domenica 22 aprile 2012

LA QUESTIONE MORALE TRA CORRUZIONE E GIUSTIZIA




Convegno:

“LA QUESTIONE MORALE TRA CORRUZIONE E GIUSTIZIA”


Oggi la corruzione è uno dei mali della società maggiormente diffusi ed insidiosi. Secondo le stime, la somma delle transazioni legate alla corruzione sarebbe di centinaia di miliardi di euro ogni anno. In realtà la corruzione colpisce tutti i Paesi con conseguenze devastanti sia sul piano sociale che su quello economico.
La corruzione sembra essere un problema cronico della società italiana. Già conosciuta e oggetto di pubblico dibattito presso i Romani, la corruzione non ha mai smesso di scandire il susseguirsi delle vicende storiche del nostro Paese. Ricordiamo la vendita delle Indulgenze ai tempi di Papa Leone X, che generò, per ripulsa, la Riforma protestante, per passare poi, in anni più recenti, allo scandalo della Banca Romana, che travolse il governo Giolitti nel 1892-93 autore anche della famosa massima “per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano.” e di cui parla anche Pirandello nel romanzo “I vecchi e i giovani “, per arrivare, ai giorni nostri, allo scandalo delle tangenti, indicato dai giornali  anche col nome di "inchiesta di Mani Pulite" o "Tangentopoli". Uno scandalo che, nei primi anni Novanta, ha coinvolto imprenditori e uomini politici e che ha decimato la classe dirigente della cosiddetta Prima Repubblica.
Sono passati vent'anni da Mani Pulite e io credo non sia cambiato nulla, anzi la situazione è peggiorata . La corruzione in Italia appare un fenomeno in crescita preoccupante.
Quando si parla di corruzione si fa riferimento, in realtà, a due reati specifici: la corruzione propriamente detta, quando si offre denaro a un pubblico funzionario per riceverne dei vantaggi e la concussione, quando è il pubblico ufficiale a richiedere una ricompensa in cambio di favori da elargire.
Dopo Tangentopoli, la percezione di tanti è che in realtà la corruzione sia in Italia ancora molto diffusa, allora mi chiedo  perché,  nonostante le condanne talvolta severe , pagati da alcuni inquisiti, la corruzione continua a prosperare nel nostro Paese?
Secondo me  l'Italia non è  ancora una democrazia forte e compiuta, con un mercato concorrenziale ben funzionante. Le procedure della pubblica amministrazione sono farraginose. Il modo di organizzare gli uffici eccessivamente burocratico e superato. Si lavora ancora sulla correttezza formale degli adempimenti e non sui risultati. 
L'interpretazione di norme, leggi e regolamenti intricatissimi lascia ampia discrezionalità al singolo funzionario e crea gli spiragli favorevoli per l'infiltrarsi della corruzione.
Ci sono tuttavia anche dei motivi culturali. Lo Stato è spesso percepito, in vaste aree del Paese, forse a causa dello storico susseguirsi di dominazioni straniere, come qualcosa di estraneo, di antagonista.
L'arricchimento è considerato dagli italiani come il principale segno di distinzione e di superiorità sociale. L'aristocrazia del denaro è l'unica gerarchia riconosciuta. I soldi facili costituiscono una tentazione cui, ai più, è difficile resistere. Anche il potere lo si acquisisce col denaro, più che con la competenza.
Il tornaconto personale, l'appartenenza a una famiglia, un clan, una corporazione professionale hanno sempre la meglio, nel Belpaese, sul rispetto per il bene comune e l'interesse collettivo. Forse persino la nostra appartenenza alla religione cattolica, al contrario di quanto avviene nell'ambito della religione protestante o addirittura calvinista, ci abitua ad essere indulgenti verso le nostre debolezze e i nostri peccati, ci invita all'assoluzione invece che alla condanna e all'espiazione.
