martedì 6 settembre 2011

Per me le province non vanno abolite come entità territoriale, ma come consigli provinciali , consiglieri ,presidenti e assessori perché ci sono già i prefetti che sono i garanti .

Di fronte alla manovra varata per decreto dal Presidente del Consiglio dei Ministri e avallata dal Presidente della Repubblica, vorrei esprimere la mia opinione l’abolizione delle province sia un diversivo per non colpire i veri sprechi e i veri privilegi. Siamo sicuri quindi che il problema siano 110 province in un paese che ha 8.092 comuni (compreso Pedesina con 34 abitanti) Le Province poi nella mia esperienza servono e molto, soprattutto nella gestione del territorio soprattutto al sud martoriata dalla mafia.
Un paio di anni fa si parlava molto a destra e sinistra della possibile abolizione delle Province.Istituite nel 1970, dopo la riforma del Titolo V approvata a maggioranza dal Parlamento nel 2001 (governo Amato), le Regioni sono diventate lo strumento più incisivo nel governo del territorio. Quella riforma, che qualcuno ebbe l’ardire di definire federalista, conferì pari dignità costituzionale anche alle Province, ai Comuni e alle Città metropolitane. A distanza di  anni si continua a discutere di federalismo e di Camera delle Regioni. Ennesima dimostrazione della scarsa vitalità del riformismo italiano. Forse siamo un Paese troppo invecchiato per essere dinamico.  Il governo Berlusconi  continua  a chiede sacrifici agli italiani con una manovra correttiva senza precedenti per dimensioni e rigidità  delle misure, facendo persino impallidire la finanziaria dell’allora governo tecnico di Amato chiamato a stoppare l’inflazione galoppante e la svalutazione della defunta lira. Tutto giusto e legittimo, per carita’, come giusto e legittimo e’ colpire e limitare i privilegi della casta, anche se qualcosa in più si poteva fare sulle indennita’ dei parlamentari e sulle altre caste che infestano il Paese.  Ma come il saggio che  indica  la luna e lo stupido invece  guarda  il dito allo stesso modo, il Governo vara una manovra che massacra regioni e comuni, e tutti ora stanno lì a parlare di trentasei  province da abolire. Lo spot berlusconiano è riuscito ancora una volta, quei “54 mila posti in meno” nelle varie assemblee elettive  alimentano le chiacchiere sotto l’ombrellone e distolgono l’attenzione dal cuore delle misure anticrisi: semplicemente una marea di soldi in meno agli enti locali.    Le Province costano agli italiani 14 miliardi di euro l’anno. Qualcuno ritiene la loro abolizione una proposta populista altri, invece, che vogliono eliminarle innanzitutto dalla Costituzione, si rivolgono ai cittadini che come sempre tace sugli eventi che lo colpiscono.  In pochi pero’ hanno colto un messaggio nascosto nella manovra  il vero conto degli interventi voluti dal Governo nel provvedimento ferragostano alla fine lo paghera’ il Mezzogiorno in maniera tale da bloccare ogni ipotesi di sviluppo ed impedendo di fatto, anche per l’avvento del nefasto federalismo fiscale, ogni speranza di perequazione tra il nord ed il sud del Paese.  Infatti al sud con la manovra d'emergenza disposta  dal Governo, viene praticamente cancellato un capoluogo di provincia   che dopo anni di battaglie si ritrova al punto di partenza. Un sogno a lungo accarezzato  un traguardo raggiunto grazie alla determinazione di uno parlamentare onesto  che si spende senza risparmio di forza e che oggi , al contrario di chi sceglie la via del silenzio forzato o imposto dai partiti scende in campo in difesa del territorio .Si tratta di un'iniziativa semplicemente inaccettabile da contrare  in ogni modo . Non si può alterare, sino a distruggere, l'esistenza stessa di una regione, tutelata dalla Costituzione , per il tramite di provvedimenti della cui ragionevolezza e adeguatezza, francamente, dubito che sia una soluzione . Provvedimenti che scambiano la sacrosanta lotta agli sprechi nella spesa pubblica con la soppressione di funzioni e servizi ai cittadini sul territorio. Una cosa, poi sono i costi della politica che non sono stati incisi neanche superficialmente dai provvedimenti del ministro Tremonti, e una cosa è eliminare enti e istituzioni che supportano la comunità locale e le loro famiglie.   Tutti dobbiamo essere coinvolti in uno sforzo straordinario,in vista di un risultato comune. La Provincia è realmente un organo amministrativo intermedio: deve cioè riassumere alcune funzioni che vanno organizzate a livello sovraccomunale, senza arrivare al livello regionale .“E’ una manovra che aumenta indiscriminatamente le tasse, colpendo sempre i soliti noti e cioè’ le famiglie e il ceto medio italiano; che penalizza ancora di più il Mezzogiorno che con il taglio vero dei costi della politica poco o nulla hanno a che fare. Se pensate che i taglio delle province operato dal governo, produce ulteriori effetti paradossali e negativi, se pensiamo che alla soppressione delle piccole province consegue la soppressione di tutti gli uffici provinciali dello Stato comprese le questure e le prefetture,  una disposizione di questo tipo in Sicilia in Calabria ,in Basilicata  e in Campania  ,  producerebbe un  effetto devastante della scomparsa della Questura e della Prefettura di Enna e di Caltanissetta in Sicilia , di Vibo Valentia e Crotone in Calabria , in Basilicata Matera  con tutto ciò che ne deriva sul piano dell’indebolimento della lotta alla mafia, in territori così largamente interessati al fenomeno criminale. Si tratta di norme che il Parlamento ha il dovere di modificare per contenere i disastri di questa maggioranza e del suo governo a trazione leghista. Forse  le province,  nessuno  le vuole eliminarle  veramente perché il  semplice fatto di mantenere in vita queste strutture nasce da una sola motivazione: il voto di scambio.Ricordiamo che si attribuisce alle province quel ruolo primario nella gestione delle strade, delle scuole, degli asili nido, ospedali, etc… e che la stessa gestione potrebbe ricadere sulla regione e sui comuni senza triplicare poteri ed infiltrazioni.Quindi grazie a queste strutture si mantiene in vita un sistema di dare ed avere in cui i principali benefattori sono, da una parte, i gestori della politica quindi i partiti, dall’altra le organizzazioni criminali che così gestiscono appalti, affari e politica.Ragionando all’eccesso ci figuriamo uno strano parallelo tra i consiglieri provinciali e di quartiere ed i manovali della mafia, n’drangheta, corona unita e camorra .
Come la manovalanza criminale è pagata per esercitare il controllo del territorio, cosi’ la politica paga i consiglieri nei loro vari gradi di competenza per esercitare lo stesso controllo che esercitano le cosche mafiose.Abolire, quindi, le province ed i consigli di quartiere se da una parte potrebbe risanare la situazione finanziaria dei territori, dall’altra pare urtarsi con gli interessi mafiosi.Perciò la criminalità  insieme alla politica, mai potrebbero accettare una riduzione così evidente di potere e soprattutto di combutte affaristiche.  Bisogna ridisegnare tutto per restituire al Paese la forza, l'efficienza, la stima in un classe dirigente credibile, tutte cose necessarie per affrontare questi tempi bui . 

Francesco TIANI

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