sabato 12 marzo 2011

Per non dimenticare.



Sono tanti, troppi i poliziotti, magistrati, giornalisti e uomini delle forze dell'ordine uccisi per mano della mafia. Alcuni dimenticati, altri più spesso ricordati dalle cronache , ma tutti ugualmente eroi  perché  la grandezza di questi uomini, non sta nel modo in cui sono morti, ma nel modo in cui hanno vissuto. Ho  voluto  ricordare , Sergio Cosmai , una  figura  straordinaria ,  nato a Biscegliedirettore del carcere di Cosenza ucciso il 12 marzo del 1985 , Omicidi ordinati dalla 'ndrangheta cosentina per la disciplina imposta ai criminali detenuti. La condanna a morte per Cosmai fu eseguita il 12 marzo del 1985, lungo la statale 19, tra Cosenza e Rende. Il direttore 36enne guidava la sua Fiat 500, diretto alla scuola della figlia, una bambina di 7 anni. Affiancato dai killer, è stato bersagliato da colpi di pistola. Morirà in ospedale.  A guidare le indagini del dopo attentato è stato l'allora capo della squadra mobile di Cosenza, Nicola Calipari   funzionario dei servizi segreti italiani morto in Iraq nel 2005 . Secondo le rivelazioni dei pentiti, Cosmai è stato ucciso perché aveva osato imporre regole ferree ai detenuti durante una protesta in carcere, non aveva ceduto alle richieste provocatorie dei detenuti, ordinando, come da regolamento,  un blitz per ristabilire l'ordine ,  ma  ai  boss della 'ndrangheta cosentina Cosmai dava fastidio e doveva essere eliminato.  Tutta la società civile   deve ricordare i martiri, vittime della brutalità criminale della mafia  e che essi  siano di esempio per   tutti i giovani  ricordando che la legalità e le regole sono valori che vanno difesi strenuamente anche con la vita.
Tutto questo accade al sud dove  si  ignora volutamente  la legalità e la cultura.
Infatti  la questione meridionale nasce  con l’Unità d’Italia  e  tuttora   il sud continua a dare mano d’opera alle industrie del nord, costituendo   area di consumo per i prodotti del nord, rimanendo  un bacino elettorale che influenza il formarsi della maggioranza parlamentare e di governo del Paese . Per  contrastare la mafia.  bisogna ricostruire la democrazia nel Mezzogiorno e rafforzarla nel resto d’Italia, con l’impegno di tutti: sia di coloro che rappresentano gli interessi dei cittadini nei partiti, nella politica, nelle istituzioni, nei sindacati, nei movimenti, nelle associazioni di categoria, sia con l’impegno dei singoli e  degli stessi cittadini. Se un partito, un governo, uno Stato  operasse in questa direzione meriterebbe la fiducia dei cittadini, condizione essenziale per non ridurre la lotta contro la mafia a una guerra tra buoni e cattivi e per farle acquisire la dignità di un impegno per la conquista della libertà, della democrazia, di una maggiore giustizia sociale. Non abbassiamo la soglia della coscienza dell’illegalità, non coltiviamo la rassegnazione, la neutralità, l’indifferenza soprattutto in posti dove l’unica lingua parlata è il silenzio e l’omertà.Bisogna urlare che non riteniamo giustificabile la corruzione, i favoritismi, i compromessi, l’intimidazione, la violenza, il finanziamento illegale della politica, la compravendita degli appalti, l’appropriazione dei finanziamenti pubblici, lo svuotamento delle casse delle aziende pubbliche, il taglieggiamento di quelle private. 
Perché il sangue di  coloro che hanno perso la vita per mano dei mafiosi  non sia stato versato invano   ; si impone all’attenzione di tutti , una costante presenza, sulla pericolosità e l’attualità del fenomeno mafioso in modo che il loro sacrificio non sia  stato vano ,   ma  rimanga  un monito per   le coscienze di tutti gli italiani onesti .

  FRANCESCO TIANI

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