Valori di civismo molto diffusi in democrazie molto più mature della nostra, trovano da noi un'adesione soltanto formale, di facciata. La vita pubblica italiana scorre da sempre sul doppio binario morale dei vizi privati e delle pubbliche virtù, del predicare bene e razzolare male.
La corruzione, intanto, non soltanto crea ingiustizia, ma danneggia pesantemente anche la vita economica del Paese. Quando i giochi sono truccati, a vincere sono i più furbi, non i più bravi.
Se l'azienda che vince un appalto pubblico, per esempio, costruisce opere malfatte, inutili, a costi altissimi, il danno che ne deriva alla collettività è immenso. "Ungere le ruote" diventa la prassi abituale se l'appartenenza a un clan fa premio sul merito; nelle scuole, negli uffici, negli ospedali, nelle aziende, nella vita economica in genere di un paese corrotto, vinceranno i mediocri, mentre i più competenti rischieranno di essere esclusi.
Oggi, ovunque nel mondo, la maggior parte della gente ha perso la fiducia nei politici; perché la politica  è  malaffare e la giustizia è  corruzione . Tutti i giorni si legge sulle  prime pagine dei giornali le inchieste giudiziarie, di scandali e avvisi di garanzia, indagini e sospetti (un po’ meno sentenze)  dalle Alpi alle Piramidi  torna la rappresentazione dell’Italia corrotta, e, come ai tempi di Tangentopoli, siamo tutti quotidianamente in attesa dei “prossimi sviluppi”. La nuova narrazione di cui l’Italia a detta di molti avrebbe bisogno rischia di essere ancora una storia trita e ritrita.
Mi sono sempre chiesto se i fenomeni corruttivi, le malversazioni,  gli abusi di potere e le ruberie sono la causa della disaffezione dei cittadini e della crisi della democrazia, oppure la crisi della democrazia è non si dirà mai la causa, ma almeno è una delle cause della corruzione dilagante.  Un conto è pensare che le istituzioni democratiche sono deboli per l’assalto di un esercito di cavallette voraci; un altro è pensare che la debolezza dei sistemi democratici dipende invece da processi economici e finanziari che li tengono sotto tiro e li svuotano della loro sostanza. Nel primo caso, ciò di cui si ha bisogno è un’opera di disinfestazione ; nel secondo, di una cura ricostituente. Magari poi occorrono l’una e l’altra cosa, ma è bene sapere da dove cominciare.
E che se la politica viene percepita come distante o scollata dalla realtà, ciò dipende dal fatto che i politici si fanno gli affari loro, ma ancora di più dipende dal fatto che non hanno più gli strumenti per fare gli affari di tutti.
Corruzione, cospirazioni e scandali politici sono diventati la norma in ogni Paese ed in ogni partito, per cui moltissimi politici ha perso la fiducia anche dei propri sostenitori.  Molti credono che la Politica generi automaticamente la corruzione, di qui il detto: “dove c’è potere c’è corruzione”.  Nessuna meraviglia quindi se la maggioranza delle persone non ha fiducia non solo nei politici, ma anche nella Politica in quanto tale. Molti si rifiutano di votare, non credono più che il voto possa portare dei cambiamenti significativi.
Non votare per i propri rappresentanti è un voto di “sfiducia” per quel tipo di governo.
Spesso le persone disgustate dalla doppiezza di quasi tutti i politici cercano quelli che possono meritare la loro fiducia, ma se per caso riescono a trovarne alcuni, di solito verranno poi traditi anche da questi.  Nessuna meraviglia se taluni pensano che il Parlamento va rimpiazzato da un dittatore.  Altri rifiutano l’ipotesi di un dittatore, ma poiché non vedono alternative, si rassegnano e abbandonano la Politica ai politici.  Ciò peggiora le cose, perché in questo modo si lascia che la società venga gestire da politicanti preoccupati più del loro potere personale che degli interessi della collettività.
