giovedì 21 ottobre 2010

Le tre S …Sviluppo …Scuola… Sicurezza…



Che cosa intendiamo quando parliamo di sviluppo  …..  è qualcosa a cui si può essere educati  ….  chi  ci  dovrebbe educare   ….e quale dei due termini è prevalente: lo sviluppo è una branca dell’educazione o l’educazione è uno dei fattori dello sviluppo…… molti  rifiutano ormai questo termine e parlano invece di educazione interculturale o educazione alla mondialità o alla globalità.
Il Pil non cattura in pieno la realtà italiana e quindi va ripensato…. se fossero calcolati  sulla base dell'ambiente… della cultura… della bellezza della storia e del clima, l'Italia si troverebbe in una imbarazzante prima posizione….. ma i soldi non fanno la felicità né, tantomeno, il benessere. ….se alla classifica del vecchio Pil, calcolato secondo i parametri tradizionali e sempre più crisi di credibilità, si sostituisce quella  dell´indice della «Qualità regionale dello sviluppo», le cose si modificano radicalmente e quasi si capovolgono.
È questa la nuova mappa della felicità, alla quale in qualche modo dovremo cominciare ad abituarci, se in futuro – come molti indizi fanno pensare – il Pil verrà se non accantonato, affiancato da nuovi indicatori, sociali, ecologici in grado di fornire un quadro molto più attendibile della qualità della vita nel pianeta.
Fino ad oggi la crescita economica è stata considerata, di fatto, l’unico indicatore con cui valutare la prosperità dei popoli. I freddi numeri del Prodotto Interno Lordo – cioè il valore complessivo dei beni e dei servizi prodotti – hanno orientato le politiche globali. Questo criterio di valutazione è basato esclusivamente su elementi quantitativi e, insieme all’ideologia neo-liberista, ha guidato fin qui lo sviluppo capitalistico.
È il momento di cambiare…. i segnali che ce lo impongono sono tanti: la crisi economica causata dal dominio della finanza e dei suoi metodi speculativi sulla politica e sull’economia…. l’inquinamento crescente e i gravi danni arrecati al nostro pianeta….. l’acuirsi delle disuguaglianze sociali e della forbice tra ricchi e poveri…. al  divario tra Nord e il  Sud…….il peggioramento delle condizioni dei lavoratori…… il diffondersi delle malattie psicosomatiche da stress…..
Per testare lo stato di salute della società occorre tenere conto delle variabili qualitative che determinano il benessere. Restituendo alla persona umana la centralità nelle nostre valutazioni, occorre tenere in considerazione la diffusione della ricchezza, l’accesso alla istruzione e alla cultura, il livello di serenità e salute degli abitanti, la qualità dell’aria, del suolo e delle acque, la vivibilità delle città, il tasso di criminalità, la sostenibilità dell’utilizzazione delle risorse naturali.
Il dibattito sul superamento del PIL non è nuovo: nel 1968 Robert Kennedy disse che «non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del PIL. …Negli ultimi anni il confronto sul tema ha ripreso vigore di fronte all’evidenza di uno sviluppo distruttivo che rischia di essere una strada senza ritorno. In Italia di questi temi si parla troppo poco. Il nostro Paese, invece, ha bisogno  di un piano per uno sviluppo nuovo e sostenibile. Il governo  non se ne occupa affatto….. è  un atteggiamento miope che non tiene conto del desiderio di benessere complessivo da parte dei cittadini né della necessità di garantire un futuro prospero ai nostri figli.
 Dal punto di vista dell’educazione allo sviluppo,  sono sempre stato consapevole che i problemi dell’umanità non sono generati, e non possono quindi essere risolti, all’interno dei confini nazionali; che viviamo in un mondo sempre più interdipendente, dove qualunque attività  finanziaria… bellica.. ambientale…. sociale …. di un paese ha legami con quanto accade in altre zone del pianeta e che qualsiasi intervento di educazione allo sviluppo non potrà, pertanto, prescindere dalla consapevolezza di queste interrelazioni complesse e che necessiti anzi di un approccio “globale.
 Il fine ultimo dell’educazione allo sviluppo è quello di consentire il passaggio dalla fase di sensibilizzazione a quella dell’impegno concreto, contribuendo così a modificare comportamenti ed atteggiamenti dei cittadini dei paesi industrializzati affinché si impegnino in favore delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo, non solo per solidarietà, ma per consapevolezza di un destino comune.
Nel corso di questi cinquant'anni successivi alla seconda guerra mondiale l'Italia ha conosciuto rilevanti trasformazioni economiche e sociali. Ma numerosi e complessi rimangono tuttora i nodi da sciogliere. E la transizione dalla prima alla seconda Repubblica ….di cui non è ancora possibile prevedere l'esito finale né in ordine all'assetto istituzionale né sul terreno degli equilibri politici…. moltiplica gli interrogativi sulle prospettive e sulla stessa identità del nostro paese. La crisi economica che  si è abbattuta  addosso non solo fa acqua da tutte le parti, ma continua e rendere sempre meno vivibile il nostro amato sud. Un modello che ruba ai poveri per dare ai ricchi. Che continua a privilegiare i più forti e ad abbandonare per strada i più deboli. Una manovra  economico-finanziaria fatta dal nostro governo, ci dicono, necessaria, ma che, come sempre, viene pagata solo nostro  popolo ormai in ginocchio da anni , che vive giorno per giorno  sperando in un miracolo che possa cambiare la loro misera vita .  Le caste continuano a non essere toccate e le rendite finanziarie a non essere tassate. ….
