lunedì 30 agosto 2010

Il suo Paese resisteva alla crisi…………..

Il suo Paese resisteva alla crisi………….. 



                                  
Il capo del Governo italiano era sicuro che il suo Paese resisteva alla crisi meglio
degli altri e che L’Italia si sarebbe risollevata dalla crisi, perché le famiglie italiane non
erano molto indebitate ….. Mi domando ma viviamo nello stesso Paese!!!! . L'Italia non
doveva essere tra i Paesi più a rischio fra quelli colpiti dalla crisi perché non era in
prima linea durante la crisi finanziaria globale e non lo doveva essere neanche adesso
che la crisi finanziaria si trasformava in crisi del debito pubblico : si leggeva così se si
faceva il paragone con la situazione finanziaria italiana in relazione alla crisi greca.
Negli ultimi giorni, per ricostruire una fiducia latitante, il governo ha sparato
una mitragliata di provvedimenti.
Fra le misure su cui punta il governo per contenere i tagli ,la manovra economica
prevede ,sacrifici che già il popolo da anni è costretto a subire dalla casta , la riduzione
dei costi della politica ….si prevedono tagli ai generosi stipendi di ministri e
parlamentari…… tutti i funzionari pubblici dovranno affrontare un congelamento dei
loro stipendi da fame , e alcune amministrazioni regionali saranno costrette ad alzare
le tasse locali sui redditi personali e sulle imprese per sanare i loro deficit , il tutto in
un nuovo impianto statale che punta al federalismo. I Italiani svegliamoci dal torpore
in cui giaciamo da anni ..

Il Paese sta vivendo un dramma silenzioso rispetto all’ Europa che lo sta
portando a convergere con le economie più deboli d’ Europa , non con le più forti
.L'Italia ha debiti , oltre cinque volte quelli della Grecia. I'Italia avrà delle enormi
difficoltà e diventerà un bersaglio della speculazione . Il piano del governo italiano è di
congelare o tagliare le retribuzioni del settore pubblico . L'Istat sottolinea che la crisi
economica ha colpito pesantemente le famiglie italiane. Far fronte a un'emergenza
economica diventa sempre più difficile e quelle che hanno contratto un debito sono
aumentate secondo l'Istituto di statistica. Crescono le famiglie indifese nel far fronte a
spese impreviste . Aumentano le famiglie in arretrato col pagamento di debiti diversi
dal mutuo e quelle che si sono indebitate . In questi anni mi sono chiesto se il sindacato
non fa molto.. perché non vuole o perché non riesce? Certamente ci sono tante idee,
tante posizioni diverse. Pesa anche la cultura dell’individualismo e della
globalizzazione come fatto inevitabile, vista come la legge di gravità contro la quale
non c’è nulla da fare. Che i sindacati in ogni categoria stiano perdendo iscritti, forza e
influenza nella maggior parte delle economie industrializzate è un fenomeno sotto gli
occhi di tutti. Da più parti ci si interroga sul ruolo del sindacato nell’ambito del quadro
politico-istituzionale del nostro Paese e dei nuovi scenari internazionali: su com’è e
come dovrebbe essere, sullo spazio che gli è proprio nella società, sui rapporti con la
politica e con le istituzioni, sul modello organizzativo ad esso più consono per svolgere
al meglio la sua funzione.

