venerdì 31 dicembre 2010

Buon Anno



Carissimi Amici,
tra pochi giorni anche il 2010 verrà archiviato e farà parte della nostra storia ……  il tempo degli auguri è anche il tempo delle riflessioni che sorreggono i propositi per un  futuro migliore ….. è stata sicuramente un'altra annata negativa per la nostra amata patria , certo che a modo loro i politici ci stanno lavorando a portare  in positivo..  un anno che termina con un Paese economicamente, istituzionalmente e politicamente in ginocchio per via di un governo scellerato e di un’opposizione che non ha fatto il suo dovere in modo compatto e senza indugi….
Voglio  sottolineare la tragica dissonanza tra i sogni e la  realtà, tra l’esigenza incoercibile di pace e d’amore ed i soprusi e la violenza che lacerano la Nostra Società, profanando e recidendo  le risorgenti speranze che cadono come i fiori appena nati sotto l’aratro che nulla rispetta al centro ed all’estremità del prato .
 I veleni del nichilismo, dell’agnosticismo, dello  scetticismo paralizzano molti,  e per questo tempi di odio …..  di dissacrazione… di rancore, aggravati e pubblicizzati da un fuoco mediatico che  punta solo sull’apparire piuttosto che sull’essere.
………….. quanto egoismo, quanta avidità e quanta prepotenza rendono ciechi di fronte alle sofferenze e alle attese di tanti che, non per colpa né per scelta, sono chiamati a vivere una quotidianità fatta di stenti…. di privazioni…. di miseria…. di marginalità e di esclusione sociale…. cittadini del Sud  che vengono respinti, se non ignorati, dai ricchi e dai potenti. Di fronte a tante ingiustizie,  il popolo deve aprire gli occhi e ritrovare   i valori persi …  il rispetto dell’uomo e della sua dignità che, specialmente in questo nostro amato  Sud  deve significare riconoscimento dei diritti fondamentali della persona, che sono, prima ancora, diritto alla vita, alla salute, al lavoro.
….  l’uomo del Sud non vuole pietismo… non vuole commiserazione… non vuole assistenza, ma vuole essere proiettato, con la sua intelligenza, la sua genialità e le sue potenzialità, all’interno di un armonico progetto di sviluppo dell’intero Paese.
……i cittadini del Sud vogliono essere resi protagonisti nella consapevolezza  che alcune precondizioni della crescita e dello sviluppo dipendono dalla capacità e dall’impegno della mano pubblica cui compete la responsabilità di garantire sicurezza, attivare opere, favorire investimenti...
I diritti sindacali costituiscono parte integrante dei diritti umani in ambito lavorativo, quindi il rispetto pieno e universale dei diritti sindacali costituisce un obiettivo chiave del Siap . Solo dove i lavoratori sono in grado di organizzarsi e di contrattare liberamente,  essi possono accedere ad un'equa quota della ricchezza che creano, contribuendo all'equità, al consenso e allo sviluppo sostenibile. La violazione dei diritti sindacali, tuttora diffusa, costituisce una fonte di concorrenza sleale nell'economia globale e deve quindi essere evitata, sia per motivazioni economiche sia per motivazioni attinenti ai diritti umani: la repressione costituisce una minaccia per la libertà ovunque.
Grazie per la fiducia che ci avete dimostrato anche nel 2010 appena terminato e grazie perché siamo  aumentati ancora di numero …. siamo  cresciuti – e parecchio - anche quest’anno . Cercheremo di servirvi sempre al meglio .  
 Dobbiamo essere davvero fieri ed orgogliosi del lavoro che tutti insieme abbiamo realizzato e dei lusinghieri risultati che abbiamo raggiunto grazie anche a chi ci ha remato contro pugnalandoci  alle spalle che ci ha reso più forti
…. abbiamo vissuto emozioni che valgono una vita e che rimarranno per sempre stampate nella nostra mente.
 Rinnovo  l’impegno, anche per l’anno che verrà, nel contrastare ogni forma di prevaricazione delle istituzioni, ogni legge che possa portare alla privazione delle libertà individuali e costituzionali della polizia di Stato
Un impegno continuo  nel difendere la democrazia ed i valori più profondi dello Stato.

 Noi italiani   da veri guerrieri…. per  coraggio e  apostoli per il  senso del dovere, portatori di valori - dobbiamo tornare  al centro del ring
…  dobbiamo stringerci gli Uni agli Altri, convinti che la strada da
percorrere - che spesso è piena di stazioni da Via Crucis - è quella della Solidarietà….della Tolleranza…. dell’ Altruismo…. del Rispetto, dell’ Onestà……della Verità e dell’ Impegno.
 Perché il comune sentire avverte il bisogno di riscrivere  le regole di un Nuovo Umanesimo.
Dobbiamo,altresì, essere convinti che non siamo caduti a caso in questa “valle di  lacrime”, che - come le colombe non possono volare perpetuamente nel vuoto - anche Noi
abbiamo bisogno di credere che quella luce - che portò i Re Magi a Betlemme davanti al Salvatore, Figlio di Dio - possa ancora risplendere per Tutti.
Questo messaggio lo  voglio  donare  al popolo italiano  con quella stessa speranza  che animò Giovanni l’ Evangelista  Allorquando scrisse “…e gli Uomini vollero piuttosto la luce che le tenebre…”.
Auguri di Buon Anno  a tutti voi che si realizzino  le nostre   speranze  per un futuro migliore…..