La storia avrebbe dovuto insegnare che gli avvenimenti umani non procedono  verso situazioni necessariamente migliori  e che il progresso  , come conosce l’evoluzione , conosce anche l’involuzione . Il Ministro , Gelmini , ha imposto al cammino riformatore un brusco cambiamento di direzione , qualcosa che assomiglia molto ad una inversione ad U.
Voglio aggiungere che la qualità delle scuole è strettamente collegata alla qualità del contesto sociale e culturale , per cui ci sono buone scuole del nord nelle quali insegnano insegnanti del sud , che non sono certo stati miracolati nel loro non facile viaggio di emigranti in Italia . E ci sono scuole nel sud dove gli insegnanti andrebbero elogiati e non vituperati  , perché entrano in aule fatiscenti , frequentate da bambini , ragazzi  che vi arrivano con storie di disperazione alle spalle  , e cercano le parole per far loro capire che il mondo non è il vicolo maleodorante delle loro scorribande , che il futuro non è necessariamente una strada senza uscita.  Dentro le scrostate pareti dell’aula , suonano lontane e vuote le nuove parole d’ordine : merito , successo , competizione .…..note surreali sullo stato dell’ istruzione nel nostro paese. Dall’ idea, appunto, che la scuola meridionale sia l’ultimo anello di una lunga catena di civiltà, che da Hegel porta a Vico, fino alle fonti perenni della sapienza classica; all’ immagine, più recente, di un attentato alle basi stesse dell’istruzione popolare per mezzo della soppressione del modulo nella scuola elementare. Immagine che poggia, a sua volta, su un’altra leggenda che fiorisce sul terreno della scuola italiana, e cioè che in Italia la spesa pubblica in materia di istruzione sia largamente inferiore a quella di altri paesi, in Europa e in Occidente………..i tagli del governo sulla  scuola hanno  cancellano uno dei pilastri della riforma Moratti: quella delle tre "I" Inglese, Impresa,  Informatica  ……ridimensionamento dell'insegnamento dell'informatica  e dell’inglese all'interno della scuola italiana…a  mio modesto  parere  è stato negativa, non c'è dubbio, ma a parte la polemica politica, occorre fare una considerazione che va al di là dell'idea dell'informatica  e dell’inglese come puro supporto tecnico, di conoscenze scientifica o di facilitazione per l'inserimento del mondo del lavoro…..ormai queste discipline  utilizzate  attraverso molteplici strumenti dai nostri ragazzi e bambini, è ben più di uno strumento: è un mondo educativo, di relazioni, che modifica la percezione della realtà e lo stesso sistema di riferimenti cognitivi ed "informativi" dei nostri figli.
E' ben più di uno strumento, è una "chiave" di comprensione della realtà, è il modo attraverso il quale i  nostri bambini e ragazzi vivono la loro conoscenza, le relazioni, il loro tempo sociale e personale.
Ecco perchè credo che nella scuola l'attenzione all'informatica debba essere sempre presente, ma - allo stesso modo - chieda di essere rimodulata, e declinata non solo dal punto di vista tecnico ma soprattutto da quello educativo e pedagogico.
Cosa che la scuola italiana non potrà neppur più "pensare di fare" se le risorse …..già poche ….. venissero ulteriormente tagliate. 
L’ Italia ha bisogno anche  di un processo di innovazione di carattere organizzativo funzionale con obiettivo di fornire risposte strutturali e durature alla crescente domanda di sicurezza dei cittadini , cercando soluzioni , condivise in fondo di favorire processi collaborativi con le componenti della società civile. Ci vuole una nuova idea di sicurezza determinata nel concreto da una serie di iniziative convergenti , che rendono al cittadino più agevole , umano e gradevole il rapporto con gli operatori  d’ordine e più fruibili i relativi servizi  nell’ ambito di una concezione della sicurezza del territorio strettamente connessa , in un senso evoluto  ,alla sicurezza   intesa  , nel contesto sociale attuale , quale bene primario la cui protezione è propedeutica al pieno esercizio della libertà fondamentale.
C’è l’idea che non è con la difesa della sicurezza che si può garantire la vita civile, ma occorre la prevenzione; la convinzione che la devianza criminale ha alla base le disuguaglianze e quindi bisogna lavorare nei tempi lunghi, potendosi anche trascurare nei tempi brevi il problema della difesa del cittadino…… ma noi  poliziotti siamo figli di tutte le opposizioni .ma orfani di tutti i governi”, gridano i poliziotti,  in silenzio …ricordando con amarezza  come l’attuale  ministro Brunetta  ha definito i poliziotti “panzoni”….. ma  del resto, quando non si dà la possibilità ai giovani di accedere al servizio direttamente, dopo un concorso pubblico e ci si limita a preferire chi ha già svolto un anno nell’esercito, in marina o nell’aeronautica, il turn over non è proprio semplicissimo. L’età media dei poliziotti si è innalzata a 43 anni, e le pance crescono. “Non ci sono concorsi pubblici dal 1996  allora è come dire ad un ingegnere che, prima di poter svolgere la professione, deve fare un anno da capo cantiere. Una scelta, tra l’altro, che penalizza le donne, che ci pensano due volte prima di farsi un anno nell’esercito”.

