolo del sindacato è
profondamente mutato e sarebbe molto importante una maggiore
internazionalizzazione dei sindacati , che ha perso moltissimo terreno rispetto alla
trasformazione della produzione, rispetto alla globalizzazione, che è stata ed è in
prevalenza una nuova forma di politica del lavoro, che ha fatto di tutto per far perdere
terreno al sindacato. Però sta di fatto che le Organizzazioni Sindacali Confederali non
ha conseguito grandi successi negli ultimi anni, in parte per le proprie debolezze, ma
anche per gli attacchi di persone che sul lavoro sono, in una certa misura,
opportuniste. L’adesione ideologica sicuramente è molto diminuita. Una volta si
iscriveva alla CGIL, CISL o UIL perché si credeva nelle loro idee , ed era il futuro dei
lavoratori, era la solidarietà, un’identità , gli insuccessi e la loro perdita di forza sono
anche la conseguenza di un maggior opportunismo. I sindacati per difendere e
rafforzare il proprio ruolo dovrebbero far molto di più sul piano della legislazione del
lavoro.
È chiaro che una legge non si può fare dall’oggi al domani, però dovrebbe
mettere sul piatto una nuova e robusta legge sul lavoro nel suo complesso.
CGIL CISL e UIL promuovono iniziative pubbliche al fine di coinvolgere anche
lavoratori che non sempre partecipano alle assemblee, ma pretendono ugualmente i
risultati.

Occorre definire regole certe che prevedono il voto dei lavoratori non solo
quando le tre Confederazioni e sindacati di categoria sono d’accordo sulle proposte da
sottoporre al giudizio ,ma proprio quando ci sono diversità. Altrimenti si tratta di una
beffa. C’è la necessità di costruire da parte dei sindacati una forte opposizione sociale
con forti mobilitazioni, lotte, proposte, diventando un punto di riferimento in
particolare dei lavoratori precari.
Ricordiamo le lotte di cui i sindacati furono protagonisti nel 2001 per
respingere quello che allora era il piano Maroni. Lotte e manifestazioni che bloccarono
quel piano che oggi viene riproposto pari ed ha bisogno di un movimento forte e
unitario, partendo dai luoghi di lavoro, dai territori, costruendo legami, alleanze.
Durante la contrattazione non bisogna restare chiusi più in un angolo, in posizione
subalterna. Si deve provare a riconquistare, proprio con i contratti nazionali, ciò che ci
vogliono togliere e ciò che non ci vogliono dare . Così sul piano dei diritti, dell’attacco
allo Statuto dei lavoratori non basta la difesa, la resistenza, dobbiamo intervenire in
ogni spazio che si apre, in ogni interstizio, cogliere ogni aspetto, tutto ciò che ci
consente di intervenire.
Il cittadino, sia poliziotto, sia lavoratore o pensionato, consumatore e
contribuente, in relazione ai suoi diritti e alle sue aspettative, esige legittimamente
dalle istituzioni, dalla politica e dalle parti sociali correttezza e trasparenza nei
comportamenti, nelle proposte e nelle scelte, per poter esercitare un suo diritto
costituzionalmente riconosciuto e garantito: quello della valutazione autonoma e

democratica,sono anche richieste alle Istituzioni nello svolgimento delle pubbliche
funzioni, alla Politica nella presentazione dei programmi e nella individuazione degli
obiettivi perseguibili e dei relativi percorsi possibili e al Sindacato nella formulazione
delle piattaforme rivendicative e nell’esercizio delle opzioni nell’ambito delle diverse
azioni di tutela.
Al contrario, nell’attuale contesto politico e sociale, il rapporto tra società civile e
istituzioni pubbliche, fra cittadini elettori e politica e fra lavoratori e pensionati e
sindacato, è messo a dura prova da una sequenza di fatti e di atti che non si possono
collocare nell’ambito della necessaria correttezza e trasparenza.
Infatti, parte delle scelte e dei comportamenti di alcuni rappresentanti delle istituzioni,
attori della politica e responsabili delle parti sociali, cadono nello sterile populismo e
soprattutto non contribuiscono a risolvere i problemi reali dei cittadini.
In questo momento decisivo per accelerare l’uscita dalla “grande crisi” e avviare
un’adeguata crescita economica e occupazionale, si dovrebbe incentrare il confronto
politico e sindacale.
Non è che non sia giusto e doveroso criticare il sindacato; Il problema è che non
ci si rende conto della solitudine in cui è stato ad arte confinato. Un mondo senza
sindacato vorrebbe dire il mondo del contratto individuale. Le sue conquiste non
devono mai essere date per scontate.