giovedì 23 dicembre 2010

Auguri Buon Natale



Pochi giorni ormai ci dividono dal Natale, un evento che ha segnato la nostra storia di ieri, il tempo della nostra infanzia e la storia di oggi di persone adulte.
Il Natale è ormai una festa non riservata solo  ai cristiani ma carica di una valenza antropologica. I valori della quotidianità, del tessuto della vita, le relazioni umane… l’amicizia… l’amore…..la fraternità sono ormai legati a questo giorno al punto che anche là dove vi è contrapposizione tra credenti e non credenti, la festa rimane tale per tutti  . Il Natale è un’autentica occasione per riaccendere una speranza che riguarda l’umanità intera: in questo senso tutti noi sappiamo benissimo “cos’è” il Natale.
È un evento di speranza….. che un futuro migliore è possibile: segno tangibile del nostro essere immessi in una catena di generazioni nuove .
Eppure ciascuno di noi né  ha un’immagine personalissima, legata ai ricordi d’infanzia e ai tanti Natali vissuti, a volti e parole di persone amate, a consuetudini che ha voluto conservare o ricreare, e ciascuno cerca di viverlo ogni anno secondo quell’immagine.
Natale è un avvenimento che coinvolge tutti, senza distinzione di cultura, ideologia e razza. Un clima particolare ci sembra di avvertire dentro di noi e intorno a noi; quasi una tregua di fronte alle molteplici tensioni che contraddistinguono la nostra vita; una tregua dello spirito, dove ora riusciamo a concepire pensieri di pace… di bontà… di serenità; le relazioni con chi ci sta accanto risultano possibili, per lo meno parzialmente liberate dai traffici che appesantiscono il pensare e l’agire. …. forse sono i bei ricordi dell’infanzia, serena e spensierata, che riaffiorano per la circostanza… forse contribuisce l’aspetto che avvolge le nostre città e i nostri paesi, attraverso una fantasmagoria di luci, di lustrini, di nenie. Tutto questo certamente contribuisce a creare quel clima e quelle sensazioni che ci rendono, almeno per un giorno diversi…… mi piace pensare che il Natale riesca a cancellare le incomprensioni, l'indifferenza, la cattiveria  che purtroppo caratterizzano la vita di molti,
lasciando posto ad una grande apertura di cuore….
colgo l’ occasione   per  ringraziare coloro che in questi anni difficili mi sono stati vicino . …. mi hanno  seguito…..stimolato…. apprezzato o anche costruttivamente criticato per le posizioni che ho assunto, talvolta anche forti e scomode, ma senza mai perdere di vista gli obiettivi che me lo imponevano: la salvaguardia della dignità, il mio ideale di giustizia… grazie anche a chi mi ha sopportato so che non ho un carattere facile , ma anche su  questo ci sto lavorando …..
 …..mi sono impegnato con passione…. determinazione …. al rispetto della dignità dei colleghi, di farmi portatore dell’idea di democrazia e di rispetto del lavoro degli altri .…. grazie per la lealtà degli uomini  che compongono il Siap  sinceri e liberi, nel  rispetto della persona vista come essere umano…. nella ricerca del pieno rispetto dell’altro e nella condivisione di idee che abbiano come fine la tutela del bene comune, alzando lo sguardo verso il futuro migliore ….. perché solo  una Polizia che funziona può  garantire la  sicurezza ad un intero Paese, ne salvaguarda le potenzialità economiche e sociali, ne eleva l’immagine a livello internazionale ma soprattutto infonde tranquillità nel cittadino.

Spero  che questo momento di difficoltà anche nelle relazioni sindacali questo natale posso portare   una presa di coscienza da parte di tutti i  sindacati di categoria.
Questo è il tempo per l’inizio di una nuova era sindacale; il contesto complessivo è difficile e la gestione del momento critico che si sta attraversando è un incubo che sembra sempre + lontano  la fine  .
 Voglio ricordare ed essere vicino alle  trentaquattro  famiglie italiane,  che  dall’inizio del nostro intervento armato ad oggi,  hanno perduto un figlio…. un marito…. un fratello e  un padre. … rivolgo  un commosso pensiero a questi soldati che servirono l’Italia fino all’estremo sacrificio della loro vita.….. un saluto a  Luigi , divenuto soldato di Cristo … il suo ricordo è serbato nel mio cuore.
In questo momento storico, il mio pensiero è rivolto all’immagine del tricolore di una Italia unita e di un sindacato altrettanto unito…
vorrei che i miei  auguri fossero intonati alla speranza, di fronte ad un mondo che rischia di non sperare più; quel Bambino che nasce è un destino nuovo che si apre, una speranza che si ridesta.
Desidero augurare a tutti voi che il nostro Natale  non sia l’evento di un istante, ma sia accoglienza seria e duratura nella nostra vita personale.
 Sia per noi occasione di ripensare la nostra stessa identità, per essere fedeli alla nostra storia e alle nostre radici e i nostri ideali . E’ l’augurio perché non si affievolisca lo spirito di servizio, di carità vera .
Auguri  a tutti voi, auguri per quello che siete e per quello che fate ogni giorno per dare un speranza in più ai nostri  figli.  

sabato 27 novembre 2010

La “speranza” è un sogno ad occhi aperti …… il sud ha bisogno di riaprirli …..il movimento degli “ultimi” parte dal sud verso il nord