Per non parlare dei mezzi di trasporto: poche auto, vecchie e bisognose di manutenzione, oppure non ancora immatricolate perchè non ci sono i soldi per farlo. O della tecnologia: negli sportelli-denuncia non esistono computer che siano in rete con le procure, o mail certificate. Questo significa che ogni mattina un poliziotto parte dal commissariato e si reca in Procura per le segnalazioni. Uno spreco di tempo e di denaro enormi, a fronte dei tagli che sono stati operati negli ultimi anni per il comparto sicurezza.

Gli ambienti di lavoro sono spesso fatiscenti, in qualche caso – denunciati      più volte da noi sindacati
……e poi sentire la proposta del ministro Maroni  che alla polizia vengano destinati i soldi recuperati con lo scudo fiscale o sequestrati alla mafia.  Che vergogna ….. gli stipendi di chi ci deve difendere avranno l’odore di chi delinque.
  ….Si sta creando una società insostenibile. I nostri ragazzi oggi vivono di sole incertezze, di  precariato ..ai giovani del sud  non è concesso fare progetti, perché vengono continuamente derubati di ogni minima sicurezza per il futuro.
Un soffio di speranza ……  allargando il più possibile il dialogo a tutti quelli che sentono l’inquietudine del presente e del futuro,  perché credono  fermamente che   sia l'ultima speranza per ridare   dignità  al popolo del sud…. .


Francesco TIANI

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