 Oggi più che mai  bisogna  gestire la società senza ricorrere ai rappresentanti, con i cittadini che votano direttamente le politiche da attuare invece che votare per eleggere dei politici. Quando tutti i cittadini decidono tutte le politiche, i rappresentanti politici diventano superflui perché il loro lavoro è quello di decidere per gli altri.  
 L’autorità di rappresentare gli altri costituisce un “potere”, ed è questo potere – non la Politica – che genera corruzione.  Abolire il loro potere significa abolire la corruzione.  Senza la corsa a questo potere, la Politica verrà  liberata dall’ipocrisia, dalla doppiezza e dalle cospirazioni 
Quando tutti i cittadini decidono tutte le politiche abbiamo un nuovo sistema politico chiamato Democrazia Diretta. In tale sistema nessuno rappresenta altri, nessuno viene pagato per decidere le politiche, quindi i costi di gestione della collettività vengono ridotti al minimo, mentre aumenta l’interesse dei cittadini per i problemi della società.
 Nessun sistema politico è in grado di curare tutti i problemi politici e credere che possa esistere una simile cura porta a pericolose delusioni perché una simile cura non esiste.  L’abolizione dei rappresentanti risolverà molti problemi politici ma non tutti.  Quando ogni cittadino può proporre, discutere e votare ogni tipo di politica, nessuno ha più l’autorità di decidere per gli altri e di conseguenza il potere dei politici è abolito ; perché oggi  il potere politico è come una droga; tutti coloro che arrivano a possederlo – in ogni organizzazione sociale: Stato, Chiesa, comune, scuola, famiglia – ne diventeranno dipendenti.  Dovrebbero essere trattati come quei drogati che fanno qualsiasi cosa pur di continuare ad ottenere la loro droga.  Molti politici bramano per il potere in quanto tale, ma anche coloro che lo usano per migliorare la società faranno qualsiasi cosa pur di continuare a possederlo.
 La  Democrazia Diretta  abolisce il potere politico proibendo a chiunque di decidere le politiche per gli altri perché nessuno rappresenta gli altri.  Ogni cittadino o cittadina detiene soltanto un voto per ciascun indirizzo politico e rappresenta soltanto se stesso, se stessa.
Se una politica sbagliata produce dei risultati indesiderati o negativi, coloro che l'hanno votata ne sono responsabili. Per evitare il ripetersi dei risultati negativi i cittadini dovranno scoprire perché hanno votato una decisione sbagliata e riconsiderare le loro motivazioni.  Questo li farà cercare in se stessi – non all’esterno di se stessi –  le cause dei problemi politici, per identificarle e superarle.
La Democrazia Diretta può perciò essere descritta così: “Ogni cittadino possiede in ogni momento l’autorità per proporre, discutere e decidere votandola, ogni politica.”  
Questo significa abolire il potere dei politici, abolire la loro autorità di decidere per gli altri.  Ogni cittadino ha il diritto di proporre, discutere e di votare ogni legge ed ogni politica.  Che poi i cittadini vogliano o no usare questo diritto, spetta a loro deciderlo.
La corruzione si può battere, anzi, si deve battere, se si vogliono vincere le sfide della globalizzazione. Riformando la giustizia, rendendola più celere, riducendo il numero delle leggi, ma aumentando la loro efficacia, migliorando la trasparenza degli atti della pubblica amministrazione; sfoltendo, nello stesso tempo, il numero di funzionari, remunerandoli meglio e rendendo più efficiente il loro lavoro. Inoltre è necessario creare le condizioni per una maggiore collaborazione fra gli Stati nel perseguire gli illeciti.
E, soprattutto, bisogna che gli italiani riacquistino i valori di responsabilità e di rispetto verso le regole, nella consapevolezza che l'interesse generale così conseguito, è, in ultima analisi, se soltanto si cerca di superare una visione miope della realtà, l'autentico, vero interesse di tutti noi, cittadini e consumatori.


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