Si legge nella  nostra  costituzione  che abbiamo  diritto ad esprimere la nostra opinione……….. di essere  liberi …. di non essere  sfruttati ……..  abbiamo il diritto al rispetto…. Il diritto  di non   essere mai offesi o umiliati………violarli vuol dire tradire il patto che lega il popolo italiano un patto che viene dai  nostri nonni coraggio che hanno lottato per farcene omaggio.
Tutti noi abbiamo  il compito di far da guardiano perché questo bene non ci sfugga  mai di mano……  sappiamo anche  che ad ogni diritto risponde un dovere… ma noi al sud abbiamo solo doveri e rimaniamo sempre  nel degrado……. ma perché ci troviamo in un  inesorabile declino. ….solo  tante false speranze   ,  che vanno tanto di moda, sui giovani che devono saper accettare lavori umili. Non sono loro a essere sbagliati: è il sistema-Paese Italia ad essere anacronistico e antistorico.
Piccoli paesi  che si consumano  lentamente, apparentemente senza speranza. …… con il paese sembra morire una cultura, un pezzo di storia incompiuta.
La protesta del popolo  del Sud, è un pianto corale  che si   riassume
nella condizione della non-parola  e nell'incapacità di decifrare il presente….. la solitudine….. la violenza ……la morte vivono nei volti degli popolo del sud, nello sguardo triste  dei giovani, nella monotonia dei giochi dei bambini precocemente pensosi per un futuro incerto.
Il Parlamento, le Istituzioni sono sempre più lontani dalla funzione che la Costituzione assegna loro. I poteri dello Stato non garantiscono più alcuna delle loro funzioni.  La nostra cultura politica è rappresentata da figure insignificanti che passano per statisti ma promettono solamente fumo ..
Il nostro Paese ha bisogno di politiche innovative, per il futuro, capaci di dare risposte concrete alle aspettative di tutti gli italiani, specialmente i più giovani.
Noi crediamo che sia arrivato il momento di far parlare i giovani ed ascoltare le loro idee.Un cammino di speranza per un futuro migliore per i nostri figli …….perchè ….nel nostro Paese la parola “povero”non è più uguale a “ chi non ha “essa assume un significato diverso , vale a dire esclusione da un sistema sociale dove si vedono calpestati i diritti di cittadinanza, di lavoro, di previdenza , di assistenza , di sanità , d’ istruzione ; diritti che dovrebbero essere indispensabili e coraggiosamente difesi …..
Lungo il corso dei secoli , il mondo ha vissuto diverse epoche di grandi cambiamenti storici , che hanno contribuito a conferirgli l’attuale assetto politico…… la nostra amata patria , per i lunghi periodi bui di decadenza vissuti nella sofferenza e nella mortificazione della dominazione straniera , sempre però combattuta  da eroi straordinari , meravigliose anime ribelle , pronte a versare anche l’ultima goccia del proprio sangue , pur di spazzare via dalla propria terra l’infamante orma dello straniero oppressore….non si tratta di esseri soprannaturali ….. da poteri straordinari , ma di gente comune  semplici persone magari di umili origini  che conoscono la fame….. le ingiustizie animati dalla speranza … dotati da un coraggio immenso….. quella forza straordinaria che nasce dentro l’uomo oppresso  quella  disperazione quando non si ha niente pur lavorando ……ci vorrebbe  una rivoluzione socio- civico -culturale dal basso  verso  l'alto per  ridare  dignità  al  meridione.


Sono cresciuto  facendo politica e impegnandomi  nella speranza di cambiare la nostra amata Italia ……. facendo volantinaggio    nei  movimenti giovanili  del  PCI … che negli anni si sono spenti, perdendo la voglia di combattere e di imporsi attraverso le battaglie delle idee. Ma soprattutto, i temi cari alla nostra sinistra  si sono appannati – penso alla grande questione della Legalità – e i rappresentanti dei movimenti giovanili sono invecchiati senza rendersene conto e senza riflettere sulla necessità del ricambio generazionale. Eppure, fuori dalle strutture organizzate, su internet….. al bar….. nelle università……per le strade delle nostre città, esiste un mondo ancora inesplorato di giovanissime intelligenze che non vogliono subire in silenzio un futuro scritto da altri. La storia  o meglio i popoli   hanno  bisogno  di una battaglia culturale per risvegliare le coscienze di tutti noi italiani ….
Spero che  questi  ammonimenti , un giorno siano per  il popolo imperativi morali  categorici….     la mia fertilità operativa , mossa da un solo scopo, …..la bramosia incondizionata di SPERANZA da offrire … da regalare … funga da sprone per ogni essere affinchè  l’umano possa diventare sinonimo di fratellanza d’ altruismo di rispetto unilaterale per annullare l’imperiale “ DO UT DES “  io do affinché tu dia , che sa tanto di baratto .. di vile scambio che nel suo intrinseco contiene anche la mutazione mistificatrice della verità con la bugia , e viceversa
Le idee degli eroi  del passato…, Che Guevara … Martin luther king  continuano  a governare le menti…. i cuori ….i pensieri…. di chi si promette di vincere l’ingiustizia con la giustizia   figure  poliedriche  e complesse  che pretendevano  la verità … la libertà … i loro ideali  l’amore per i più deboli….. il loro  pensiero li rende  sognatori  e , quindi senza tempo…… il mondo non è più lo stesso tutto cambia …. cambiano le persone …. Cambia la vita ….. spesso i cambiamenti sono l’inizio di una  nuova vita….. una vita che può sorgere dalle ceneri di una vita distrutta…. l’Italia è diventata invisibile….. noi “ultimi”  dobbiamo  cominciare a sorridere … per ricominciare  
Forse dovremmo  scendere in campo  per poi trovare la destinazione adeguata, adottando gli strumenti giusti per una solidarietà mirata.  Che ne pensate se fondiamo il  movimento degli “ultimi”    che parte dal basso    …..basato sugli   ideali che meritano  ascolto ….. per cambiare mentalità nelle piccole grandi cose del nostro tempo ,ma  l’aiuto va organizzato.
Un luogo dove poter ragionare, discutere, affrontare i problemi e trovare le soluzioni.
Un piccolo grande movimento  dove mettere in moto creatività e voglia di migliorare, perchè l’Italia ha bisogno di idee e stimoli nuovi per uscire dall’immobilismo e guardare al futuro con serenità.

