sabato 10 settembre 2011

VOCI DAL CIELO




A distanza di 10 anni dagli attentati terroristici , dell’11 settembre 2001,  tutto è cambiato nelle coscienze e nei comportamenti di ogni essere umano  . Le immagini di quel giorno rimarranno  impressi  per sempre nelle nei nostri ricordi;  foto   significative e tragiche che i reporter presenti a New York consegnarono alla memoria storica  in  tutto il mondo . Siamo stati tutti vittime degli attacchi ci  è mancata una riflessione sul significato politico dell’accaduto. Tutti hanno enfatizzato gli aspetti emotivi e mediatici. Qualcuno, cinicamente, ha perfino usato la categoria del sublime, ma quasi nessuno ha tentato di descrivere l’avvenimento in termini di rapporti internazionali ; sul mondo islamico l’11 settembre ha avuto conseguenze devastanti ,paradossalmente, perfino gli stessi attentatori sono stati espropriati di un atto terroristico sproporzionato, ben più grande di loro. Di quell’atto terroristico si sono appropriati gli Stati Uniti, che lo hanno usato come pretesto per mettere un piede in Afghanistan guarda caso, sulla via della Cina e un piede in Iraq guardo caso, vicino all’Iran, sopra un mare di petrolio.  Sicuramente tutti ci ricordiamo dove eravamo e che cosa stavamo facendo in quel momento, cioè in quel pomeriggio (mattina in America) di dieci anni fa, quando d’improvviso la televisione ha iniziato a mostrarci una specie di film impazzito. Era l’11 settembre 2001: il giorno più assurdo, il giorno senza parole …  silenzi e lacrime  Le fotografie mantengono intatta la loro incredibile potenza e ancora risvegliano dentro di noi quello stupore dolente e quella sensazione di vulnerabilità che si imposero ai miliardi di spettatori increduli davanti ai televisori di tutto il mondo. Nel tempo abbiamo visto e rivisto i fotogrammi delle torri che si sbriciolavano , ogni volta con un senso di sgomento e impotenza . Ma può un solo giorno cambiare per sempre la storia del mondo? Quali possibilità abbiamo di capire quella tragedia, a un decennio di distanza? Con strette al cuore, rabbia e incomprensione oggi più che mai le Twin Towers rappresentano un simbolo di ciò che non c’è più, ma soprattutto della forza di volontà della popolazione newyorkese che ha saputo andare avanti ; senza dimenticare di onorare le migliaia di poliziotti, pompieri e volontari che si sono alternati nel soccorrere i superstiti, prima, e successivamente nel recuperare i corpi o solo le esili tracce delle vittime. Storie di dolore, coraggio e speranza che mostrano come il terrorismo abbia fallito, perché la voglia di vivere è più forte della paura di morire e soprattutto la voglia di non dimenticare. Al Qaeda non è più forte come dieci anni fa, ma è ancora in grado di colpire e fare male. L’espressione “guerra al terrorismo” è un evidente controsenso. Le azioni di polizia sono utili e necessarie quando si tratta di fermare i terroristi, gli esecutori materiali degli attentati, ma il terrorismo è una realtà diversa. Combatterlo con un’azione uguale e contraria è assurdo, come usare un cannone per colpire una mosca. L’unica strada per combattere il terrorismo è la democrazia: fermare il circolo della violenza con un comportamento antiviolento. 
Tutti vorremmo sapere esattamente che cosa è successo, ma purtroppo non sempre questo è possibile. E la storia va avanti lo stesso. A volte bisogna arrendersi all’evidenza come tanti omicidi  come quello di  Kennedy: a distanza di decenni ci sono ancora tanti punti oscuri. Ed è solo un esempio tra mille. Ma questo non significa che dobbiamo rinunciare a comprendere la realtà. Dal mio punto di vista, studiare l’11 settembre significa soprattutto concentrarsi  più sulle sueconseguenze,  che sulla dinamica degli attentati in sé. La democrazia non si può esportare, ma forse, però, è possibile innamorarsene proviamoci .

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