Ciccio TIANI

domenica 29 agosto 2010

Le tasche vuote degli italiani onesti

Le tasche vuote degli italiani onesti


Che cosa verrà fuori dalla manovra da 24 miliardi attualmente in
cantiere fino a quando non diventerà legge , nessuno può dirlo.
Pagare le tasse non è un piacere …. è un dovere ,ma pagare in maniera
equa è un diritto . Farle pagare a tutte è un compito non delegabile dello
Stato così come è compito dello stato utilizzarle al meglio .
L'attuale architettura istituzionale , stabilita in una costituzione
ormai datata rende un inferno l’attività di governo in Italia. L’ ennesima
legge vergogna , preparata ad hoc per coprire gli imbarazzi dei tanti
scaldati che stanno coinvolgendo anche esponenti di questo governo. Il
clima di scontri tra poteri dello stato con le invettive rivolte alla
magistratura e alla corte costituzionale non fanno altro che delegittimare
le istituzioni . Basta chiedere sacrifici agli italiani che ormai disillusi e
smarriti, voltano sempre più le spalle a chi di fatto ha giocato a ingannarli.
Il governo ha negato la crisi e adesso chiama gli italiani a spegnere un
incendio sempre negato.
I mesi a venire non promettono niente di buono. La cinta degli
italiani è oramai all’ultimo buco. Mentre una nicchia, caste privilegiate e
cricche di amici degli amici, spandono e spendono. Il Paese rischia la
bancarotta e gli italiani sono sempre più convinti che la colpa è del destino
cinico e baro.
La fiducia verso il Governo è in netto e continuo calo…. la sfiducia
aumenta per l’incapacità a far fronte alla crisi.
La celebre frase del Leader storico , Giuseppe Di Vittorio , che chiedeva
che la costituzione potesse “varcare i cancelli delle fabbriche “ come a
sottolineare , ed era la realtà, l’esistenza di due mondi diversi e separati
che facevano fatica ad incontrarsi
Per giustificare l'accanimento con il quale questa manovra ha colpito
il pubblico impiego - quindi anche il comparto Sicurezza e Difesa - i
membri del governo hanno fatto uso, ancora una volta, di una verità
artefatta e confezionata a scopi propagandistici: hanno detto infatti che
le retribuzioni del pubblico impiego negli ultimi anni sono salite
percentualmente in maniera superiore a quelle del settore privato ma
hanno dimenticato di spiegare come ciò sia potuto accadere!
Quindi la manovra finanziaria messa su dal governo ha un chiaro
sapore politico, perchè mentre si dimostra indulgente nei confronti degli
evasori fiscali ai quali con lo "scudo" ha tassato i capitali illegalmente
esportati solo con un misero 5%, si accanisce contro coloro che le tasse le
pagano fino all'ultimo centesimo. Deboli con i forti e forte con i deboli
dunque. Questa è l'esatta fotografia di questo governo
A pagare sono anche una maggioranza silenziosa, fatta di poliziotti , che
pur non sfidando il divieto per i militari di manifestare e di scioperare
vogliono dire la loro . I poliziotti sono stati sempre zitti, hanno mangiato
polvere, hanno accettato ogni cosa e il suo contrario.
A convincerli che bisognasse uscire dal “silenzio” sono stati i tagli
alla sicurezza nelle città , la lotta alla mafia all’ immigrazione le proposte
e provvedimenti “inaccettabili” .
Contestazione globale, come si diceva un tempo, ma soprattutto la
clamorosa smentita del cosiddetto pacchetto sicurezza, vantato dal
governo come una vocazione coerente e forte, il biglietto di visita della
coalizione ….. tutte menzogne .
Fra i poliziotti e gli altri corpi, oltre alle frustrazioni ed al
malessere determinato da un trattamento inadeguato e dall’assenza di
risorse e mezzi, è nata una sorta di indignazione. Insomma, i poliziotti si
sentono presi per i fondelli e in qualche modo “puniti”. Gli stipendi sono
rimasti quelli di prima, le vetture pure; è diminuita la dotazione di benzina
e di vetture nuove e i tagli alle forze dell’ ordine mi chiedo come è
possibile garantire la sicurezza agli italiani in queste condizioni .
Tutto ciò è inaccettabile e spero che anche le rappresentanze di
ogni categoria facciano sentire, con forza, la propria voce .


Ciccio TIANI

Sacco e Vanzetti





Sacco e Vanzetti



                           


Il 23 agosto 1927 ,
due anarchici Italiani, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti
vennero arrestati, processati e giustiziati sulla sedia elettrica nel
penitenziario del Massachussetts nonostante le prove che li
scagionavano . I due martiri furono riabilitati nel 1977 dall’ America .
Una storia di ordinaria ingiustizia, che divenne qualcosa di più grande
e simbolico nel tempo .
Quanti uomini diversi accomunati da uno stesso destino, quello di
essere assassinati "legalmente" , da uno Stato democratico.
I sindacati rappresentano una risorsa per un Paese, perché tutelano
quelle fasce della popolazione più deboli.
Il loro ruolo è, quindi, decisivo per la tutela dei diritti del
lavoratore, ma al tempo stesso per questa sua istituzionalità deve
adoperarsi in favore di tutti i cittadini, ma per farlo ha bisogno di una
identità politica , proviamo a ragionare sul nostro presente e soprattutto
sul nostro futuro, senza lasciare ai politici il compito di imporcelo.
Bisogna attivarsi per porre fine ad ogni forma di discriminazione,
così che le persone possano vivere e lavorare in condizioni
d’uguaglianza, dignità e giustizia. Come lo stesso Bartolomeo Vanzetti
comprese, quando rivolgendosi alla giuria che lo condannò alla pena di
morte, disse: «Mai vivendo l'intera esistenza avremmo potuto sperare di
fare così tanto per la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra
gli uomini . Il fatto che ci tolgano la vita, la vita di un buon operaio e di
un povero venditore ambulante di pesce...è tutto! Questo momento è
nostro! Quest'agonia è la nostra vittoria».
Il primo e più importante riconoscimento dei diritti sindacali si
trova nella Costituzione…... non dimentichiamoci che è l’ unico
strumento legale… non dobbiamo permettere che finisca … solo la lotta
paga . ….…. Ricordiamoci che il giorno che smetteremo di lottare per gli
ideali in cui abbiamo sempre creduto, perderemo la nostra identità di
combattenti e torneremo nel grigio anonimato degli sconfitti.


Ciccio TIANI