Voglio che i giovani diventino parte attiva della politica italiana …. artefici del proprio destino…… non saranno  una riserva indiana all’interno del movimento , ma avrà una precisa funzione di stimolo e piena autonomia di pensiero e azione.
……  un movimento che guarda  ai problemi che affliggono le nuove generazioni….  da una prospettiva diversa….. servono politiche per il futuro dell’Italia, solo così si può dare una speranza ai giovani di questo Paese……..  guardiamo avanti……….guardiamo ai ragazzi di oggi e  agli uomini di domani.
Non deve essere   un movimento apparente …. ma una  presenza  costante  che si farà sentire  su tutto il  territorio. Non saremo una di quei movimenti appesantiti  che vivono all’ombra dei partiti e brillano di luce riflessa; piuttosto saremo un insieme di stimoli che viaggiano verso un’unica direzione.
Un movimento che  avrà una struttura leggera  organizzata e trasparente…… democratica    culturale ….  tante menti  intelligenti  sono la formula giusta per un’organizzazione che vuole guardare lontano.
 saremo una squadra  che si riconoscerà  nelle idee concrete  e con lui combatteremo per tirare fuori la nostra Patria da un immobilismo sociale che dura da anni e che quotidianamente si ripercuote sulla scuola, sull’economia, sulla politica. E, quindi, in particolar modo sulle giovani generazioni…..che  vuole offrire una chance e dare voce a tutti quelle persone  che spontaneamente hanno aderito o vogliono aderire  al nostro movimento e che ogni giorno si battono per migliorare questo Paese.
Un cammino di  speranza  per  un futuro migliore per i nostri figli …….perchè  ….nel nostro Paese la parola “povero”non è più uguale a “ chi non ha “essa assume un significato diverso , vale a dire esclusione da un sistema sociale dove si vedono calpestati i diritti di cittadinanza, di lavoro, di previdenza , di assistenza , di sanità , d’ istruzione ;  diritti che dovrebbero essere indispensabili e coraggiosamente difesi  ricordiamo sempre che la vittoria non è un punto d’arrivo , ma .. un punto di partenza …. Non è una meta …..la vittoria non è per noi un tesoro da tenere chiuso in uno scrigno prezioso…. ma una conquista da rinnovare ogni giorno … uniamoci per dare sfogo al malessere degli “ULTIMI” si parte dal sud verso il  nord…. 

SOLO L’ ORGOGLIO  DEL  POPOLO  DEL  SUD  PUÒ SALVARE QUESTO PAESE  SEMPRE PIU’ POVERO .

Francesco TIANI

lunedì 15 novembre 2010

"Non mi riconosco più nelTg1"



La lettera di Maria Luisa Busi
"Non mi riconosco più nelTg1"
Un giornalista puo' togliere la firma, una conduttrice puo' togliere la faccia"

Minzolini, direttore del Tg1
ROMA - "Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto". E' questo uno dei punti centrali della lettera con cui Maria Luisa Busi ha annunciato l'intenzione di abbandonare la conduzione del Tg1 1. La missiva, tre cartelle e mezzo affisse nella bacheca della redazione del telegiornale, è indirizzata al direttore Augusto Minzolini e al Cdr, e per conoscenza al direttore generale della Rai Mauro Masi, al presidente dell'azienda Paolo Garimberti e al responsabile delle Risorse umane Luciano Flussi. Ecco il testo integrale.
"Caro direttore  ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del Tg1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me  una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il Tg1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori".
"Come ha detto  il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: 'La più grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identità, parte dell'ascolto tradizionale".
"Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perché è un grande giornale. E' stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del Tg1 è un'informazione parziale e di parte. Dov'è il Paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti  perché negli asili nido non c'è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo.
E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov'è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel Tg1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale".
"L'Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale".
"Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto.  Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E' lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori".
"I fatti dell'Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. E' quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica".
Nella lettera a Minzolini Busi tiene a fare un'ultima annotazione "più personale": "Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente. Pertanto:
1)respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'è più alcuno spazio per la dialettica democratica al Tg1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo.
2)Respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.
3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera  dopo l'intervista rilasciata a Repubblica 2, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di "danneggiare il giornale per cui lavoro", con le mie dichiarazioni sui dati d'ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni. Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: 'il Tg1 darà conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche". Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto. Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni. Sono stata definita 'tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali' e via di questo passo.  Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il mio legale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20. Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno".
E conclude: "Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità.
Quello che nutro per la storia del Tg1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere".
(21 maggio 2010)