Sicuramente anche dagli iscritti sono stati molto indeboliti dall’attacco politico
delle riforme del mercato del lavora. E’ chiaro che il ruolo del sindacato è
profondamente mutato e sarebbe molto importante una maggiore
internazionalizzazione dei sindacati , che ha perso moltissimo terreno rispetto alla
trasformazione della produzione, rispetto alla globalizzazione, che è stata ed è in
prevalenza una nuova forma di politica del lavoro, che ha fatto di tutto per far perdere
terreno al sindacato. Però sta di fatto che le Organizzazioni Sindacali Confederali non
ha conseguito grandi successi negli ultimi anni, in parte per le proprie debolezze, ma
anche per gli attacchi di persone che sul lavoro sono, in una certa misura,
opportuniste. L’adesione ideologica sicuramente è molto diminuita. Una volta si
iscriveva alla CGIL, CISL o UIL perché si credeva nelle loro idee , ed era il futuro dei
lavoratori, era la solidarietà, un’identità , gli insuccessi e la loro perdita di forza sono
anche la conseguenza di un maggior opportunismo. I sindacati per difendere e
rafforzare il proprio ruolo dovrebbero far molto di più sul piano della legislazione del
lavoro.
È chiaro che una legge non si può fare dall’oggi al domani, però dovrebbe
mettere sul piatto una nuova e robusta legge sul lavoro nel suo complesso.
CGIL CISL e UIL promuovono iniziative pubbliche al fine di coinvolgere anche
lavoratori che non sempre partecipano alle assemblee, ma pretendono ugualmente i
risultati.

Occorre definire regole certe che prevedono il voto dei lavoratori non solo
quando le tre Confederazioni e sindacati di categoria sono d’accordo sulle proposte da
sottoporre al giudizio ,ma proprio quando ci sono diversità. Altrimenti si tratta di una
beffa. C’è la necessità di costruire da parte dei sindacati una forte opposizione sociale
con forti mobilitazioni, lotte, proposte, diventando un punto di riferimento in
particolare dei lavoratori precari.
Ricordiamo le lotte di cui i sindacati furono protagonisti nel 2001 per
respingere quello che allora era il piano Maroni. Lotte e manifestazioni che bloccarono
quel piano che oggi viene riproposto pari ed ha bisogno di un movimento forte e
unitario, partendo dai luoghi di lavoro, dai territori, costruendo legami, alleanze.
Durante la contrattazione non bisogna restare chiusi più in un angolo, in posizione
subalterna. Si deve provare a riconquistare, proprio con i contratti nazionali, ciò che ci
vogliono togliere e ciò che non ci vogliono dare . Così sul piano dei diritti, dell’attacco
allo Statuto dei lavoratori non basta la difesa, la resistenza, dobbiamo intervenire in
ogni spazio che si apre, in ogni interstizio, cogliere ogni aspetto, tutto ciò che ci
consente di intervenire.
Il cittadino, sia poliziotto, sia lavoratore o pensionato, consumatore e
contribuente, in relazione ai suoi diritti e alle sue aspettative, esige legittimamente
dalle istituzioni, dalla politica e dalle parti sociali correttezza e trasparenza nei
comportamenti, nelle proposte e nelle scelte, per poter esercitare un suo diritto
costituzionalmente riconosciuto e garantito: quello della valutazione autonoma e

democratica,sono anche richieste alle Istituzioni nello svolgimento delle pubbliche
funzioni, alla Politica nella presentazione dei programmi e nella individuazione degli
obiettivi perseguibili e dei relativi percorsi possibili e al Sindacato nella formulazione
delle piattaforme rivendicative e nell’esercizio delle opzioni nell’ambito delle diverse
azioni di tutela.
Al contrario, nell’attuale contesto politico e sociale, il rapporto tra società civile e
istituzioni pubbliche, fra cittadini elettori e politica e fra lavoratori e pensionati e
sindacato, è messo a dura prova da una sequenza di fatti e di atti che non si possono
collocare nell’ambito della necessaria correttezza e trasparenza.
Infatti, parte delle scelte e dei comportamenti di alcuni rappresentanti delle istituzioni,
attori della politica e responsabili delle parti sociali, cadono nello sterile populismo e
soprattutto non contribuiscono a risolvere i problemi reali dei cittadini.
In questo momento decisivo per accelerare l’uscita dalla “grande crisi” e avviare
un’adeguata crescita economica e occupazionale, si dovrebbe incentrare il confronto
politico e sindacale.
Non è che non sia giusto e doveroso criticare il sindacato; Il problema è che non
ci si rende conto della solitudine in cui è stato ad arte confinato. Un mondo senza
sindacato vorrebbe dire il mondo del contratto individuale. Le sue conquiste non
devono mai essere date per scontate.

Ciccio TIANI

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.