Di Vittorio : “ Il lavoro salverà l’Italia salvando il nostro popolo dalla fame”
Tutti noi Pugliesi siamo cresciuti con i racconti su Di Vittorio, tutte le famiglie povere di Minervino Murge ricontavano ai figli e nipoti la sua parabola in cui ci veniva insegnato a non toglierci mai il cappello di fronte ai padroni inteso questo come un gesto di autonomia intellettuale, non di sfregio come molti possono pensare perché si è padroni e servi non per volontà di Dio , ma per come sono distinti da generazione i rapporti tra le classi. Di Vittorio aveva una grande anima, onesta e perbene, abituata a dire sempre quello che pensava, cosa che non è da tutti..per il suo popolo ha sempre messo in gioco tutto anche la vita . Le sue idea furono di giustizia sociale e di progresso solo chiedendo con forza, determinazione e dignità il rispetto dei propri diritti si può realizzare il Sogno di libertà e di rispetto.
Era un uomo intelligente, chiaro nei suoi discorsi perché aveva le idee chiare sulla condizione dei lavoratori, viveva di ideologie, possedeva la vis. eloquentia e parlava a braccio col cuore in mano e veniva ascoltato da tutto il popolo . .. un uomo del Sud nato nel movimento bracciantile pugliese, a Cerignola, da una famiglia di braccianti “figlio del bisogno e della lotta”, costretto a lasciare la scuola e i giochi infantili per sperimentare la durezza del lavoro dei campi e per non arrendersi all'ignoranza decise di farsi una cultura da autodidatta e da lì cominciò l’attività di sindacalista rivoluzionario si confrontò con la violenza e la dittatura fasciste e dopo la Seconda Guerra Mondiale mise tutte le sue forze nella lotta per l'unità di tutti i lavoratori, fossero i braccianti del sud o gli operai del nord . Diceva sempre che le persone di destra e quelle di sinistra hanno lo stesso sudore puntava sull'unità dei lavoratori per ottenere ciò che gli spettava. Così era il sindacato ,cos’ era la Cgil, il suo primo grande segretario del dopoguerra. …quello che diceva che “nessuno dovrà più morire per un pezzo di pane”. Quello che durante i fatti d’Ungheria disse, nonostante Togliatti, “fra i carri armati e gli operai, noi stiamo con gli operai”. Giuseppe Di Vittorio un mito laico .
Pur vivendo in un periodo assai difficile, segnata da tensioni ideologiche stridenti legate al sottile equilibrio bipolare della guerra fredda, Di Vittorio lavorò sempre per l’unità di tutti i lavoratori, dalla quale faceva derivare anche l’unità sindacale; a suo avviso, solo in questo modo sarebbe stato possibile difendere, l’interesse generale della classe lavoratrice, lottando efficacemente per la sua emancipazione.
Oggi, nel pieno della crisi in cui l’ Italia giace , con il dramma di migliaia di posti di lavoro a rischio, i sindacati spaccati e un governo che sta mettendo a dura prova i fondamenti stessi dei diritti dei lavoratori Di Vittorio assume un valore assoluto nella società contemporanea un modello da seguire , dove i diritti dei lavoratori sono ancora si figli delle sue lotte, ma parimenti troppo spesso poco difesi..
I vecchi pregiudizi che annebbiano la mente di gran parte dei lavoratori, l’arte subdola di cui sono maestri i politicanti di ogni colore, ci mettono sempre nella condizione di dover difendere i nostri diritti da attacchi vili e triviali, dopo ogni elezione elettorale.
Noi per loro siamo solo il gregge di cui essi hanno bisogno solo per salire le comode e lucrose scale del potere unico scopo principale per cui questi uomini tanto si affannano, intrigano, corrompono, promettono , intimidiscono è per raggiungere il posto privilegiato di legislatori, mediante il quale essi possono non già rendersi interpreti della volontà di chi li elesse a deputati , ma imporre la propria e incanalare le risorse e le attività di un popolo a loro beneficio e della classe cui appartengono.
Questa tattica abitua il popoli alla passività, tutto si limita alla fatica di eleggersi un rappresentante, ad accentrare così in poche mani il potere e quindi l’avvenire di un’intera nazione. Questa è una verità troppo vecchia e resa fin troppo evidente dai fatti di tutti i giorni.
Nessuno aspirerebbe al potere se questo non procacciasse dei vantaggi, dei privilegi morali, politici ed economici. Quindi il potere è per sua natura ingiusto e corruttore.
Questo malessere generale che ormai si acutizza in tutte le classi dei lavoratori – siano essi operai manuali o cultori del genio o del fecondo pensiero – si estende anche nelle altre categorie meno potenti, meno privilegiate, le quali cercano con ogni mezzo di non essere completamente travolte dalla lotta per la vita.
Un uomo, un popolo è forte, quando è capace di sostenere efficacemente la lotta per la vita, ed anzi riesce a trionfare sulle difficoltà che gli si parano innanzi, a misura dello spirito d’indipendenza e d’iniziativa di cui è animato.
I mali sociali si eliminano eliminando le cause che li generano, quindi logicamente siamo avversi allo Stato, qualunque sia la sua forma, perché questo rappresenta un tiranno che sta sul collo dei cittadini ; un grande parassita dalle mille branche che sa tutto assimilarsi, tutto carpire senza nulla dare….. a un popolo che vive di stenti pur lavorando .
Non bisogna metter l’uomo nelle condizioni che possa diventare il padrone dell’altro uomo ; non bisogna concedergli né riconcedergli un’autorità, di cui poi tutti debbano sopportare le conseguenze dannose e subire gli errori e le ingiustizie che vengono consumate in nome di un potere da noi stessi eletto.
Quel mondo di Di Vittorio ora non c'è più, ma esiste un'altra realtà molto più triste … ora siamo il popolo povero dei lavoratori e non lavoratori e per i quali è sempre più difficile rivendicare diritti, ma il sogno di libertà non ha mai smesso di bruciarci dentro. Rinunciare alla lotta dei nostri diritti significa rinunciare alla vita perché la vittoria non deve mai essere un punto d’arrivo ,ma un punto di partenza una conquista da rinnovare ogni giorno.
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