domenica 12 febbraio 2012

Senza risorse il sistema prima o poi crollerà … intanto i poliziotti sempre più delusi


Stiamo vivendo un momento storico sociale molto particolare dove la parola d'ordine è RIGORE , per far quadrare i conti dello stato. Di pari passo stiamo affrontando un momento in cui la criminalità sta dando gravi problemi alla sicurezza delle nostre città. Non passa giorno che i media non segnalano il problema della sicurezza, sottolineando l’aumento della criminalità di strada, che fa  aumentare il senso di insicurezza in cui si trovano a vivere i cittadini. Basta guardare le grandi città per avere conferma di ciò.
Siamo divenuti l'anello debole da massacrare, l’ammortizzatore per le pulsioni sociali delle varie categorie che si sentono anch’esse deluse e amareggiata da una politica sempre più distante dalle esigenze del popolo. Oramai sono lacrime e sangue per i poliziotti, con un comparto sicurezza ormai al  collasso, che taglia e taglia senza una strategia sulla sicurezza, senza ascoltare il grido d’allarme che proviene dai suoi uomini . Peraltro che importa se mancano uomini, mezzi, se i poliziotti vivono sull'orlo della povertà , se sono costretti a rinunciare a stare vicino alla famiglia e i figli per coprire servizi che di fatto crescono a dismisura a fronte di un personale sempre più anziano e, demotivato e demoralizzato.
Il problema è serio e impone un approccio razionale, che non dia però spazio all'emotività, questo per evitare che gli eventuali rimedi non siano inappropriati o che facciano correre il rischio di  dare “sicurezza” a scapito della libertà di tutti. In questo clima registriamo un malcontento delle forze dell'ordine che vedono caricarsi di nuovi compiti come ad esempio quelli derivanti dal decreto “svuota carceri”, senza però fornirgli le strutture e le risorse necessarie. Come possono conciliarsi le due cose, che invece sono incongruenti e contrastanti.  Se lo chiedono i poliziotti , attraverso il  sindacato SIAP   che li rappresenta e cerca in tutti i modi di tutelarli ;  ma lo spirito che  anima i Poliziotti va al di là della politica e delle varie strategie internazionali, oggi la dura realtà è che  si sentono  soli ed abbandonati dalle istituzioni.
 Sempre più  poliziotti iscritti e rappresentati dal  SIAP per  avere una lotta sindacale vera, perché abbiamo un governo che produce norme che di fatto dimostrano l’inadeguatezza di chi le ha partorite, come il Decreto “svuota carceri”.  Questo modo d’agire del governo documenta la mancanza di conoscenza del problema, oltre che una grande superficialità, spostando solo il problema del sovraffollamento sulle spalle dei lavoratori della Polizia di Stato , già fortemente colpiti dalla manovra finanziaria .
In fatti il governo ha posto la fiducia sul  “svuota carceri”. Hanno fatto un indulto mascherato mettendo a rischio sempre di   più la sicurezza dei cittadini, non permettendoci neppure di discutere i nostri emendamenti per migliorare un testo che, così com'è, è inaccettabile. Il SIAP ha più volte sottolineato a chi di competenza  la pericolosità  di questo  decreto svuota carceri, ma questo governo e' sordo a qualsiasi dialogo . Il ministro della Giustizia giustifica la fiducia per ragioni di tempo  in realtà c’erano ancora 15 giorni prima della scadenza dei 60 per la conversione, durante i quali era possibile, e quindi doveroso, rispettare il lavoro del Parlamento ed evitare di imporre un pasticcio che finora ha provocato solo danni. Fin dall'inizio vi sono state motivate riserve da parte del SIAP e tutti i  sindacati, partiti, rappresentanti delle istituzioni, singoli parlamentari, ma  tutte puntualmente ignorate dal governo.
 La questione delle carceri italiane e la conseguente soluzione trovata e cioè di trattenere i detenuti nelle camere di sicurezza delle Questure, non può diventare una “guerra tra poveri”, né un mezzo per acuire uno scontro di cui nessuno sente il bisogno. Questo è un atteggiamento impositivo assunto senza nessun criterio logico. Una NON  soluzione, quella assunta dal Governo, perché non risolve i problemi né dei detenuti, né delle carceri, né tanto meno delle Forze dell’Ordine e né quelli dei colleghi della Polizia Penitenziaria
Troppo facile e troppo comodo “scaricare” il peso insopportabile di un sovraffollamento di detenuti, oltre 68 mila, la cui genesi e progressività nei numeri sarebbe tutta da studiare, analizzare, setacciare, interpretare e capire.
E' evidente che le nuove disposizioni in materia di arresto e custodia presso le camere di sicurezza che devono essere adibite nelle questure e nelle caserme costituiscono un problema di non poco conto, ma non è ribaltandole sull'amministrazione penitenziaria, già sottoposta da anni a tagli dolorosi della spesa e che non riesce ad assumere altri dirigenti penitenziari ed altro personale specialistico, che la questione può essere risolta o, forse, “tumulata”.