giovedì 4 novembre 2010

IL PASSATO VIVE SEMPRE, PURCHÈ ANCHE UNO SOLO LO RICORDI …




Oggi ricorre la Festa delle Forze Armate che coincide con l’anniversario della Vittoria della I Guerra Mondiale. La giornata dovrebbe darci spunto per una riflessione sulle divisioni che ancora dopo 70 anni tagliano in due la nostra Italia… non c’è ragione alcuna per continuare a dividere gli Italiani in serie A e B. La guerra è finita da  anni, ma molti non l’hanno ancora capito
Con questo articolo voglio commemorare   i caduti  della prima guerra mondiale e  le vittime di tutte le  guerra , che hanno pagato con la loro vita il costo di una guerra inutile…
La prima guerra mondiale costò all'Italia 650 mila morti e un milione di mutilati e feriti, molti di più di quanti erano gli abitanti di Trento e Trieste, i territori ottenuti con la vittoria della guerra, che erano già  stati concessi all'Italia dall'Austria in cambio della non belligeranza.
Il 4 novembre si svolgono in tutta Italia le cerimonie per ricordare in questo giorno del  1918, l’armistizio che poneva fine alle ostilità tra l’Italia e l’Austria-Ungheria data in cui l'Italia uscì  "vittoriosa" dalla prima guerra mondiale. … ricorrenza istituita dal fascismo per trasformare le vittime di una guerra spietata e non voluta in eroi coraggiosi che si immolavano per la Patria . Furono costruiti monumenti ai caduti e agli insegnanti fu chiesto di celebrare le forze armate. …
Il monumento ai caduti… come il viale della Rimembranza …. sono oramai diventati, oltre che monumenti nazionali, anche parte integrante della storia e del paesaggio di ogni città . Meritano pertanto di essere conservati e fatti conoscere per il loro valore artistico e soprattutto simbolico, rappresentando essi il ricordo che i concittadini hanno voluto lasciare dei loro amati soldati  morti in guerra, per l'unità e per la libertà della Patria.
Le grandi imprese  ed i sacrifici umani  diventano inutili solo quando li si dimenticano .

Francesco TIANI 

giovedì 21 ottobre 2010

Le tre S …Sviluppo …Scuola… Sicurezza…



Che cosa intendiamo quando parliamo di sviluppo  …..  è qualcosa a cui si può essere educati  ….  chi  ci  dovrebbe educare   ….e quale dei due termini è prevalente: lo sviluppo è una branca dell’educazione o l’educazione è uno dei fattori dello sviluppo…… molti  rifiutano ormai questo termine e parlano invece di educazione interculturale o educazione alla mondialità o alla globalità.
Il Pil non cattura in pieno la realtà italiana e quindi va ripensato…. se fossero calcolati  sulla base dell'ambiente… della cultura… della bellezza della storia e del clima, l'Italia si troverebbe in una imbarazzante prima posizione….. ma i soldi non fanno la felicità né, tantomeno, il benessere. ….se alla classifica del vecchio Pil, calcolato secondo i parametri tradizionali e sempre più crisi di credibilità, si sostituisce quella  dell´indice della «Qualità regionale dello sviluppo», le cose si modificano radicalmente e quasi si capovolgono.
È questa la nuova mappa della felicità, alla quale in qualche modo dovremo cominciare ad abituarci, se in futuro – come molti indizi fanno pensare – il Pil verrà se non accantonato, affiancato da nuovi indicatori, sociali, ecologici in grado di fornire un quadro molto più attendibile della qualità della vita nel pianeta.
Fino ad oggi la crescita economica è stata considerata, di fatto, l’unico indicatore con cui valutare la prosperità dei popoli. I freddi numeri del Prodotto Interno Lordo – cioè il valore complessivo dei beni e dei servizi prodotti – hanno orientato le politiche globali. Questo criterio di valutazione è basato esclusivamente su elementi quantitativi e, insieme all’ideologia neo-liberista, ha guidato fin qui lo sviluppo capitalistico.
È il momento di cambiare…. i segnali che ce lo impongono sono tanti: la crisi economica causata dal dominio della finanza e dei suoi metodi speculativi sulla politica e sull’economia…. l’inquinamento crescente e i gravi danni arrecati al nostro pianeta….. l’acuirsi delle disuguaglianze sociali e della forbice tra ricchi e poveri…. al  divario tra Nord e il  Sud…….il peggioramento delle condizioni dei lavoratori…… il diffondersi delle malattie psicosomatiche da stress…..
Per testare lo stato di salute della società occorre tenere conto delle variabili qualitative che determinano il benessere. Restituendo alla persona umana la centralità nelle nostre valutazioni, occorre tenere in considerazione la diffusione della ricchezza, l’accesso alla istruzione e alla cultura, il livello di serenità e salute degli abitanti, la qualità dell’aria, del suolo e delle acque, la vivibilità delle città, il tasso di criminalità, la sostenibilità dell’utilizzazione delle risorse naturali.
Il dibattito sul superamento del PIL non è nuovo: nel 1968 Robert Kennedy disse che «non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del PIL. …Negli ultimi anni il confronto sul tema ha ripreso vigore di fronte all’evidenza di uno sviluppo distruttivo che rischia di essere una strada senza ritorno. In Italia di questi temi si parla troppo poco. Il nostro Paese, invece, ha bisogno  di un piano per uno sviluppo nuovo e sostenibile. Il governo  non se ne occupa affatto….. è  un atteggiamento miope che non tiene conto del desiderio di benessere complessivo da parte dei cittadini né della necessità di garantire un futuro prospero ai nostri figli.
 Dal punto di vista dell’educazione allo sviluppo,  sono sempre stato consapevole che i problemi dell’umanità non sono generati, e non possono quindi essere risolti, all’interno dei confini nazionali; che viviamo in un mondo sempre più interdipendente, dove qualunque attività  finanziaria… bellica.. ambientale…. sociale …. di un paese ha legami con quanto accade in altre zone del pianeta e che qualsiasi intervento di educazione allo sviluppo non potrà, pertanto, prescindere dalla consapevolezza di queste interrelazioni complesse e che necessiti anzi di un approccio “globale.
 Il fine ultimo dell’educazione allo sviluppo è quello di consentire il passaggio dalla fase di sensibilizzazione a quella dell’impegno concreto, contribuendo così a modificare comportamenti ed atteggiamenti dei cittadini dei paesi industrializzati affinché si impegnino in favore delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo, non solo per solidarietà, ma per consapevolezza di un destino comune.
Nel corso di questi cinquant'anni successivi alla seconda guerra mondiale l'Italia ha conosciuto rilevanti trasformazioni economiche e sociali. Ma numerosi e complessi rimangono tuttora i nodi da sciogliere. E la transizione dalla prima alla seconda Repubblica ….di cui non è ancora possibile prevedere l'esito finale né in ordine all'assetto istituzionale né sul terreno degli equilibri politici…. moltiplica gli interrogativi sulle prospettive e sulla stessa identità del nostro paese. La crisi economica che  si è abbattuta  addosso non solo fa acqua da tutte le parti, ma continua e rendere sempre meno vivibile il nostro amato sud. Un modello che ruba ai poveri per dare ai ricchi. Che continua a privilegiare i più forti e ad abbandonare per strada i più deboli. Una manovra  economico-finanziaria fatta dal nostro governo, ci dicono, necessaria, ma che, come sempre, viene pagata solo nostro  popolo ormai in ginocchio da anni , che vive giorno per giorno  sperando in un miracolo che possa cambiare la loro misera vita .  Le caste continuano a non essere toccate e le rendite finanziarie a non essere tassate. ….
La storia avrebbe dovuto insegnare che gli avvenimenti umani non procedono  verso situazioni necessariamente migliori  e che il progresso  , come conosce l’evoluzione , conosce anche l’involuzione . Il Ministro , Gelmini , ha imposto al cammino riformatore un brusco cambiamento di direzione , qualcosa che assomiglia molto ad una inversione ad U.
Voglio aggiungere che la qualità delle scuole è strettamente collegata alla qualità del contesto sociale e culturale , per cui ci sono buone scuole del nord nelle quali insegnano insegnanti del sud , che non sono certo stati miracolati nel loro non facile viaggio di emigranti in Italia . E ci sono scuole nel sud dove gli insegnanti andrebbero elogiati e non vituperati  , perché entrano in aule fatiscenti , frequentate da bambini , ragazzi  che vi arrivano con storie di disperazione alle spalle  , e cercano le parole per far loro capire che il mondo non è il vicolo maleodorante delle loro scorribande , che il futuro non è necessariamente una strada senza uscita.  Dentro le scrostate pareti dell’aula , suonano lontane e vuote le nuove parole d’ordine : merito , successo , competizione .…..note surreali sullo stato dell’ istruzione nel nostro paese. Dall’ idea, appunto, che la scuola meridionale sia l’ultimo anello di una lunga catena di civiltà, che da Hegel porta a Vico, fino alle fonti perenni della sapienza classica; all’ immagine, più recente, di un attentato alle basi stesse dell’istruzione popolare per mezzo della soppressione del modulo nella scuola elementare. Immagine che poggia, a sua volta, su un’altra leggenda che fiorisce sul terreno della scuola italiana, e cioè che in Italia la spesa pubblica in materia di istruzione sia largamente inferiore a quella di altri paesi, in Europa e in Occidente………..i tagli del governo sulla  scuola hanno  cancellano uno dei pilastri della riforma Moratti: quella delle tre "I" Inglese, Impresa,  Informatica  ……ridimensionamento dell'insegnamento dell'informatica  e dell’inglese all'interno della scuola italiana…a  mio modesto  parere  è stato negativa, non c'è dubbio, ma a parte la polemica politica, occorre fare una considerazione che va al di là dell'idea dell'informatica  e dell’inglese come puro supporto tecnico, di conoscenze scientifica o di facilitazione per l'inserimento del mondo del lavoro…..ormai queste discipline  utilizzate  attraverso molteplici strumenti dai nostri ragazzi e bambini, è ben più di uno strumento: è un mondo educativo, di relazioni, che modifica la percezione della realtà e lo stesso sistema di riferimenti cognitivi ed "informativi" dei nostri figli.
E' ben più di uno strumento, è una "chiave" di comprensione della realtà, è il modo attraverso il quale i  nostri bambini e ragazzi vivono la loro conoscenza, le relazioni, il loro tempo sociale e personale.
Ecco perchè credo che nella scuola l'attenzione all'informatica debba essere sempre presente, ma - allo stesso modo - chieda di essere rimodulata, e declinata non solo dal punto di vista tecnico ma soprattutto da quello educativo e pedagogico.
Cosa che la scuola italiana non potrà neppur più "pensare di fare" se le risorse …..già poche ….. venissero ulteriormente tagliate. 
L’ Italia ha bisogno anche  di un processo di innovazione di carattere organizzativo funzionale con obiettivo di fornire risposte strutturali e durature alla crescente domanda di sicurezza dei cittadini , cercando soluzioni , condivise in fondo di favorire processi collaborativi con le componenti della società civile. Ci vuole una nuova idea di sicurezza determinata nel concreto da una serie di iniziative convergenti , che rendono al cittadino più agevole , umano e gradevole il rapporto con gli operatori  d’ordine e più fruibili i relativi servizi  nell’ ambito di una concezione della sicurezza del territorio strettamente connessa , in un senso evoluto  ,alla sicurezza   intesa  , nel contesto sociale attuale , quale bene primario la cui protezione è propedeutica al pieno esercizio della libertà fondamentale.
C’è l’idea che non è con la difesa della sicurezza che si può garantire la vita civile, ma occorre la prevenzione; la convinzione che la devianza criminale ha alla base le disuguaglianze e quindi bisogna lavorare nei tempi lunghi, potendosi anche trascurare nei tempi brevi il problema della difesa del cittadino…… ma noi  poliziotti siamo figli di tutte le opposizioni .ma orfani di tutti i governi”, gridano i poliziotti,  in silenzio …ricordando con amarezza  come l’attuale  ministro Brunetta  ha definito i poliziotti “panzoni”….. ma  del resto, quando non si dà la possibilità ai giovani di accedere al servizio direttamente, dopo un concorso pubblico e ci si limita a preferire chi ha già svolto un anno nell’esercito, in marina o nell’aeronautica, il turn over non è proprio semplicissimo. L’età media dei poliziotti si è innalzata a 43 anni, e le pance crescono. “Non ci sono concorsi pubblici dal 1996  allora è come dire ad un ingegnere che, prima di poter svolgere la professione, deve fare un anno da capo cantiere. Una scelta, tra l’altro, che penalizza le donne, che ci pensano due volte prima di farsi un anno nell’esercito”.