Tra l'altro è singolare che solo nel momento in cui si decide che le persone arrestate debbano sostare per le prime 48 ore presso le camere di sicurezza ci si rende conto che questo costituisce un costo, una emorragia di risorse umane per la sorveglianza, una spesa economica per l'approntamento dei locali, per la loro messa a norma, per i servizi che devono prevedersi dagli impianti igienici a quelli elettrici e di sicurezza, da quelli della fornitura dei pasti all'assistenza sanitaria, etc.. Certo che tutto questo ha un costo ,ma di esso si scoprirà  l’esistenza solo quando non è più a carico dell’amministrazione penitenziaria, ed allora improvvisamente si scoprirà l'importanza della dignità della persona, del rispetto che si deve ad essa, tanto più in un momento in cui, in punto di diritto, potrebbe essere innocente ed essersi trovata, per i mille dispetti della sorte, in condizioni di non apparirlo subito. Se  le persone arrestate per reati non gravi e in attesa di processo per direttissima vengano custodite per le prime 48 ore dal fermo non in carcere, ma nelle camere di sicurezza della polizia non solo non sono  attrezzate  , ma non si può assicurare la sorveglianza interna ed esterna come può essere sorvegliato un carcere anche per la  mancanza di personale .Già i Direttori penitenziari, in qualunque momento della giornata, che sia festiva o feriale, che sia giorno oppure notte, devono  sentire la spina dorsale vibrare ad ogni trillo di telefono, temendo di sentire: “è morto un detenuto”, oppure “hanno preso in ostaggio un agente”, non è giusto che gli agenti di polizia debbano, per le sole prime 48 ore, vivere analoghe ansie.
Così improvvisamente si scoprirà  il rischio suicidario , l'autolesionismo, le malattie infettive, le eventuali cure mediche interrotte, il pericolo di intolleranze alimentari e di allergie, etc. etc. Sono ormai da anni che i  direttori,  gli operatori penitenziari tutti dicevano  che il sistema penitenziario, con le risorse di cui dispone non può farcela, che esso è piegato da un catalogo di reati e di pene esagerato, il cui numero cresce di giorno in giorno, di legislatura in legislatura, che ogni fatto di cronaca nera partorisce la nascita di una nuova più articolata fattispecie, ragione per cui sta oramai esplodendo e che impone, necessariamente e velocemente, di rivedere nel suo complesso, le strategie della Sicurezza, in quanto in un sistema dove tutto diventa penale inevitabilmente assolve ogni cosa e rischia di far rimanere imbrigliati solo i più deboli ed ingenui manovali del crimine e del disagio.
Quindi le camere di sicurezza che in base al decreto legge del governo dovrebbero ospitare chi viene arrestato in flagranza di reato sino al giudizio direttissimo senza passare dal carcere sono troppo «poche», e non garantiscono la dignità di chi vi dovrebbe essere rinchiuso.
Sono 1057 CAMERE TRA POLIZIA, CARABINIERI E FINANZA. Delle complessive 1057 camere di sicurezza, 658 sono a disposizione dei carabinieri, 327 della polizia e 72 della Guardia di finanza dove mancano “accessori indispensabili per la dignità delle persone” tutte sono inadeguate ai nuovi scopi che si vorrebbero loro attribuire: non ci sono servizi igienici, non c'è separazione tra uomini e donne e non sono organizzate in modo da consentire l'ora d'aria. Insomma, mancano i requisiti minimi per assicurare «la dignità» dei detenuti ed adeguarle costa troppo, visto che i fondi l'anno scorso si sono fermati  a pochi euro.
Oltre al fatto che la polizia  non è  addestrata né organizzata per questo tipo di lavoro,  perché  la detenzione è un compito della polizia penitenziaria, mentre polizia e carabinieri nascono per agire nelle strade. Bisogna anche tener presenti i numeri del personale di polizia (107.000) e carabinieri (114.000), che hanno un organico “fermo al 1989” quindi   non solo  i turni di sorveglianza sottrarrebbero forze consistenti al controllo del territorio,  ma  evidentemente non hanno la benché minima conoscenza delle criticità che affliggono le forze di polizia, hanno pensato di scaricare  anche questo  problema annoso del sovraffollamento delle carceri direttamente sugli operatori delle forze dell’ordine cui, invece, sono demandati compiti di prevenzione e controllo del territorio", spiegando che anziché intervenire direttamente sugli istituti carcerari, aumentando il personale utilizzando le strutture costruite che stanno a marcire nel territorio italiano ed alleggerire la Polizia Penitenziaria dalla situazione insopportabile cui da troppo tempo è vittima hanno spostato il problema su altri organici, già notoriamente in difficoltà, deputati ad altre attività istituzionali.
L’inserimento delle camere di sicurezza degli Uffici di polizia nel circuito carcerario come luogo ordinario, anche se temporaneo, di detenzione delle persone, senza avere tutte le caratteristiche tipiche dei luoghi di detenzione, superando la situazione pregressa che le considerava come luoghi di trattenimento temporaneo per il tempo strettamente necessario per l’adempimento delle procedure stabilite dalla legge connessi all’arresto, anche se dettato dalle ragioni sopra esposte, costituisce senz’altro un processo involutivo nell’ambito della civiltà giuridica e delle politiche sanzionatorie e carcerarie. Il SIAP conclude questa missiva  affermando che "la sicurezza e la giustizia non si gestiscono con provvedimenti estemporanei ed avanzi di gestione, ma con provvedimenti organici ed investimenti adeguati. La polizia non  ha camere di sicurezza sufficienti, non ci sono uomini per poter controllare queste persone, rischiamo di distogliere volanti e gazzelle dal territorio e mancano i fondi per assicurare una permanenza dignitosa agli arrestati, ma soprattutto la detenzione per 48 ore nelle nostre celle degli arrestati metterebbe in crisi il sistema di sicurezza dei cittadini. Decreto "fortemente sfavorevole" per i poliziotti e tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine che prestano servizio sul territorio . Per questo, il sindacato di polizia SIAP, si appella direttamente al Tagli che si traducono direttamente sulla sicurezza, ma anche sulla giustizia: sicurezza vuol dire più uomini e pattuglie per le strade che non ci saranno mai se si continua così. 

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