Per non parlare dei mezzi di trasporto: poche auto, vecchie e bisognose di manutenzione, oppure non ancora immatricolate perchè non ci sono i soldi per farlo. O della tecnologia: negli sportelli-denuncia non esistono computer che siano in rete con le procure, o mail certificate. Questo significa che ogni mattina un poliziotto parte dal commissariato e si reca in Procura per le segnalazioni. Uno spreco di tempo e di denaro enormi, a fronte dei tagli che sono stati operati negli ultimi anni per il comparto sicurezza.

Gli ambienti di lavoro sono spesso fatiscenti, in qualche caso – denunciati      più volte da noi sindacati
……e poi sentire la proposta del ministro Maroni  che alla polizia vengano destinati i soldi recuperati con lo scudo fiscale o sequestrati alla mafia.  Che vergogna ….. gli stipendi di chi ci deve difendere avranno l’odore di chi delinque.
  ….Si sta creando una società insostenibile. I nostri ragazzi oggi vivono di sole incertezze, di  precariato ..ai giovani del sud  non è concesso fare progetti, perché vengono continuamente derubati di ogni minima sicurezza per il futuro.
Un soffio di speranza ……  allargando il più possibile il dialogo a tutti quelli che sentono l’inquietudine del presente e del futuro,  perché credono  fermamente che   sia l'ultima speranza per ridare   dignità  al popolo del sud…. .


Francesco TIANI

venerdì 15 ottobre 2010

Io


Questo scritto non vuole avere il sapore di un’accusa, ma, se mai, intende essere il grido di chi cerca di capire dove e come le buone intenzioni iniziali abbiano finito per lastricare una strada per l’inferno  dominato dalla regola dell’appartenenza.
Ho  due  figli, ma ogni volta che ci penso  riesco a pensare solo ad un aspetto della loro educazione: lottare sempre per quello in cui si crede….mai cedere ….mai rassegnarsi e mai passare dalla parte del torto.
Anch'io tuttavia rischio un po' la rassegnazione e ogni volta che sto per cedere uno scatto d'orgoglio mi rimette in sella, anche contro la mia volontà, è più forte di me...
Purtroppo  penso che l'uomo potrà procedere sempre e solo nella sofferenza … negli scatti d'orgoglio di coloro che non si rassegnano, perché a ben guardare ogni epoca ha le proprie motivazioni, connesse con la propria educazione.
I miei genitori, nati durante la guerra, hanno vissuto in un tempo in cui dopo tanto doloro si risorgeva dalle ceneri, c'era una voglia diffusa di onestà….. di disciplina…. di lavoro onesto.  Quando sono cresciuti hanno creduto  di aver raggiunto l'obiettivo  e ingenuamente di poter regalare ai propri figli tutto quello di cui avrebbero avuto bisogno senza costringerli a combattere per i propri diritti.  Noi, i figli, siamo cresciuti convinti che tutto ci sia dovuto. Ecco perché oggi siamo ridotti a questo….ecco perché   non ci sono giovani che lottano e muoiono per i diritti . Oggi sono solo poche voci ….giovani o meno giovani ….che lottano per un principio, i più lottano per entrare al Grande Fratello, e fare un po' di soldi facili.
A vedere la nostra situazione in questi anni ho sempre pensato che noi italiani siamo l'unico popolo capace di mettersi a scavare ogni volta che tocca il fondo, ma forse arriveremo un giorno a toccare un fondo più fondo di tutti, e i ribelli cresceranno di numero. La rivoluzione etica…..morale si farà.
Poi i ribelli si illuderanno di nuovo di poter dare ai propri figli tutto, senza farli soffrire troppo, e tutto ricomincerà.
Non voglio  costruire un mondo tutto bello e tutto puro che non può esistere. …so  bene che la perfezione non è di questo mondo. …..Il nostro mondo non è un mondo sognato, ma questo mondo imperfetto, ma vissuto . …  la mia utopia? …..Nel non accettare che l’esistente non possa essere migliorato, nel non ritenere ineluttabile ciò che ineluttabile non è; nel rendere ossequio ai tanti utopisti del nostro tempo:  Falcone….. Borsellino…. i quali furono grandi, nella loro utopia, perché in una patria smarrita non si smarrirono; non invocarono alibi per giustificare la fuga dal “dovere”, un dovere cui resero ossequio non in forza di un risultato ritenuto sicuro, ma per realizzazione compiutamente ciò che un uomo è chiamato a essere
.. Non ce ne staremo perciò con la testa tra le nuvole e i piedi sollevati da terra, ma, al contrario, terremo i piedi ben piantati nel terreno e guarderemo in faccia la realtà, cercando di far vivere in essa i nostri ideali, perché un’ideale che non si  avvera nella realtà è poco meno di un sogno…..
La giustizia in Italia non funziona (non “funziona male”, proprio “non funziona per niente”). E non funziona non per motivi accidentali, per qualche inconveniente del momento, ma proprio per una precisa scelta politica.
Francesco TIANI

mercoledì 13 ottobre 2010

…..vergogna una tifoseria sempre più malata….




Il calcio è un gioco…. uno sport… ma anche  un business e  una vetrina per chi vuole mettersi in mostra e chi vuole guadagnare. L'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, ha pubblicato un documento nel quale evidenzia una graduatoria delle tifoserie più  pericolose del nostro paese. La leadership è partenopea e non per atti di violenza in se, ma per vandalismo … furti … devastazioni durante la sosta in autogrill e nelle città ospitanti  …le tifoserie  sono  protagoniste di  episodi di violenza sugli .
Sicuramente anche voi  ’ starete  seguendo il terremoto che ha colpito il mondo del calcio.
…una passione che ti prende da piccolo , inspiegabile , spesso irrazionale ,che ti porta a gioire , tremare , soffrire , sobbalzare addirittura a piangere per la squadra del cuore o urlare come un matto forsennato , col cuore stracolmo di gioia e i pugni protesi verso il cielo , per una palla di cuoio che rotola nel fondo della rete della porta avversaria ….. io rimango ancora attaccato ai colori di questa squadra di un tempo  che mi ha regalato parecchie emozioni… Alla  mia Grande Juve…. La Juve  dell’Avvocato Agnelli ..di Platini…Boniek … Scirea …..di Bettega  ….Baggio 
 Ultimamente il calcio  e’ diventato una  vergogna  i contratti milionari dei giocatori… le  scommesse clandestine, tifosi  pericolosi che  non dovevano  e non devono arrivare negli stadi .Avrei voglia di radunare ora tutti gli appassionati di questo sport che abbiamo appreso ai tempi dell’oratorio, quando si giocava senza la malizia e scorrettezze , quando la tifoseria era piacevole ….. tutti....juventini, milanisti, laziali,  interisti …e dire a tutti loro:” vergognamoci di questo calcio … boicottiamolo , non compriamo piu’ un biglietto, non guardiamo piu’ nessuna trasmissione sportiva, nessun abbonamento a digitali che trasmettono calcio..salviamolo e salviamoci. La violenza negli stadi non ci sarebbe se i tifosi fossero mischiati fra’ di loro, sono in effetti le congregazioni di tifosi che sono pericolose e generano violenza, in gruppo si sentono dei Leoni ,scortati dalla polizia o dietro delle recinzioni poi si sentono dei leoni protetti.
Mischiandoli e’ un altra cosa, ci si pensa  tre volte prima di provocare perche’ bisogna prima guardarsi di continuo le spalle.
I metodi attuali per controllare le folle ottengono sempre il risultato opposto ….. creano l’effetto medesimo di un branco di pecore che quando si trovano in gruppo non sono certo accreditate per la loro intelligenza.Forza incominciamo  …… forse dopo vedremo un gioco vero, corretto, piu’ bello e spettacolare..Ieri a Genova  l'apparato di sicurezza predisposto dalle autorità italiane è stato adeguato. I controlli sono stati accurati, ma evidentemente chi ha intenzione dolosa di far entrare fumogeni in uno stadio, vi riesce, come dimostrano anche  tante  vicende .  …. come sempre  ci sono le lacune nelle comunicazione   questa volta  riguardavano  sia il numero dei tifosi, molti dei quali avrebbero raggiunto Genova sprovvisti di biglietto, sia profili caratteristici di alcuni gruppi di tifosi  ultrà ospiti che non sono stati segnalati alle autorita' italiane…
Maggior repressione e sempre più pressanti forme di controllo sociale porteranno sempre più acqua al mulino di una progressivamodernizzazione del calcio. Ci vuole un calcio moderno pronto a sacrificare la passione e il colore del tifo organizzato in nome del profitto e del libero mercato, per trasformare ogni singolo tifoso in un semplice consumatore, in uno spettatore acquirente del prodotto calcio….   non un  ultrà  aggressivo .  Ci vogliono norme per ostacolare le trasferte dei tifosi e per favorire gli abbonamenti alle tv a pagamento;Anche ilresponsabile dell’Ordine Pubblico dello stadio qualora ritenga che uno o piùstriscioni esposti dai tifosi siano d’incitamento alla violenza o alla discriminazione razziale, ha facoltà di rivolgersi ai collaboratori dell’arbitro per ordinare la sospensione della partita .L'anticostituzionalità di misure prese nei confronti dei tifosi italiani come il divieto di assistere alle trasferte della propria squadra o persino alle partite casalinghe quando l'accesso alla gara viene riservato ai soli residenti della provincia di riferimento,. Su quelle che verranno prese nel futuro ormai prossimo, a cominciare dalla famigerata "tessera del tifoso”….. per non dimenticare  com è  morto  l'ispettore del reparto Mobile, Filippo Raciti, di 38 anni, sposato con due figli, ucciso in una notte di follia calcistica dopo il derby Catania-Palermo ….sposato con due figli, ucciso in una notte di follia calcistica dopo il derby Catania-Palermo il  colpo di spranga e poi una bomba carta tirata dentro l'auto di servizio.. era e resta un eroe ….un servitore dello stato ….anche lui morto in servizio ……